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La partita di Benedetto XVI: scacco matto a Bergoglio con lo “Zugzwang”

Benedetto XVI ci ha lasciato un compito importante, salvare la chiesa materiale denunciando l’usurpazione e l’impedimento del legittimo Papa

La partita di Benedetto XVI: scacco matto a Bergoglio con lo "Zugzwang"

L’ing. Andrea Latorre è un appassionato scacchista e, avendo seguito molto da vicino l’inchiesta sulla Magna Quaestio ha prodotto un parallelismo fra quanto operato da papa Benedetto e la strategia degli scacchi. Ne esce un panorama di grande fascino che spiega ancor meglio ai dubbiosi quanto abbiamo scoperto in tre anni di inchiesta, lavoro poi pubblicato in “Codice Ratzinger” (Byoblu maggio 2022).

Probabilmente il gioco degli scacchi incarna per antonomasia l’uso della ragione umana ai suoi massimi livelli. Questo che, per dirla come il campione russo Anatolij Karpov, è insieme arte, scienza e sport può aiutarci a comprendere la partita millenaria giocata e vinta dal Papa del Logos, la ragione che svela la Verità, Benedetto XVI.

Nelle righe che seguono, proveremo a spiegare in “termini scacchistici” (riportati in corsivo) tale sfida epocale  che si sostanzia nella messa in atto, da parte del Sommo Pontefice Benedetto XVI, di un salvifico quanto spettacolare piano anti-usurpazione la cui genialità, a dirla tutta, sembra trascendere i confini dell’intelletto  materiale.

Grazie alla profonda inchiesta di Andrea Cionci abbiamo capito che, con la sua “Declaratio” dell’11 febbraio 2013, il Papa ha indotto i suoi nemici a privarlo di fatto del “ministerium” ovvero l’esercizio pratico dell’ufficio petrino, salvando in questo modo il “munus” ossia il titolo, l’essere papa, il noumeno del Vicariato di Cristo.

In questo modo, Papa Benedetto si è prima di tutto arroccato: ha messo in salvo il Re (il Papato) tramite la conservazione del munus, come d’altronde si sarebbe fisicamente arroccato nel monastero Mater Ecclesiae.

Ma c’è di più.

La partita di Benedetto XVI: un sacrificio materiale per mantenere la linea successoria

In una plausibile trasposizione scacchistica la rinuncia “de facto” ad un pezzo preziosissimo come il ministerium configura un ingegnoso sacrificio messo in atto da Benedetto.

Infatti, negli scacchi il sacrificio è l’atto di rinunciare in modo duraturo a del materiale (il “ministerium”) per ottenere un vantaggio posizionale ovvero strategico (la salvaguardia della legittima linea successoria papale). In generale il sacrificio può essere accettato oppure no.

In particolare sono tipiche del gioco alcune trappole nelle quali un pezzo viene deliberatamente sacrificato ovvero lasciato come esca. L’avversario, allettato dalla prospettiva di guadagnare facilmente quel materiale lo cattura venendo così adescato in una posizione per lui svantaggiosa che lo porterà rovinosamente alla sconfitta. In gergo scacchistico, quel pezzo, inizialmente messo in presa cioè nella disponibilità dell’avversario, si definisce avvelenato.

La mossa di Ratzinger, contenuta nella Declaratio, può essere pertanto assimilata ad una trappola con sacrificio di adescamento: il ministerium è l’esca cioè il pezzo più appetibile da poter essere sacrificato (la regina negli scacchi)che si rivelerà avvelenato dopo la sua cattura. Questi sono termini scacchistici che potrebbero essere leggermente fuorvianti, nel senso che potrebbero porre papa Benedetto sotto una luce machiavellica. In realtà, in una visione totalmente cristiana, offrendo il ministerium, Papa Benedetto ha teologicamente “indotto in tentazione” i suoi nemici, li ha messi alla prova, come farebbe un grande scacchista che mette in presa la regina per vincere la partita. La controparte, accettando quel sacrificio, NON HA SUPERATO LA PROVA.

Il sacrificio è tanto più spettacolare quanto più pregiato è il pezzo sacrificato. Memorabile il sacrificio di regina di un giovanissimo Bobby Fischer nella “Partita del secolo”. Potremmo definire escatologico quello del “ministerium” da parte del sommamente maturo Ratzinger nella “Partita del millennio” contro apostasia e relativismo incistatisi da lungo tempo nella Chiesa apostolica.

