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La cessione del Forlanini al Bambino Gesù: siamo di fronte a una enclave sanitaria?

Dal 2015 il Forlanini è in abbandono totale, in uno stato miserevole e mai si è pensato a un suo riutilizzo in concreto dalla parte della Regione Lazio

Ospedale Forlanini, veduta dall'alto

Ospedale Forlanini, veduta dall'alto

Il Forlanini è un enorme complesso ospedaliero di decine di migliaia di metri quadri coperti che appartiene alla collettività essendo della Regione Lazio. Purtroppo la sua attività sanitaria, così come quella del San Giacomo nel 2006, fu definitivamente interrotta nel 2015 dalla Regione Lazio con il trasferimento delle sue ultime residue attività al vicinissimo San Camillo del Lellis.

Ospedale Forlanini di Roma, un po’ di storia

Il Forlanini nasce negli anni ’30 come sanatorio tubercolare per fare fronte ad una malattia molto diffusa all’ epoca (TBC) e che mieteva migliaia di vittime in Italia ed in Europa ogni anno. Nell’ immediato dopoguerra il Forlanini fu ampliato con nuovi edifici arrivando a diventare un ospedale generalista e non più specializzato nella sola tisiologia e pneumologia con quasi 2000 posti letto degenza per acuti.

Il Forlanini ha una superficie di molti ettari di giardino e terreno e forse ha ancora spazi edificatori in aggiunta dal punto di vista urbanistico.

Dal 2015 è in abbandono totale, degradato e in uno stato miserevole e mai si è pensato a un suo riutilizzo in concreto dalla parte della Regione Lazio, né progetti concreti sono stati avanzati sul suo recupero fatta eccezione per solo quello del Prof. Martelli.

Adesso veniamo a sapere dai media che sarebbe stato firmato una sorta di dichiarazione congiunta o Memorandum of Understanding (MoU) tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Santa Sede per la sua cessione allo Stato della Città del Vaticano (SCV) – per il tramite di APSA, si legge – e il trasferimento delle attività sanitarie dell’ Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (OPBG) dal Gianicolo. Ovviamente siamo ai “si dice” e quello che ci rende perplessi è il velo assoluto di opacità e segretezza che circonda la vicenda, pur interessando uno spicchio importante di territorio di Roma Capitale.

Perché la segretezza?

Premettiamo che tale MoU rappresenterebbe all’ interno di una Trattativa tra Stati una sorta di manifestazione di volontà delle parti, un atto assolutamente endoprocedimentale e non immediatamente lesivo di interessi legittimi (e quindi non impugnabile in sede giurisdizionale) anche perché il risultato finale di questa attività – se confermata – sarebbe un nuovo allegato al Trattato tra Stati che si chiama Concordato e che ovviamente necessiterebbe di un doveroso passaggio parlamentare. La Carta Costituzionale vieta di potere addirittura sottoporre i Trattati tra Stati al referendum abrogativo.

Sembrerebbe inoltre che – per il tramite di una Legge Ordinaria dello Stato Italiano come si conviene per i Trattati tra Stati – successivamente o congiuntamente alla cessione del bene verrebbe realizzato sullo stesso Forlanini una zona di extraterritorialità a favore dello SCV. Questo a mio giudizio se fosse confermato renderebbe problematici sia i controlli di rito sulle attività sanitarie svolte presso il Nuovo Forlanini (Asl, Regione e Ministero) che in radice impossibile la raccolta del relativo prelievo fiscale sia diretto che indiretto, precluso infatti dalla extraterritorialità.

Inoltre, ai lavoratori che presteranno la loro opera presso il Nuovo Forlanini, sarebbe precluso naturalmente il pieno ottenimento dei versamenti previdenziali a favore di INPS che invece avrebbero se svolgessero attività sanitarie lavorative dentro i comunissimi ospedali pubblici.

Quanti posti letto potenziali?

Ne deriva che – stando ai dati ufficiosi ancora – seppure si aprisse e rendesse operativa questa nuova struttura sanitaria – il vantaggio fiscale che gli verrebbe accordato dallo Stato Italiano ne farebbe un player sicuramente molto più monopolista e forte nel settore di quello che già è adesso con i suoi quasi 600 posti letto accreditati pediatrici (0-16 anni) a Roma e nel Lazio.

Veniamo ai posti letto accreditati pediatrici della struttura sanitaria: una volta ottenuto e posto a regime il Nuovo Forlanini, nulla vieterebbe a Regione Lazio e OPBG di incrementare anche fortemente il numero dei posti letto accreditati (cioè pagati da noi mediante sistema DRG). A mio personale giudizio squilibrerebbe ancora di più il mercato romano e laziale nel settore della domanda ed offerta tra OPBG e Nuovo Forlanini e le residue e boccheggianti strutture sanitarie pubbliche SSN di proprietà della Regione Lazio o dello Stato.

Cui prodest tutto ciò? E’ noto che ogni monopolio sia di tipo legale che di fatto, induce sempre un aumento dei costi e una riduzione della qualità della prestazione come corrispettivo.

Inoltre, da non trascurare la trasparenza della operazione finanziaria coinvolta perché non è dato sapere – stando agli scarni notiziari stampa – la provenienza concreta dei denari che verranno impiegati per l’ intera operazione immobiliare e che a mio giudizio andrebbero tracciati e resi assolutamente trasparenti.

