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L’Isis dopo il suicidio del Califfo

L’organizzazione terroristica nata dopo la caduta di Saddam Hussein, ha subito molte evoluzioni e la morte del leader Al-Baghdadi potrebbe non significare la sua fine

Abu Bark al-Baghdadi è morto il 26 ottobre, si è fatto esplodere con i suoi figli nel corso di un raid americano in Siria, perché ormai non aveva più scampo.  Le milizie americane lo hanno intercettato anche grazie alle forze segrete curde, infatti dalle ultime notizie sembra che l’informatore con cui le forze USA erano in stretto contatto, avesse ottenuto campioni di biancheria intima e sangue del Califfo. Ma l’Isis ha davvero i giorni contati?

Forse non è proprio così, piuttosto ci prepariamo a una nuova forma di Isis, sono infatti diversi i motivi che potrebbero dare nuove  energie all’organizzazione terroristica:

innanzitutto la lotta per la successione, la competizione potrebbe dare nuova linfa al movimento; poi per via del carattere “eroico” del suicidio del leader, il quale potrebbe dare uno slancio propulsivo.

La sopravvivenza ideologica dell’organizzazione

L’Isis può sopravvivere ideologicamente anche se non ha più una guida, non dimentichiamoci che l’organizzazione è nata nel 2003 e solo nel 2014 è nato lo Stato Islamico come entità geo-politica. A marzo del 2019, con la caduta dell’ultima roccaforte in Siria orientale, l’Isis aveva già abbandonato la realtà territoriale per abbracciare una missione ideale molto più ampia. Sappiamo bene, inoltre, che molte cellule affiliate, tra cui quelle che hanno commesso attentati anche in Europa, erano composte da soggetti nati in Europa ma ispirati dai principi del movimento terrorista arabo.

Dal punto di vista operativo e organizzativo interno il movimento si sente ora chiamato a rinnovarsi e a trovare un nuovo califfo, ma ci sono dubbi su un suo definitivo tramonto.

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