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La dieta chetogenica è un’arma contro il Covid-19? Uno studio sostiene di sì

La dieta normocalorica, normoproteica e chetogenica, si è dimostrata fortemente coadiuvante nella guarigione del Covid-19

Dieta chetogenica, proteine

Proteine per una dieta chetogenica

Che una sana alimentazione, associata ad un corretto stile di vita, sia una condizione necessaria per mantenere un sistema immunitario efficiente contro infezioni virali e batteriche, è ormai risaputo. Ma che una particolare “dieta” possa diventare un’arma per ridurre la mortalità e il rischio di ricovero in terapia intensiva nei pazienti affetti da Covid-19 è sicuramente una novità e attualmente oggetto di studio.

La nutrizione diventa sempre di più medicina

La nutrizione inizia ad assumere, infatti, una valenza, non più di supporto, ma anche terapeutica potendo contribuire fortemente a bloccare la grave complicanza del Covid-19. Ovvero la tempesta citochinica, migliorando così la prognosi di pazienti affetti da Covid-19.

La dieta in oggetto è quella Chetogenica: un particolare regime alimentare già utilizzato come programma terapeutico per alcune condizioni patologiche come epilessie farmaco-resistenti, obesità, sindrome metabolica. Una dieta basata su una drastica riduzione dei carboidrati ed un elevato contenuto di grassi, che obbliga l’organismo ad utilizzare come fonte energetica prevalente i chetoni (prodotti dal catabolismo dei lipidi). Prevede un consumo di elevati quantità di grassi: olio extravergine di oliva (anche 60-70 grammi al giorno), di cocco e/o di canapa, frutta secca, burro, semi oleosi, uova, pesce, carne, formaggi e verdure.
Esclude frutta e tutte le altre fonti glucidiche (pane, pasta, legumi, patate, etc.) ma anche un eccessivo consumo di proteine.

Virtù della dieta Chetogenica

“L’effetto antifiammatorio di questo regime alimentare può essere quasi simile a quello dei farmaci anti-citochine”, spiega il dottor Samir Giuseppe Sukkar, primario di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova, che insieme professor Matteo Bassetti ha pubblicato sulla prestigiosa rivista Nutrition uno studio retrospettivo in cui ha osservato come la Dieta Chetogenica rappresenti una delle possibili risposte terapeutiche, da mettere in atto già dalla prima settimana in cui si risulta positivi al virus.

Lo studio, pubblicato per OECI (Organisation European Cancer Institute), evidenzia come la somministrazione di questo regime alimentare a basso contenuto di carboidrati, normoproteico e alto contenuto di lipidi nei soggetti affetti da Coronavirus, contribuisca a ridurre la mortalità, il ricorso alla ventilazione artificiale e la necessità di ricovero in terapia intensiva.

Diminuire il quantitativo di zucchero

E’ ormai noto che la tempesta o sindrome citochinica, scatenata, in alcuni individui, dal contatto di questo virus con il nostro sistema immunitario è il meccanismo alla base della forma severa di questa malattia. A provocare questa condizione è una iperattivazione dei macrofagi M1, cellule immunitarie con un fenotipo proinfiammatorio, che si trovano nell’alveolo polmonare allo stato di quiescenza e che si attivano al contatto con un patogeno. Queste cellule presentano un metabolismo quasi esclusivamente glicolitico: utilizzano esclusivamente lo zucchero per produrre energia.

Ecco perché alcuni soggetti, come quelli affetti da DMT 2, obesità e ipertensione che presentano tutti un’infiammazione cronica di basso grado e livelli elevati di mieloperossidasi plasmatica, potrebbero manifestare un’iperattivazione fagocitica polmonare che scatena una tempesta citochinica e quindi essere a maggior rischio di complicanze e manifestare una forma severa della malattia.