Nessun papa eletto potrebbe essere legittimo

Come documentato da Cionci – che in questo panorama svolge il ruolo del pedone di sfondamento – il sacrificio benedettino è consistito, più in dettaglio, in una rinuncia al “ministerium” solo profetizzata nella “Declaratio” e consumata realmente dopo 17 giorni tramite la convocazione abusiva del conclave da parte dei cardinali sia amici che nemici di Ratzinger i quali, travisando la “Declaratio”, hanno eletto un antipapa e messo di fatto Papa Benedetto in sede totalmente impedita, l’unica condizione canonica nella quale il Vicario di Cristo perde fattualmente il ministerium, ma conserva il munus, rimanendo così l’unico Papa legittimo.

In sintesi, Ratzinger ha genialmente fatto in modo che qualunque papa fosse stato eletto, lui vivente, sarebbe stato illegittimo.

Ma come si può rappresentare nella nostra metafora con il gioco a 64 case una condizione nella quale l’avversario, seppur non minacciato (non soggetto a scacco), sia obbligato a muovere, ma qualunque mossa lo faccia perdere?

Con il termine tedesco Zugzwang.

Benedetto ha fatto sì che i suoi nemici materialisti, i cardinali infedeli accecati dalla bramosia di potere, arraffata una “Declaratio” equivocata come abdicazione e accettato il sacrificio ratzingeriano del ministerium, non avessero più mosse valide disponibili. Messi in Zugzwang dal Sommo Pontefice essi hanno compiuto una mossa illegale convocando un conclave illegittimo a Papa non morto e non abdicatario.

Così il geniale scacchista Papa Benedetto, trattenendo il munus, ha vinto la sua partita storica: separato le linee successorie e salvato la chiesa cattolica sul piano spirituale.

Secondo un’ipotetica rielaborazione a specchio del film “Il settimo sigillo” (tema, quello dello specchio, peraltro centrale nel capolavoro di Bergman) si può dire che il Cavaliere del Signore Benedetto ha vinto la sua partita a scacchi con la morte.

Sta a noi ora giocare la partita di Benedetto XVI

Ora resta da giocare un’altra fondamentale sfida: scacciare gli empi dal tempio, ovvero salvare la chiesa materiale denunciando l’usurpazione e l’impedimento del legittimo Papa.

In questa partita, giocata da noi tutti, non ci sarà scacco matto finché un’ingente massa critica non si mobiliterà per indurre gli alti prelati ad aprire un’inchiesta canonica.

Se gli eroici sacerdoti del Piccolo Resto, come Don Minutella, sono a tutti gli effetti gli alfieri del Re Papa Benedetto XVI (nota simpatica: alfiere in inglese si traduce con il termine bishop che significa vescovo nel linguaggio comune), il popolo dei fedeli dovrà rappresentare quella catena di pedoni che punta alla promozione della vera Chiesa cattolica (come noto, se un pedone riesce a raggiungere il lato opposto della scacchiera, esso promuove trasformandosi in qualsiasi altro pezzo di maggior valore).

Gli scacchi ci insegnano altresì che un pedone isolato, staccato dal resto, è spesso una grave debolezza in quanto non può essere difeso dai suoi simili. Esso « getta un’ombra sinistra su tutta la scacchiera» come notava il grande maestro Savelij Tartakover.

Ecco perché è fondamentale che Cionci non rimanga, dopo la sua essenziale spinta di sfondamento, un pedone isolato.

Per questo è nocivo il comportamento di chi, pur attaccando ferocemente Bergoglio, lo riconosce legittimo Papa nel totale spregio del piano attuato da Benedetto e, peggio, in ottica di fede, del ruolo provvidenziale dello Spirito Santo, totalmente incompatibile con l’inversivo magistero bergogliano.

Costoro, di fronte alla solidità logica del congegno canonico di Ratzinger, si perdono in spiegazioni assurde e contraddittorie, come travolti da quella potenza d’inganno di cui parla l’apostolo Paolo e che in ambito scacchistico ricorda le ben note crisi psicologiche subìte a seguito di brucianti sconfitte.

Savelij Tartakover, quelle parole che descrivono la chiesa di oggi

Sempre Savelij Tartakover diceva degli scacchi:

«I sette peccati capitali sono: superficialità, voracità, paura, incostanza, spreco di tempo, buonismo, immobilità» e ancora «esiste solo un errore fondamentale: temere troppo la forza dell’avversario». Non sembra che stesse descrivendo, già un secolo prima, il cosiddetto mondo “una cum” legittimista di questa falsa e stravagante chiesa?