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Lavoro, se non ti danno l’aumento entro maggio puoi chiedere il risarcimento: fino a 6.000€ extra | Ti sei pagato le vacanze

La gioia di ricevere denaro - Pexels - Romait.it

Incredibile ma vero: adesso le aziende sono ricattabili in questo modo. Scopri anche tu come fare a farti rispettare.

Non serve leggere i dati Istat per accorgersi che ormai nessuno arriva più a fine mese. Basta una bolletta un po’ più alta, una spesa al supermercato più generosa o il tagliando della macchina per vedere il conto precipitare. Gli stipendi, invece, restano lì: immobili, spettatori passivi dell’inflazione che intanto galoppa come se nulla fosse.

Anche chi ha un lavoro a tempo pieno spesso si trova a fare i conti con debiti, bollette che scadono troppo in fretta e quella fastidiosa sensazione di dover rinunciare sempre a qualcosa: una cena fuori, un weekend, perfino il dentista. I problemi sono reali e non risparmiano nessuno.

Affitto, mutuo, spese scolastiche, benzina, visite mediche private, ogni voce pesa. Il pane costa di più, il caffè al bar è diventato un lusso quotidiano e anche l’acqua frizzante sembra avere un prezzo da champagne. Le famiglie arrancano, i giovani vivono a casa con i genitori fino a 35 anni e chi ha un contratto a tempo indeterminato è diventato una leggenda urbana.

Arrotondare si può?

Di fronte a questo scenario, molti cercano soluzioni alternative per mettere insieme qualcosa in più a fine mese. E così svuotare l’armadio è diventata una strategia economica: scarpe mai messe, borse ereditate, vestiti che un giorno decideremo di reindossare, finiscono su Vinted o simili.

C’è chi si improvvisa dog sitter, chi fa lavoretti notturni da rider o chi accetta lavoretti part-time anche solo per 200 euro in più. Lavorare sabato e domenica, rispondere a sondaggi online, insegnare qualcosa su Zoom: ogni euro guadagnato ha ormai il sapore di una piccola vittoria.

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Risarcimenti – Depositphotos – RomaIT.it

Se non ti danno l’aumento, denuncia

Ma a volte, chiedere uno stipendio più alto può persino portare in tribunale. Succede in Finlandia, dove un candidato ha chiesto 6000 euro al mese durante un colloquio. L’azienda, ritenendo la cifra troppo alta, pari a quella del CEO, ha rifiutato l’assunzione. Poco dopo, però, ha assunto un altro candidato del sesso opposto che ne aveva chiesti  5000. E lì è partita la causa per presunta discriminazione.

Money.it ha diffuso la notizia. Dopo tre gradi di giudizio e un iter durato dal 2019 fino a oggi, i giudici finlandesi hanno deciso: nessuna discriminazione. Le assunzioni sono state basate su criteri oggettivi e la richiesta di 6000 euro è stata considerata sproporzionata rispetto al ruolo. La proposta del datore di lavoro, infatti, era di 4500 euro. Insomma, la seconda richiesta era ritenuta più negoziabile. Non si sa chi fosse uomo o donna, i giornali hanno lasciato il dato nell’ombra per evitare strumentalizzazioni. Ma cosa sarebbe successo in Italia?