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Le voci del silenzio, storie di italiani detenuti all’estero

Ne parliamo con gli autori Federico Cenci e Fabio Polese

“Quanti connazionali conoscono la condizione cui sono costretti a vivere i circa tremila italiani attualmente detenuti all’estero, talvolta in spregio al diritto internazionale e nell’inadempienza dei consolati patri? In quanti immaginerebbero mai che il ‘sogno americano’ possa trasformarsi in un incubo vissuto per anni dietro le sbarre, con il rischio di un epilogo mortifero? O che dietro il miraggio delle spiagge esotiche di Santo Domingo possa nascondersi un fatale imprevisto? Oppure che il fascino di Paesi come India e Thailandia possa celare aspetti oscuri?”.

Questo è l’incipit de “Le voci del silenzio. Storie di italiani detenuti all’estero”, dossier verità con cui Federico Cenci e Fabio Polese (per Eclettica Edizioni) denunciano il male che affligge circa 3mila italiani. Il libro, come spiega Polese, “non ha la presunzione di fungere da giudice e dichiarare l’innocenza a spada tratta degli italiani detenuti all’estero, ma semplicemente vuole dar voce a chi non ce l’ha”. “Crediamo sia un atto doveroso nei confronti di chi è rinchiuso in pochi metri quadri di cemento armato in qualche angolo sperduto del mondo”, aggiunge Cenci.

L’interminabile prigionia di Latorre e Girone, i due marò detenuti in India dal 2012, ma anche la più recente vicenda di Giulio Brusadelli, trentenne romano arrestato a Cuba e poi fortunatamente rimpatriato, sono solo la punta di un iceberg enorme, enorme e sommerso. “Ci siamo accorti che ad alcune disavventure giudiziarie, in cui erano incappati nostri connazionali all’estero, non veniva dedicato nessun spazio rilevante, né da parte dei media, né da parte delle nostre istituzioni. E così abbiamo umilmente provato a colmare noi questo vuoto, iniziandoci ad occupare del tema, cercando storie e testimonianze”, spiega Polese.

Un libro che, senza esagerazione, definiremmo necessario, come confermano i dati. “Secondo l’Annuario statistico 2013 pubblicato dalla Farnesina sono 3.103 gli italiani detenuti oltre confine  –  spiega Polese  –  in particolare 2.323 italiani sono imprigionati nei Paesi dell’Unione europea, 129 nei Paesi extra-Ue, 494 nelle Americhe, 64 nella regione mediterranea e in Medio Oriente, 17 nell’Africa sub-sahariana e 76 in Asia e Oceania. In Europa il record degli italiani detenuti se lo aggiudicano le carceri tedesche che ospitano 1.115 nostri connazionali, segue la Spagna con 524. Nel resto del mondo, il maggior numero di detenuti italiani si trova in Venezuela con 81 persone recluse nelle carceri amministrate dal governo di Caracas”.

Il libro, per sua stessa vocazione, restituisce voce a chi non ne ha più. Riportando alla luce casi sconosciuti, come quelli di Carlo Parlanti, Enrico Forti, Derek Rocco Barnabei, Mariano Pasqualin, Fernando Nardini, Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni con interviste dirette alle ‘vittime’ o ai loro familiari. Alcune di queste peripezie giudiziarie, fortunatamente, si sono risolte. Carlo Parlanti “ora è rientrato in Italia dopo aver scontato quasi tutta la sua pena negli Stati Uniti”, mentre Fernando Nardini è “recentemente rientrato nel nostro Paese dopo essere stato finalmente dichiarato innocente nel terzo grado di giudizio thailandese”. Storie con il lieto fine, alcune, ma pur sempre esperienze dolorose, disavventure che, come ricordano gli autori, “potrebbero succedere ad ognuno di noi quando ci troviamo fuori dai confini nazionali”. 

Le storie in ombra degli italiani detenuti all’estero sono le verità strappate al buio delle carceri di mezzo mondo grazie alla caparbietà di chi ha condotto le ricerche. “Questo argomento è abbastanza scomodo  –  spiega Polese  –  e qualche difficoltà nel reperire informazioni  l’abbiamo trovata. Alcuni familiari che prima erano pronti a raccontarci la loro storia sono spariti nel nulla. Diversi li stiamo ancora aspettando. Con altri, invece, siamo in stretto contatto per seguire le novità dei loro casi. Nei media di massa questo genere di argomento non ha molto risalto, dunque abbiamo trovato poco e nulla. In compenso, abbiamo reperito molto materiale grazie a gruppi virtuali sui social network e siti web che sono stati creati a sostegno dei detenuti”.

Ancora storie. Incandescenti, che hanno la capacità di imprimere il marchio della sofferenza addosso a chiunque venga in contatto con esse. Come quella di Mariano Pasqualin “un giovane ragazzo di Vicenza arrestato per traffico di stupefacenti a Santo Domingo, è quella che ci è rimasta più impressa. In una galera del posto, dopo pochi giorni dal suo arresto, ha trovato la morte in circostanze molto dubbie. Nonostante la richiesta della famiglia di far rientrare la salma in Italia per effettuare un’autopsia che ne svelasse le cause del decesso, le autorità della Repubblica Dominicana hanno – senza autorizzazione – deciso di cremare il corpo e spedire in Italia le ceneri. Sua sorella Ornella ci ha trasmesso una grande forza d’animo, ma anche il dolore lacerante che ha colpito tutta la loro famiglia”.

Nel libro viene citata anche la Onlus Prigionieri del Silenzio che, come spiega Cenci, “si occupa concretamente della tutela dei diritti umani degli italiani detenuti all’estero. Sino ad oggi si è occupata di un centinaio di casi, facendo proposte agli enti governativi e dando suggerimenti per un corretto supporto alle famiglie”.

E se tutto ciò che Polese e Cenci hanno scoperto venisse fotografato? Qual è l’immagine delle voci del silenzio? “Il buio”.

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