Prima pagina » Cronaca » La mancia, un bel gesto ma ogni Paese ha le sue regole. I giapponesi l’hanno abolita

La mancia, un bel gesto ma ogni Paese ha le sue regole. I giapponesi l’hanno abolita

In Giappone e in Cina la mancia è sinonimo di maleducazione, una forma di mancanza di rispetto per il personale che viene già pagato per il servizio

Mancia, banconota da 10 euro

Dare la mancia è un optional, non darla è una colpa gravissima. Sono tante, troppe le situazioni in cui ti senti obbligato e non puoi scaricarle dalle tasse, mentre chi le riceve potrebbe dovercele pagare. Forse fanno meglio i Giapponesi ad averle abolite del tutto.

Mance continue

Andate a cena con un amico o con la partner e al termine decidete se lasciare la mancia. Di solito un 10% del conto, ma non è obbligatorio, quindi lasciate quello che vi aggrada in base al servizio offerto dal cameriere. La stessa cosa negli alberghi al portiere, al valletto che vi parcheggia l’auto, e chi vi porta i bagagli in camera. È il loro lavoro, perché gli do la mancia? Lo fai senza pensarci troppo a chiunque ti fa un favore: al lavamacchine, al ragazzo che portala pizza a casa, a chi ti pulisce le scarpe mentre aspetti il taxi, al tassista, al facchino dell’aeroporto.

La mancia fa parte del nostro modo di vivere. In quasi ogni Paese è prevista in modiche quantità meno in Giappone e in Cina. La mancia da loro è sinonimo di maleducazione, una forma di mancanza di rispetto per il personale che viene già pagato per essere servizievole.

Tripadvisor si è preoccupato di far conoscere quale fosse il vademecum di viaggio al riguardo. Normalmente il turista si adatta alle consuetudini del luogo e quindi al tipo, quantità e modalità di mancia da elargire. Nei paesi anglosassoni le mance sono un obbligo pari al 10-15% del conto e sono parte del compenso che verrà elargito al cameriere. Nel resto d’Europa non c’è obbligo, la mancia è una donazione volontaria.

La manches in sostituzione di quella logorata nel lavoro

Da dove deriva il termine mancia? Presumibilmente dal francese manches, manica. Nei tornei cavallereschi i cavalieri vincitori ricevevano dalle dame una delle loro maniche come pegno. All’epoca i vestiti non prevedevano le maniche fissate al corpetto, erano parti staccate e cambiabili. Succedeva infatti che il personale di servizio di un nobile o benestante, ricevesse oltre al vitto e alloggio per il suo lavoro, degli abiti o una vera e propria divisa da indossare. Di tanto in tanto il padrone donava loro dei soldi per comprare una manica in sostituzione di quella lisa o rovinata nei lavori logoranti. Quindi si dava una manches

La mancia non si chiede ma se non la dai fai brutta figura

Da lì, alla mancia al cameriere, il passo è breve. In Italia la mancia non è né obbligatoria né di consuetudine, essendo il servizio già compreso nel costo della prestazione. Il Contratto Collettivo Nazionale per i dipendenti da aziende dei settori pubblici esercizi, ristorazione e turismo ne vieta, inoltre, esplicitamente la richiesta da parte del personale.

Da parte del cliente è buona norma in ogni caso lasciare il 10-15% di regalo al cameriere, affinché si dividano le mance raccolte nel giorno fra tutti i dipendenti.

Quindi la mancia è a discrezione del cliente in base al comportamento del cameriere e non tiene conto del cibo che ha mangiato. La maggior parte dei ristoranti aggiungono una tassa di servizio al conto totale, che obbligatoriamente si è tenuti a pagare.

Le mance vengono tassate se vengono dichiarate

La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto una imposta sostitutiva al 5% per la tassazione delle mance. Chiunque sa (anche il fisco) che si usa elargire denaro, in certi lavori, come compenso o premio per il servizio svolto dal cameriere o dal facchino. Quelle entrate andrebbero dichiarate. Vero è che le mance non vengono tassate quasi in nessun Paese.

In Italia la Circolare n. 3/2008 dell’Agenzia delle Entrate aveva chiarito che le “donazioni di modico valore” non sono soggette a tassazioni. Per donazioni di modico valore si intendono quelle che non arricchiscono il beneficiario e non impoveriscono il donante, ossia non smuovono patrimoni.

Tuttavia, la Corte di Cassazione si era espressa in senso opposto, ritenendo che anche le mance in contanti devono essere tassate, considerandole come reddito da lavoro dipendente. Ma la sentenza che richiama l’art. 51 del Testo Unico delle imposte sui redditi (TUIR) circa la determinazione del reddito di lavoro dipendente recita al primo comma, che è previsto che il reddito di lavoro dipendente è costituito da tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro”. 

