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Le strade di Roma, perché hanno nomi di difficile interpretazione? parte 1

C’è anche la strada dove è stata ambientata la scena del famoso scherzo del marchese del Grillo, dove fece murare una bottega nottetempo

Roma, via Leonina

Roma, via Leonina

Via del Pallaro, via dei Romanisti, via dell’Acqua Bullicante, perché le strade di Roma hanno nomi di difficile o errata interpretazione? Conoscere l’origine dei nomi significa apprezzare meglio la storia della città e dei suoi abitanti, una città che presto avrà 2777 anni!

Perché le strade di Roma sono state chiamate in questo modo?

Il prossimo 21 aprile Roma compirà 2777 anni. Eppure non li dimostra. In tutto questo tempo è cresciuta, s’è ampliata, sono nate strade e palazzi, ed è diventato sempre più difficile viverci e orientarsi. Uno può vivere 50 anni in una città e non chiedersi mai perché certe strade hanno il nome che hanno. Per distrazione, per mancanza di curiosità, per abitudine. Ma è una pessima abitudine non chiedersi il perché delle cose. Porsi domande costa fatica, perché poi devi cercare le risposte e non è mai facile trovarle e trovare quelle giuste. Succede così per tutte le cose del mondo.

Domandiamoci sempre del perché delle cose che ci circondano

Normalmente non si fanno le domande proprio perché è difficile trovare le risposte. Sono molte le materie su cui porsi domande: sui migranti, sulle guerre, sugli odi atavici tra i popoli, sulle crisi economiche, sul perché ci sono tanti disoccupati nei paesi economicamente avanzati, anche se sono tra i più ricchi del mondo? Non ce lo chiediamo e questo ci rende fragili ed esposti a qualsiasi storia ci venga raccontata.

La gran parte del pubblico però si pone domande sui fatti di cronaca e sul pettegolezzo (gossip). Perché il tipo ha ammazzato la moglie? E Belen cambia così spesso partner? Come mai Bonolis s’è separato? Su cronaca e gossip vivono testate giornalistiche e trasmissioni tv, è più facile che ci siano persone che si appassionano a questi argomenti, anche se le risposte giuste non è facile trovarle neanche qui. Speriamo almeno che per le strade questa curiosità si possa soddisfare con il presente articolo e altri che seguiranno.

Un ufficio del Comune di Roma studia come chiamare le strade

Pochi sanno che il Comune di Roma ha un ufficio dove si studia come chiamare le strade. Bel lavoro direte voi. Vorrei tanto essere assunto lì. Non è affatto un lavoro noioso e non crediate sia tanto semplice. Bisogna rispondere a delle precise esigenze che pone la Giunta su cosa scrivere sulle targhe poste all’inizio della via, che nome assegnare ad un insieme di case. Ed è un lavoro prezioso, se ci pensate, perché permette a chi vive in città di avere o trovare un indirizzo, di conoscere e far conoscere, la propria posizione all’interno di uno spazio complesso e sempre maggiore come quello della città. 

A Tokyo non usano i nomi delle strade e per noi occidentali è difficile orientarsi. Loro usano i riferimenti più vicini. Di fronte al negozio di scarpe, accanto al semaforo dell’incrocio tale, sotto l’insegna tale, ecc. Gli stessi giapponesi vanno spesso nel panico e si rivolgono agli uffici di polizia (koban). Non pensiate che sia un’anomalia, lo fanno spesso e la polizia ha anche il compito di aiutarvi a trovare l’indirizzo che cercate. Noi invece abbiamo i nomi e i numeri crescenti.

A Firenze le case hanno numeri neri e i negozi numeri rossi. Così in base al colore sai subito se è un’abitazione o un negozio. In America latina ci sono i nomi ma spesso non trovi i numeri. Si chiede ai passanti, perché nei barrios tutti sanno degli altri, dove vivono e dove sono in quel momento. In barba alla privacy.

L’odonomastica studia l’origine dei nomi delle strade

L’odonomastica è quella che ci interessa qui perché studia proprio l’origine, la genesi dei nomi delle vie, ed una scienza che ti appassiona perché dietro ad ogni nome c’è una storia che riguarda la città e chi ci ha vissuto e ancora ci vive. Riguarda la nostra storia. Tramite il perché dei nomi delle vie ricostruiamo storie particolari, anche private, che riguardano la città in cui siamo. Ho visto che addirittura esiste una sezione di Wikipedia proprio per l’Odonomastica di Roma. Perché i quartieri sono divisi in gruppi di nomi, per esempio? Prendiamo il quartiere di San Lorenzo, popolare e ben conosciuto.

