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La libertà di stampa a rischio se i giornalisti diventano bersagli. La Polizia nega

Da un vecchio cronista di cronaca giudiziaria, la riflessione su un preoccupante episodio di giovedì a Roma in cui sono stati fermati giornalisti

Polizia, falchi

Da un vecchio cronista di cronaca giudiziaria, la riflessione su un preoccupante episodio di ieri a Roma

Nel corso della mia lunga carriera di giornalista, ho assistito a numerose manifestazioni, scontri di piazza e operazioni di polizia. Ma mai avrei immaginato di vedere colleghi fermati, perquisiti e trattenuti in cella di sicurezza solo per aver svolto il loro lavoro. Eppure, è ciò che è accaduto ieri a Roma durante una manifestazione di Ultima Generazione.

L’episodio durante una protesta di Ultima Generazione

Durante una protesta ambientalista, diversi giornalisti sono stati fermati dalla polizia. Secondo quanto riportato, alcuni di loro sono stati perquisiti e trattenuti in cella di sicurezza per ore. Questo episodio ha sollevato un’ondata di indignazione e preoccupazione tra i professionisti dell’informazione e l’opinione pubblica.

La Polizia risponde

In risposta alle critiche, il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha emesso una nota: “A Roma e nel resto del territorio nazionale non è mai stata data una direttiva operativa che preveda l’identificazione di giornalisti e operatori dell’informazione in occasione di manifestazioni pubbliche. Singoli episodi che hanno portato all’identificazione sono avvenuti in contesti dove la qualifica di giornalista non era stata dichiarata o dimostrata. Trattasi in ogni caso di circostanze che non sono riconducibili a nuove modalità operative”.

Una giustificazione insufficiente

La giustificazione della polizia appare insufficiente e vaga. La libertà di stampa è un pilastro fondamentale della nostra democrazia. I giornalisti hanno il diritto e il dovere di documentare gli eventi, specialmente quelli di interesse pubblico come le manifestazioni. Il fermo e la perquisizione dei giornalisti non solo ostacolano il loro lavoro, ma rappresentano anche una minaccia alla libertà di informazione.

Le circostanze contestate

Secondo le testimonianze dei colleghi fermati, molti di loro avevano chiaramente dichiarato la propria identità e mostrato i tesserini di giornalisti. Se queste dichiarazioni sono vere, le affermazioni del Dipartimento della Pubblica Sicurezza risultano quantomeno discutibili. È inaccettabile che in un paese democratico si debba temere per la propria libertà mentre si svolge un lavoro fondamentale per la società.

Un segnale preoccupante

Questo episodio non è un caso isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di tensioni tra forze dell’ordine e media. Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un incremento delle situazioni in cui i giornalisti vengono ostacolati, minacciati o addirittura aggrediti durante l’esercizio delle loro funzioni. Questo trend deve essere fermato con decisione.

È urgente che le autorità chiariscano la propria posizione e garantiscano che episodi simili non si ripetano. La libertà di stampa deve essere tutelata con rigore e serietà. Invito i colleghi giornalisti a non lasciarsi intimidire e a continuare a svolgere il proprio lavoro con coraggio e determinazione.

La democrazia non può sopravvivere senza una stampa libera e indipendente. È nostro dovere vigilare affinché questa libertà sia sempre garantita, per il bene della verità e della giustizia.

È necessario che le associazioni di categoria, i sindacati dei giornalisti e tutte le forze democratiche si uniscano per chiedere chiarezza e protezione per i professionisti dell’informazione. Solo attraverso un’azione collettiva e determinata potremo assicurare che episodi come quello di ieri non diventino una pericolosa consuetudine.

Un vecchio cronista esperto in cronaca giudiziaria