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Jazz mondiale all’Auditorium “The Duke Ellington Orchestra”

The Duke Ellington Orchestra si è esibita con grande successo all’Auditorium della musica di Roma

Ieri sera all'Auditorium Parco della Musica, nella Sala Sinopoli, si sono esibiti i musicisti della storica jazz band The Duke Ellington Orchestra in occasione della giornata internazionale del Jazz, prima tappa del tour italiano, cui seguirà Bologna e Milano, per celebrare il quarantesimo anno della morte del leggendario fondatore Duke Ellington, considerato uno dei più prolifici ed eclettici compositori americani del XX secolo.

Edward Kennedy Ellington, soprannominato 'Duca' per i suoi modi raffinati ed eleganti, nacque il 29 aprile del 1899. Si racconta che abbia iniziato a suonare per fare colpo su una ragazza e da lì, scoperta la sua passione per la musica e il suo innato talento, non si fermò più di comporre e di suonare.

Fondò la sua mitica band nel 1923 e ne guidò l'esibizione in tutto il mondo fino alla sua morte avvenuta nel 1974. Successe a Duke Ellington alla guida della band il figlio Mercer, compositore e talentuoso trombettista, che continuò l'opera del padre rimanendo fedele al suo genio e componendo pezzi per la band che sono diventati storici come 'Things ain't what they used to be'.

Alla morte di Mercer avvenuta nel 1996 è succeduto il figlio Paul Mercer Ellington alla guida della band, che ha continuato l'opera di Duke Ellington fino al 2011, quando a seguito di impegni legati alla sua carriera cinematografica ha dovuto lasciare l'eredità dell'orchestra al pianista Tommy James, che ne è tuttora il Direttore. 

L'orchestra in Tour in Italia diretta da Tommy James è costituita per metà del suo organico da insigni musicisti che hanno fatto parte della band quando era diretta dal figlio di Duke Ellington, Mercer, e che suonano per la band da più di venti anni.

Lo spettacolo proposto a Roma ripercorre i pezzi storici del repertorio di Duke Ellington, da 'Take the A train', 'Mood Indigo', 'Satin Doll', 'Caravan' a 'It don't mean a thing if it ain't got that swing', in un crescendo di ritmi ed emozioni.

"Tutti i musicisti – dice Miles Davis – dovrebbero un certo giorno riunirsi per mettersi in ginocchio e dire grazie a Duke". 

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