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L’America e il Mondo non credono ancora a quello che è accaduto a Washington

Ferita e traballante la democrazia in America offre la schiena al manipolatore di turno. Al nuovo rappresentante del dissenso a Washington

America Washington

I manifestanti a Capital Hill

L’America e il mondo stesso sembrano ancora non credere a ciò che è avvenuto a Washington. Il luogo sacro della più antica democrazia del mondo violato da migliaia di sostenitori di Trump. Sul terreno vetri in frantumi, qualche suppellettile danneggiato e il numero drammatico di 5 vittime. Un assedio che inizialmente poteva sembrare quasi folcloristico ma che invece lascia cinque vite a terra. È molto di più di ciò che inizialmente abbiamo percepito. Molto di più.

La democrazia è in discussione e nessuno se n’era accorto

La storia per alcuni versi è un ripetersi di situazioni ed eventi che pur se di diversa contestualizzazione, tornano sempre simili nella loro natura. Un continuo flusso che oscilla fra Apollonio e Dioniso senza staticità, ma sempre in pieno dinamismo. Ed ecco allora che dopo l’occupazione estemporanea di Capitol Hill, il mondo improvvisamente si accorge che il braccio del pendolo ha superato la fase di picco ed è già proiettato verso un ritorno. La democrazia è in discussione e nessuno se n’era accorto.

Ma non solo in America. È in discussione a livello planetario. Un giocattolo troppo complesso e delicato al quale la pandemia forse ha inferto il colpo mortale. Un colpo che si è andato a sommare a tutti quelli già inferti dalla globalizzazione, dalle crisi finanziarie ed economiche e dalle fragili capacità istituzionali e politiche. Una meravigliosa struttura sociale mai pienamente realizzata che proprio nell’incapacità di autodefinirsi ha visto le sue prime fragilità. Una meravigliosa struttura eticamente ineguagliabile ma edificata sul terreno paludoso dell’effimero contesto umano. Un meraviglioso Partenone che poggia su una collina di ghiaia. Una ghiaia fine, frutto dell’essenza umana, dove ognuno preme per prenderne il proprio secchiello e costruire il personale castello.

Il confronto con le altre super potenze

Una collina indebolita dal sogno infranto di uguaglianza nei diritti, dalla dilagante disparità economica e sociale e dal confronto con le politiche forti di stati come la Cina o la Russia di Putin.

Ferita e traballante la democrazia finisce oggi più che mai per offrire la schiena al manipolatore di turno. Al nuovo rappresentante del dissenso con in tasca le soluzioni e sulle spalle la delusione di intere classi sociali. L’uomo forte che sa interpretare i bisogni e semplificare le risoluzioni, che sa imbrigliare e fomentare, che accusa e denigra, che a seconda del momento e del contesto afferma e spudoratamente nega.

Come quando si è provato tutte le cure e i medici e come ultima spiaggia ci si affida al santone di turno. O peggio a emuli di Vanna Marchi. Questo è ciò che sta succedendo. Pezzi della società traditi dal sogno della democrazia. Abbandonati a loro stessi e vittime di un sistema che ha calpestato gli stessi suoi valori fondanti in nome della crescita economica, della speculazione, del consumo sfrenato e di quel Pil tanto venerato. Un essere umano riconosciuto tale solo se consumatore, altrimenti considerato solo un costo, solo un peso assistenziale.

La finanza ha indebolito le radici

È dunque la democrazia ad aver fallito o il terreno friabile sul quale essa ha posto le radici? Per usare una metafora ancor più riferibile potremmo dire che entrambe le dimensioni sono state profondamente indebolite dal potere penetrante del marciume finanziario. Da quel malsano odore dei soldi che attecchisce più dell’umidità e della ruggine e che ha deteriorato, giorno dopo giorno, i pilastri su cui la democrazia basa la propria esistenza.

Ha logorato dapprima l’uomo, sottraendogli la capacità di riconoscere il bello dal brutto, scippandolo alla cultura, all’arte alla filosofia. Rendendolo confuso e abbandonato e quindi facile preda dell’alternativa estremista fatta di proclami e di toni forti che tanto sembrano interpretare il malessere, ma che sappiamo quanto pericolosi siano stati nel passato. Una democrazia che ha lasciato passare troppo. Che ha sorvolato a lungo sui tanti campanelli d’allarme. Una democrazia che ha lasciato la politica in mano agli economisti e ha barattato l’etica con le formule dei mercati.

L’asta del pendolo si dirige di nuovo pericolosamente verso territori già esplorati nel passato. Tocca alla politica far sì che si inverta la rotta. È la politica che deve impossessarsi nuovamente del timone investendo su sé stessa a pieno titolo con politici veri, capaci di rappresentare i reali bisogni di tutti e non solo di pochi. La pandemia ha sferrato l’ennesimo attacco alle democrazie di tutto il mondo e per tutti i predatori non esiste miglior momento per attaccare la preda di quando essa è più debole o già ferita.

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