Di fatto alla fine la Corte di Cassazione ha quindi dato ragione alle richieste dell’Agenzia delle Entrate, escludendo la possibilità che le mance rientrino in donazioni liberali prive di tassazione. Non sono donazioni ma parte del reddito da lavoro. Se fossero solo semplici regalie di poca entità allora no. Ma nell’arco di una stagione o di un anno, quelle entrate possono addirittura superare il reddito percepito dal datore di lavoro. Per questo andrebbero sottoposte a tassazione.

La perdita del valore d’acquisto tra lira ed euro ci penalizza

Ci sono tante situazioni diverse nel corso di una giornata in cui può capitare di mettere la mano in tasca per cercare qualche euro di mancia. La cosa che spesso disturba è la perdita di valore che abbiamo subito con l’entrata dell’euro sulle piccole spese. Una mancia che prima si risolveva con 200 o 500 lire ora non può essere meno di 2 euro (4.000 lire!). Al posteggiatore abusivo dell’auto non puoi azzardati a dare meno di 2 euro. Il valore di un caffè al bar più o meno.

La distinzione tra mancia ed elemosina sul piano concettuale è evidente. L’elemosina è un gesto caritatevole che si compie verso la persona bisognosa all’angolo della strada. Qualsiasi cifra è ben accetta, anche i centesimi. Una banconota da 5 euro sembra già un’offerta considerevole in quel caso, mentre nel novero delle mance è quasi poca cosa.

Una sottile distinzione tra mance ed elemosine

C’è un momento in cui questa distinzione è divisa da una linea sottilissima. Quando, per esempio, al semaforo il lavavetri assale il tuo parabrezza con sicurezza, ci spruzza dell’acqua sporca sopra e si mette a pulire il vetro. Alla fine, anche se non volevi perché lo avevi appena pulito con il tergicristallo o te lo aveva pulito il benzinaio gratis, ti senti in dovere di elargire qualcosa. Cos’è una mancia o un’elemosina? Giacché difficilmente gli darai più di un euro o cinquanta centesimi, quindi molto più elemosina di mancia.

Questa distinzione sottile ti torna alla mente ogni volta che pensi di aver dato veramente poco al ragazzo che ti ha asciugato la macchina dopo il lavaggio o al cameriere che ti ha pulito il tavolino mentre ti sedevi al bar. È il loro lavoro, hanno fatto quello che devono fare, pensi, ma intanto se non lasci la mancia l’amico che sta con te sorride ironico e la ragazza con cui sei uscito per la prima volta, pensa che sei un tirchio e che è meglio non uscire di nuovo con te.

Le mille richieste di elargizioni di una giornata

Se le dovessimo contare tutte queste elargizioni volontarie di una giornata ci impressioneremmo per l’ammontare speso. Del lavavetri abbiamo detto, di solito l’incrocio è un punto nodale per le richieste di denaro. Giovani e meno giovani disabili, vengono a posare la mano sul finestrino. Se non ci sono loro c’è un giocoliere in attesa di occupazione al circo che mostra le sue abilità. Che fai? Non gli dai un euro per tutta la fatica che ha fatto? Se non c’è lui c’è il venditore di quotidiani. Non lo hai comprato all’edicola perché andavi di fretta ma lui è qui. A che ti serve il quotidiano?  

Ti domandi mentre gli allunghi gli spiccioli recuperati in fondo alla tasca dei pantaloni, in quella scomoda posizione di guida. Devi slacciare il cinturone e appena hai finito scatta il verde e dietro arriva il fastidio di un clacson che ti sollecita ad avanzare. Le notizie lo ho già viste in tv alle 8 prima di uscire, le ho ascoltate alla radio mentre guidavo, le troverò sulle app del cellulare. Si lo so sono sempre le solite, se ne volessi altre dovrei impegnarmi con abbonamenti ulteriori. Ci penserò.

Al parcheggio servono poche diverse monete se è pubblico, basta una da 2 euro se è gestito da un abusivo. Di regola uno straniero, ma la banda che controlla l’area sarà certamente gestita da un italiano. Al bar prendi un caffè e un cornetto. Il barista scambia una battuta. Non gli lasci nulla? Fate il conto siamo già a… ditelo voi. E deve passare ancora tutta la giornata.

Quando torni a casa e accendi la tv, c’è il solito programma con Carlo Conti che ti chiede un contributo per la ricerca medica, una telefonata per la fame nel mondo, uno squillo per le mense dei poveri, una chiamata per la malattia rara, per le missioni in Africa. Basta comporre il 545… e scatta il versamento di 2 euro, ma se vuoi donarne anche 10 di euro è facile. Notte fonda. Un incubo ti assale.

Milioni di mani tese verso di te e tu non trovi neanche una monetina da dare, ti senti in colpa e una mano scuote la tua spalla, ti sveglia: “Papà, papà… mi servono 100 euro per la scuola! Li prendo dai pantaloni… Ciao.”

Meno male che mi ha avvisato, pensi tra te, insonnolito.