Nato tra l’800 e il 900 le cui strade portano i nomi di 43 popolazioni che hanno abitato il paese in cui viviamo, prevalentemente nel Lazio ma non solo e dai quali territori può darsi siano migrati a Roma negli anni. Anche se oggi quei popoli non esistono più e non credo che rimangano dei veri discendenti, in termini scientifici, certamente molti residenti delle varie province laziali e del resto d’Italia sanno di essere nati nelle terre dei Lucani, dei Volsci, dei Marsi, degli Equi, degli Apuli, dei Campani, di Sabelli, dei Marrucini, degli Aurunci… La storia dell’Impero romano è una storia di conquiste e sottomissione di popoli tramite l’integrazione e l’acquisizione di civis romanus.

Via dei Cessati Spiriti, deve il suo nome a un’edicola illuminata

È una piccola via che si trova vicino al parco della Caffarella, nel quartiere Appio Latino. La storia del suo nome risale all’Ottocento, quando si chiamava Via degli Spiriti, a causa dei furti di carri che avvenivano puntualmente a danno degli avventori dell’osteria aperta sulla via. I furti venivano attribuiti a degli spiriti infestanti. Si decise di mettere a vigilanza della zona un’edicola con una Madonna e da quel momento i furti cessarono e da qui il nome Via dei Cessati Spiriti. Le edicole con le Madonne, dette Madonnelle, erano illuminate da ceri votivi che rompevano l’oscurità delle strade. Allora non c’era l’elettricità. Può darsi che i ladri, tutt’altro che spiriti, non gradissero più esporsi in zone illuminate.

Via del Babuino, per via di una statua che sembrava una scimmia

Si chiamava via dell’Orto di Napoli la strada che collega piazza di Spagna con piazza del Popolo ma prima ancora era via Clementina e anche via Paolina. Nel 1571, Pio V decise di porre sulla strada una fontana pubblica, che fu ornata con una statua di un Sileno, un personaggio della mitologia greca tradizionalmente raffigurato con tratti animaleschi. Questa statua era talmente brutta che i romani presero a chiamarla er babbuino, dando vita a un personaggio che sarebbe entrato a far parte del gruppo di statue parlanti della città e che avrebbe cambiato definitivamente nome alla strada.

Via dell’Acqua Bullicante, ovvero che bolliva

Bulicare e la sua variante regionale bullicare sono termini piuttosto desueti, sinonimi di bollire. Dalle parti di Torpignattara una volta scorreva un corso d’acqua in un fosso, ora interrato, che a un certo punto si incontrava con alcune sorgenti di acqua sulfurea che lo facevano ribollire. Da qui il nome di questa via che collega la Casilina con la Prenestina, nel quadrante orientale della città.

Largo del Pallaro si deve a una lotteria settecentesca

L’uomo ha sempre avuto la mania di scommettere, oggi lo si fa con l’aiuto della tecnologia ma una volta si estraevano delle palle con dei numeri tipo tombola. Nel rione Regola, c’è una via che prende il nome da colui che secoli fa, in questa stessa strada, estraeva i numeri di un gioco tipo lotto: il Pallaro appunto. Era un gioco d’azzardo che la Chiesa tollerò fino al 1780, quando il Governatore, con un bando, lo proibì, probabilmente a causa delle frequenti risse con le quali il gioco terminava. Tra l’altro, Largo del Pallaro prosegue un’altra via con un gran nome, via di Grottapinta.

Via di Grottapinta: un passaggio affrescato ricavato da un teatro romano

Il nome deriva dal passaggio coperto che collega la via con Piazza del Biscione, oggi conosciuto come Passetto del Biscione ma un tempo denominato Arco di Grotta Dipinta, poi divenuto Arco di Grottapinta, dall’antico uso di denominare grotta qualsiasi anfratto scuro e dagli affreschi che ricoprono il soffitto e le pareti con putti, colonne e festoni. La cosa curiosa qui è che l’andamento a semicerchio dell’edificio dovrebbe far scattare una domanda.

Quella curva ricalca in maniera perfetta quella interna della cavea del Teatro di Pompeo, dalla quale furono realizzate le antiche costruzioni delle case. Nelle cantine del palazzo sono ancora visibili i muri che sostenevano le gradinate del teatro. Il Passetto del Biscione era proprio il collegamento tra la cavea del Teatro di Pompeo e l’esterno.

Via delle Botteghe Oscure perché gli spazi degli artigiani erano interrati e senza finestre

La strada è famosa per aver ospitato per anni la sede storica del Partito Comunista Italiano.  Nel Medioevo la via ospitava diverse attività commerciali ricavate dalle rovine del Teatro di Balbo. Gli archi del Teatro erano semisepolti e le botteghe erano senza finestre, perciò venne chiamata ad apothecas obscuras, diventata poi Via delle Botteghe Oscure.

Viale del Muro Torto, per via di una parete pendente di una villa tardo imperiale

Una delle poche strade ad alto scorrimento in pieno centro a Roma, prende il nome da un muro antichissimo e fortemente inclinato in avanti e per questo torto, costruito a ridosso di una ripida parete di tufo, che scende da Porta Pinciana verso piazzale Flaminio, a pochi passi da piazza del Popolo. La storia di questo muro è incerta e circolano versioni più o meno leggendarie che gli conferiscono un’aura nefasta. Sembra comunque che fosse parte di un’antica villa risalente addirittura all’epoca pre-imperiale. Difficile oggi scovare il muro in questione mentre in molti attribuiscono l’aggettivo al fatto che la via segue un andamento irregolare (torto), con una curva a gomito particolarmente pericolosa.

