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La delegata diritti animali di Roma: “Pene fino a 6 anni per chi li maltratta”

“I vigli dovrebbero essere dotati di lettori microchip contro il randagismo”

Questa mattina, 20 febbraio, ospite ai microfoni di Radio Radio condotta da Francesco Vergovich, Loredana Pronio, delegata del sindaco Virginia Raggi, per la tutela dei diritti animali e il loro benessere nel Comune di Roma.

Quello dei diritti animali è un argomento, spiega subito la Pronio, spesso ignorato o almeno trascurato dalle istituzioni e dalla politica, sia a livello nazionale sia nelle regioni. “Eppure, basterebbe un disegno di legge che preveda l'inasprimento delle pene per chi maltratta animali. Ad esempio ora per chi maltratta un animale è prevista una pena dai sei mesi ai tre anni in carcere, che significa carcere mai. Se le condanne penali iniziassero a stabilire condanne di sei anni, anche scendendo si arriverebbe almeno a un anno di reclusione. Non c'è la volontà e questo voglio denunciare”, affonda la delegata. C'è un paradigma che deve cambiare, cioè si deve passare da quello che considera l'animale un oggetto sul piano legislativo, per considerarlo finalmente una creatura senziente. “A livello legislativo”, prosegue la Pronio, l'animale viene trattato come una cosa, se ce lo prendono è furto, non rapimento, e questo non tiene conto né dell'animale come vivente, né dell'affettività che lega il compagno umano all'animale domestico”.

Si passa poi a parlare del randagismo, una piaga italiana: ogni giorno al canile Muratella e a quello di Ponte Marconi, le due strutture comunali che prelevano cani abbandonati a spese dei cittadini, le entrate sono in media dai 10 a 20 cani al giorno e il ritmo di adozione è 80-100 al mese, circa. In estate i numeri delle entrate in canile sono anche più alti. Anche gli sgomberi dei campi nomadi, degli allevamenti dove si scoprono maltrattamenti, sono interventi che portano in solo giorno molti esemplari nei canili.

“Per arginare questo fenomeno ignobile la legge prevede che i cani debbano essere tutti dotati di microchip, mentre per il gatto è un sistema di controllo contro l'abbandono ancora facoltativo. Ci sono due organi preposti al controllo del possesso del microchip nei cani: i vigili, che dovrebbero essere dotati di lettori microchip, multando chi non ha il cane munito di microchip. E un altra figura che dovrebbe vigilare dovrebbe essere il veterinario. A mio avviso, la prima cosa che dovrebbe fare quando riceve un cane in visita è proprio il controllo del microchip. Se il cane non ha microchip il veterinario deve segnalarlo e inserire immediatamente questo dispositivo. Questo purtroppo non viene fatto”. “Spesso mi sono trovata a dover affrontare omissioni di atti di ufficio da parte dei vigili sulla violenza a danno di animali; anche questa una grossa responsabilità mancata”. Di cui come sempre fanno le spese coloro che non hanno voce umana per difendersi.

Si conclude con le deiezioni dei cani lasciate in strada, un problema gravissimo nella Capitale: “detesto chi non le raccoglie, nemmeno più solo per igiene ma per senso civico. Lo dico più da cittadina che da delegata. Mi faccio sentinella quando vedo qualcuno che non raccoglie le feci del proprio cane. Speriamo davvero che in giro ci siano più microchip e meno 'dimenticanze' maleodoranti…

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