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Lavoro, uno Stato senza coraggio spinge le aziende a rivolgersi alle cooperative

Le imprese italiane non riescono più a restare sul mercato del lavoro per l’enorme pressione fiscale e contributiva applicata dallo Stato

Lavoro Stato

Lo Stato non affronta il problema della riforma del lavoro

Le imprese italiane da molto tempo non riescono più a restare sul mercato a causa della enorme pressione fiscale e contributiva applicata dallo Stato. Socio di maggioranza occulto che divora le risorse delle imprese. Mediamente se un dipendente percepisce uno stipendio di 1.000 euro al mese, all’imprenditore costa più del doppio.

Il ricorso alle Cooperative

Per contenere i costi spesso gli imprenditori si rivolgono al mondo delle cooperative che garantiscono un risparmio considerevole sulle busta paga per ogni addetto alla prestazione lavorativa. Dipendenti mal pagati e privi di tutele e spesso umiliati e sottoposti al silenzio per non perdere il lavoro. Uno stato pasticcione, incompetente e poco coraggioso che non riesce o forse non ha alcun interesse a progettare una riforma complessiva del fisco e del lavoro o forse per mantenere questi pseudo imprenditori che guadagnano sulla pelle degli operai e salariati.

I sindacati e la sinistra che dovrebbero essere più sensibili alla tutela dei diritti dei dipendenti. Silenzio tombale si sgolano solo in televisione per far credere che sono dalla parte di chi lavora, mentre nella realtà non fanno assolutamente nulla. Come è possibile che le cooperative possono assumere in nome e per conto dell’imprenditore tutto il personale, garantendo un risparmio considerevole per addetto? Come può la cooperativa garantire un risparmio all’imprenditore?

I nodi vengono al pettine

E’ qui che il cane si morde la coda e tutti i nodi vengono al pettine. Le cooperative, fortunatamente non tutte, come fanno ad applicare un costo orario per addetto, inferiore a quello dell’imprenditore? Ebbene, non versano i contributi previdenziali o assistenziali e se provvedono lo fanno in forma ridotta. Non pagano l’imposta sul valore aggiunto e le relative tasse. Dopo un paio di anni chiudono l’attività e quando arriva lo Stato è sempre troppo tardi, i buoi sono già scappati.

Altri imprenditori applicano un criterio totalmente diverso sulla formazione della busta paga. Assumono il dipendente con contratto part time anche se la prestazione è full time. E si riconosce al personale un rimborso spese consistente per garantire loro lo stesso stipendio, se assunto a tempo pieno. Soltanto che su questo rimborso spese non paga i contributi e le somme esentasse, cosi anche il dipendente. La politica pur di non affrontare il tema della riforma fiscale e sul lavoro permette questi continui furti all’INPS e all’erario.

Verso il futuro con quali risorse lo Stato pensa di garantire una pensione alle prossime generazioni e con quali somme garantire servizi al popolo.

Cesare Giubbi

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