Via della Scrofa prende il nome da un’insegna di una locanda

Siamo in pieno centro storico e sembra che a darle il nome fosse stata l’insegna di una scrofa, raffigurata sull’ingresso di una locanda, chiamata proprio La Scrofa. Si trova vicino a piazza sant’Eustachio. Anche Via della Scrofa è nota per aver ospitato una sede di un partito della Prima Repubblica: al numero 39 c’era la sede del Movimento Sociale Italiano, il partito neo fascista che divenne poi Alleanza Nazionale negli anni Novanta.

Via in Lucina, deve il nome alla dea pagana Giunone Lucina

Il nome di questa via deriva probabilmente da quello della vicina piazza San Lorenzo in Lucina, la cui origine è però incerta. Circolano varie ipotesi, ma la più accreditata è legata ad alcuni rilevamenti archeologici nei sotterranei della chiesa di San Lorenzo che si trova sulla piazza, cioè resti di un tempio dedicato alla dea pagana Giunone Lucina: da qui il nome. Il senatore Giulio Andreotti aveva uno studio nella piazza, dove svolgeva il suo lavoro.

Via Titta Scarpetta, un valoroso soldato morto per difendere Malta

Titta è il diminutivo di Battista. Si chiamava così anche il più famoso boia della storia di Roma, Mastro Titta, nell’Ottocento e sembra che fosse un soldato che abitava in questa via, morto durante l’assedio di Malta: lo dice anche l’iscrizione sulla lapide di marmo all’inizio della via, “eroe romano caduto nel 1565 per difendere dai turchi l’isola di Malta”. Circola anche un’altra ipotesi secondo cui il nome deriva dai resti di un’antica statua romana raffigurante un piede calzato.

Via dei Tre Pupazzi, tre statue in bassorilievo sul muro

Via dei Tre Pupazzi si trova a Borgo Pio, non lontano da San Pietro. L’origine del nome stavolta è certa e si deve alla voce del popolo che nel gergo romanesco ha interpretato il bassorilievo con tre statue che si vedono sul muro di un palazzo della via, chiamate appunto  tre pupazzi.

Viale Angelico dal nome di Pio IV, Giovanni Angelo Medici

Mentre per il nome di Via Trionfale è facile comprenderne l’origine, Viale Angelico è meno esplicito. Pur trovandosi a poca distanza da piazza San Pietro il riferimento è tutt’altro che spirituale: si deve a papa Pio IV, il cui nome di battesimo era Giovanni Angelo Medici di Marignano. Una famiglia originaria di Milano e non è chiaro se avessero o meno legami di parentela con i più famosi Medici fiorentini. Come quasi tutti i papi, nel corso del Cinquecento Pio IV modellò la città a suo piacimento, costruendo strade e tirando su un intero quartiere intorno al Vaticano.

Viale dei Romanisti: non sono tifosi ma studiosi

Sorrideranno i tifosi della Lazio venendo a scoprire che viale dei Romanisti, che divide in due Torre Spaccata, nella periferia orientale, non ha nulla a che fare con i fan della AS Roma. Il riferimento è a un gruppo di studiosi della storia di Roma, archeologi, artisti, giornalisti, scrittori, dialettologi, che nel 1929 formarono una specie di simposio culturale per incontrarsi e condividere le loro conoscenze.

Nei primi anni il gruppo si chiamava Romani della Cisterna, dal nome di una taverna di Trastevere, e si riuniva sempre in uno studio antiquario di via Margutta. Dopo qualche anno si diedero il nome di Romanisti, che fu oggetto di discussioni e che qualcuno suggerì di cambiare. Petrolini propose scherzosamente “Romani col botto”.

Via dei Banchi Vecchi, è dovuta ai banchieri fiorentini che qui avevano i loro uffici

Il nome di questa via che passa nei rioni del centro storico Parione e Regola è dovuto al fatto che nel Quattrocento ci fossero i banchi dove mercanti, banchieri e notai esercitavano la loro professione approfittando del passaggio di pellegrini che andavano verso San Pietro. Quando la zecca pontificia venne trasferita, anche i banchieri fiorentini si spostarono con i loro uffici di cambio e la via che veniva chiamata dei Banchi cominciò a essere chiamata dei Banchi Vecchi. La via era anche detta dei bicchierari, forse così soprannominata dal popolino a causa dei numerosi uffici di notai e scrivani che adoperavano i bicchieri con la sabbia per asciugare l’inchiostro con cui scrivevano.

In questa via è stata ambientata la scena del famoso scherzo del marchese del Grillo, quello in cui fece murare una bottega nottetempo, per far credere al proprietario che fosse sparita.