La dieta chetogenica, apportando una quantità di glucosio non superiore ai 30 grammi al giorno, induce una minore disponibilità di nutrimento per i macrofagi M1 con così da modularne l’iperattivazione. Inoltre, fornire una quantità elevata di grassi rispetto agli zuccheri facilita anche il processo di guarigione. I macrofagi M2, macrofagi spazzini con fenotipo antinfiammatorio, sono cellule che utilizzano come fonte energetica preferenziale i grassi. Quindi se da un lato con la Dieta Chetogenica riduciamo l’iperattivazione dei macrofagi M1, dall’altro induciamo l’azione positiva degli M2.

La qualità dei grassi assunti

Anche la qualità dei grassi assunti con la dieta fa la differenza: un incremento nell’assunzione di acidi grassi omega 3 (presenti nel pesce azzurro, noci, alcuni tipi di uova, olio di canapa o lino, etc.) riducono ulteriormente i processi infiammatori.

Altri meccanismi attraverso i quali questo regime alimentare possono favorire la guarigione dall’infezione sono: il ruolo diretto, oramai ben noto, antinfiammatorio, dei chetoni. La modulazione nella produzione di interferoni di tipo I (IFN-I), fattori chiave per risposte antivirali efficaci; una ridotta sintesi di virus nelle cellule ospiti.

Nel recente studio retrospettivo, la dieta – normocalorica, normoproteica e chetogenica – si è dimostrata fortemente coadiuvante nella guarigione del Covid-19 su 34 pazienti comparati a 68 pazienti che avevano seguito una dieta comune, nel periodo tra febbraio – luglio 2020 nell’Ospedale San Martino di Genova. Si è osservata infatti una riduzione significativa della mortalità per Covid e del numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva con risultati estremamente rilevanti sulla sopravvivenza a 30 giorni.

Nei 38 pazienti a cui era stata somministrata una dieta chetogenica, inoltre, si evinceva un miglioramento della forza e della massa muscolare nel soggetto sottopeso, così come un controllo del peso e della pressione dei pazienti in sovrappeso oltre che un miglior compenso glicemico nei soggetti diabetici.

Attenti sempre al fai da te

A questo studio retrospettivo farà seguito uno studio randomizzato controllato multicentrico che possa confermare gli effetti positivi di una dieta chetogenica somministrata durante le prime fasi della malattia. Ma, allo stato attuale, sarebbe auspicabile prendere in considerazione il ricorso ad una dieta chetogenica soprattutto in soggetti particolarmente a rischio. Parliamo di individui obesi, diabetici, ipertesi o affetti da malattie infiammatorie croniche, positivi al Covid -19, in cura presso il proprio domicilio, in particolare nelle prime fasi della malattia.

Va sottolineato pero che questo particolare programma alimentare NON può e non deve essere un ‘fai da te’ e particolare attenzione deve essere posta nei soggetti diabetici, nefropatici, nelle donne in gravidanza e nei pazienti con disturbi del comportamento alimentare o in stato di denutrizione, in quanto, pur trattandosi di una dieta normocalorica-normoproteica, la ridotta presenza di zuccheri potrebbe essere pericolosa per soggetti in terapia insulinica o con alcuni ipoglicemizzante o nefropatici. E’ sempre necessario consultare il proprio medico per eventuali controindicazioni al suo utilizzo.

In ogni caso, una strategia nutrizionale mirata a indurre la perdita di massa grassa, ridurre l’infiammazione cornica, mantenere un’omeostasi glicemica e ridurre eventuali condizioni di insulino-resistenza e che migliori lo stato nutrizionale generale, risulterà sempre fondamentare per una risposta immunitaria efficiente ma controllata e nel ridurre il rischio di complicanze in caso di infezioni virali, in particolare per quelle da COVID-19.

In fondo si sa… prevenire è sempre meglio che curare!

Dott. Dario Amodio

Dietista – Biologo nutrizionista
Esperto (Master di II Livello) in Nutrizione clinica e Metabolismo
Esperto (Master di II Livello) in Oncologia Integrata
Docente e Coordinatore del master di II livello di Medicina integrata presso Università San Raffaele di Roma
amodio.nutrizione@libero.it
www.amodionutrizionista.it

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