Trasparenza negli interessi pubblici

A tal proposito la strana operazione – sempre prevista sembra nel MoU – della costituzione di un diritto di superficie (come, a che prezzo e perché si vedrà) sul Forlanini e sembra a favore di INAIL successiva alla vendita vera e propria da Regione Lazio ad Apsa della Santa Sede, diritto di superficie e quindi reale che gli consentirebbe di partecipare alla operazione immobiliare in oggetto come finanziatore della stessa (credo forse anche con un consorzio di banche pubbliche e private) a fronte di un ritorno poliennale di un affitto annuale.

La prima cosa che mi viene in mente è se verrà normata la possibilità di come rientrare in possesso dei nostri soldi qualora la Santa Sede non ottemperi pienamente ai suoi obblighi finanziari (affitto annuale) a tutela dell’ investimento pubblico che sembra sarà cospicuo (si parla di diverse centinaia di milioni di euro complessivi data la vastità del complesso immobiliare e il fatto che esso è in larga parte vincolato dalla Sopraintendenza).

Sarà posta nell’operazione una sorta di ipoteca a vantaggio dello Stato Italiano in caso di inadempienza? Quale strumento legislativo verrà inserito nel Trattato e a chi verrà devoluta la eventuale lite in materia? Perché fondamentalmente di soldi si tratta, più che di salute vera e propria.

Anche qui, credo per rispetto dei denari pubblici coinvolti, sarebbe auspicabile una maggiore trasparenza sul tema finanziario e probabilmente un dibattito pubblico sul tema.

La natalità di Roma

Anche perché magari esistono e forse non sono state sufficientemente esplorate altre ipotesi alternative alla cessione alla Santa Sede del Forlanini, per l’ ampliamento e la delocalizzazione delle attività di degenza ordinaria pediatrica del Bambino Gesù al Gianicolo che come è noto soffrono ormai da anni di ristrettezze degli spazi e difficoltà varie.

Infatti la natalità di Roma è soprattutto a Est e a Sud, aree dove le coppie giovani e meno abbienti trovano offerte abitative e lavorative migliori rispetto alle zone del Centro, di Roma Nord e di Roma Ovest. I municipi di Roma, con quasi 1 mln di abitanti complessivi, che ospitano il numero più grande di popolazione tra 0 e 16 anni sono infatti il IV, V, VI, VII e qui sono anche presenti gratuiti o quasi terreni demaniali su cui molto più facilmente ed economicamente sarebbe possibile costruire magari su uno spazio di 20 ettari un vero e proprio policlinico pediatrico dotato di tutte le facilities moderne e tecnologiche quali il Pronto Soccorso autonomo, gli ambulatori in un edificio ad hoc, gli spazi residenziali per i genitori e parenti di fuori regione e città.

Come è noto, per fare un esempio, il Nuovo Ospedale Tiburtino NOT di Guidonia nel progetto esecutivo aggiudicato e realizzato ha previsto una spesa di circa 200 mln euro per circa 350 posti letto degenza per acuti e relative facilities accessorie.

Purtroppo, vediamo all’ orizzonte la possibilità che al termine di questa gigantesca operazione immobiliare costosissima per la collettività italiana, il Nuovo Forlanini diventi nel medio termine da esclusivo Ospedale Pediatrico, un vero e proprio ospedale generalista con un forte spazio pediatrico ma anche una grande componente generalista per adulti.

Come diventerà il Nuovo Forlanini?

E in questo caso – data la sua stretta vicinanza al San Camillo de Lellis – siamo fortemente preoccupati della possibilità che uno dei due soccomba e non è difficile capire chi sarebbe a soccombere (Ospedale San Camillo), date anche le sproporzioni dei costi del lavoro, delle normative giuslavoristiche e sindacali ecc.

Un confronto impari mi sembra. Ricordo ai lettori che il San Camillo de Lellis è un nosocomio gigantesco per spazi e strutture e fornisce un numero importante di prestazioni (PS, degenza per acuti, interventi complessi, ecc) alla città di Roma e al Lazio ogni anno. Ridurne la sua efficacia minandone la competitività sarebbe un grave errore di programmazione sanitaria che pagheremmo nel tempo tutti quanti.

Inoltre, noi crediamo che proprio a causa di questa operazione immobiliare tra Stati, il vero vulnus sarebbe di fatto alla libera concorrenza tra gli attori del mercato con una Regione Lazio e un Ministero della Salute che finirebbero per fornire ad uno solo dei players gli strumenti (anche finanziari) per vulnerare pesantemente di fatto ogni forma di concorrenza.

La nostra pediatria in mano a uno stato estero

Questo non è un fattore di piccola considerazione perché potrebbe portare alla rapida concentrazione di tutte o gran parte delle offerte sanitarie pediatriche di degenza per acuti di Roma e Lazio in una sola struttura, desertificando tutto il resto, soprattutto dal punto di vista della formazione e reclutamento delle risorse umane e della loro crescita professionale. Quindi, ci metterebbe di fatto in mano per ciò che riguarda la pediatria di fatto in mano ad uno Stato Estero. Questo porterebbe a nefaste conseguenze sul reclutamento e formazione del personale pediatrico italiano almeno dei prossimi venti anni.

In conclusione, siamo perplessi e preoccupati per questa operazione di cessione sanitaria e immobiliare, nonché per la perdita della sovranità territoriale sul bene della quale non si vede né si sente alcuna necessità concreta. No alle enclaves sanitarie nel cuore di Roma, soprattutto se vogliono occuparsi della salute dei nostri bambini e ragazzi. Vogliamo chiarezza e non il dantesco “vuolsi così colà quel che si vuole… e più non dimandar”.