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In Italia il più alto numero di donatori di organi al mondo. Le eccellenze romane nei trapianti

A Roma gli ospedali specializzati in trapianti sono l’Umberto I per rene e fegato, il Gemelli per rene, fegato e polmone, il Sant’Eugenio per rene e fegato e il Bambino Gesù per rene, cuore e polmoni

Policlinico Gemelli di Roma

Policlinico Gemelli di Roma

Un malato grazie al fegato di una persona morta in un incidente stradale, ha continuato a vivere. Dieci anni dopo ha trovato e ringraziato la moglie del donatore. In Italia c’è il più alto numero di donatori di organi al mondo. Tuttavia molti hanno ancora delle remore sul donare gli organi. Sono paure infondate.

Italiani, donatori di organi

Ciao Marina, non mi conosci, mi presento: io sono Luigi e 10 anni fa tuo marito mi salvò la vita”. Il 27 luglio scorso Marina Fontana, una donna di Palermo, ha ricevuto una mail che iniziava con queste parole. Subito le è venuto alla mente che dieci anni prima, il 10 luglio 2013, aveva perso suo marito Roberto Cona in un incidente stradale. Erano insieme in viaggio per le vacanze estive, quando un Tir ha colpito in pieno la macchina uccidendo suo marito.

Potete immaginare l’effetto di quella mail, arrivata da uno sconosciuto, sulla povera Marina. “Domani sono 10 anni che sono stato trapiantato di fegato all’ospedale Cisanello di Pisa. Tuo marito sarà sempre il mio angelo! Io in tutti questi anni ho sempre fatto fare una messa per Roberto, ma ho avuto il coraggio di scriverti solo adesso. Grazie infinite!”.

La ricerca per risalire al donatore

Il ricevente non sa mai chi è il donatore, per questo nella lettera si spiega che a dicembre 2013 si era messo già al computer per rintracciare chi aveva donato organi. Il signor Luigi faceva la fotoforesi a Cisanello e da lì ha saputo che il suo fegato veniva da Careggi. Dato che venne chiamato alle 20.30 per essere in ospedale al più presto per il trapianto, il donatore doveva essere morto più o meno a quell’ora o poco prima. Così la ricerca è proseguita cercando chi fosse deceduto in quel giorno e poco prima di quell’ora.

Senza quel trapianto, Luigi sarebbe morto pochi giorni dopo. “Mia figlia mi aiutato a scriverti perché non riuscivo a scrivere per l’emozione che ho provato. Grazie alla sua generosità sono tornato in vita. Grazie a te e tutta la famiglia di Roberto con un grande grande grande abbraccio”.

Se nel ricevente il gesto della donazione è visto come un atto di grande generosità in grado di restituire la vita, per la famiglia del donatore significa ripiombare nella tragedia di quei giorni dell’incidente e nella disperazione per la scomparsa di un congiunto. Non è la stessa cosa. Anche se sapere che la morte di un familiare non è stata del tutto inutile, in parte, può essere consolatorio, resta sempre un dispiacere nel fondo dell’animo che riaffiora. Ugualmente, vedere la persona salvata, può sortire effetti diversi nel familiare del deceduto.

Spero che anche gli altri trapiantati siano felici

In seguito anche la figlia di Luigi ha scritto a Marina per ringraziarla e per rendere omaggio a chi morendo ha salvato suo padre. Marina Fontana, in quel giorno di dolore, aveva deciso di donare fegato, polmoni e reni del marito, dietro assistenza medica. “Ho sofferto tanto, oggi sono serena, ma ho dovuto fare un percorso di elaborazione del dolore e di guarigione dai postumi dell’incidente non facile: una roccia non si diventa mai. Ma con l’amore di chi ti ama davvero, la mia meravigliosa famiglia, e con la fede, ci puoi provare e anche riuscire piano piano. Oggi spero che anche per gli altri trapiantati sia stato così, e che anche loro stiano bene, e siano felici”, ha detto Marina Fontana all’Adnkronos.

L’incidente avvenne il 10 luglio del 2013 tra Rioveggio e Barberino sull’A1 in direzione Firenze. Un tir turco tamponò la Lancia Thesis sulla quale viaggiavano Roberto e Marina. Lui venne portato a Careggi in condizioni gravissime e dopo 12 ore è morto mentre tentavano di salvarlo. Constata la morte cerebrale è stato chiesto alla moglie se voleva donare gli organi del marito.

Grazie a quel gesto altre sei persone hanno continuato a vivere. Marina è convinta di aver agito per il meglio, anche se sul momento le è costato molto. “Per me donazione significa scegliere l’amore per la vita e donare vita in modo altruista, per far vincere la vita sulla morte ingiusta di Roberto, la scelta giusta anche se il tuo cuore in quel momento sta vivendo un dolore atroce. La vita è bella, non dimentichiamolo mai. E non rubiamola agli altri e a noi stessi con gesti irresponsabili alla guida”.

In Italia i donatori sono 24,7 su un milione, il numero più alto al mondo!

Nel 2022 i donatori di organi per milione di abitanti, in Italia, sono stati 24,7, il numero più alto al mondo! Lo sostiene l’Aido, Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule, fondata a Bergamo il 26 febbraio 1973 con sede legale a Roma. L’Aido è costituita da cittadini favorevoli alla donazione volontaria, post mortem, anonima e gratuita di organi, tessuti e cellule a scopo di trapianto terapeutico. È un’organizzazione apartitica, aconfessionale, interetnica, senza scopo di lucro e fondata sul lavoro volontario. Opera nel settore socio-sanitario e ha come esclusivo obiettivo il perseguimento di finalità di solidarietà sociale.

Le donazioni di organi sono in crescita

Il Professor Massimo Cardillo, direttore del centro nazionale trapianti sostiene che “La decisione di donare organi è un atto di grande reciprocità e di valore civico che restituisce la vita a chi non ha più alternative di cura”. Come già specificato la donazione è sempre gratuita e si verifica nell’anonimato a protezione del donatore e del ricevente. In base al tasso di donatori in Italia è in testa la Toscana con 49,3 donatori su un milione, segue la Valle d’Aosta con 48, 4 e l’Emilia e Romagna con 46. I valori più bassi nelle regioni del centro sud.

Le donazioni registrate nel 2022 sono state 1830, di cui 369 da donatori deceduti e 1461 da viventi.  L’incremento dei trapianti, rispetto al 2021, è notevole. Siamo 3887, quasi cento in più dell’anno prima. In particolare si tratta di trapianti di fegato e di polmone. Il maggior numero di interventi si fanno in Lombardia 744, poi in Veneto 604 ed in Emilia Romagna 507. Sono in crescita anche le opposizioni alle donazioni di organi. I parenti non si fidano dei medici e sono adesso il 29,6%, un 1% in più rispetto al 2021. A dire più spesso no sono gli over 60. Il Prof. Cardillo dice che gli anziani pensano di non essere idonei a donare organi ma sbagliano. C’è stato un caso di una signora di 100 anni che nel 22 ha donato il fegato, un record mondiale.

In molti non hanno le informazioni corrette circa i trapianti

Grazie al sistema di registrazione collegato alla carta d’identità elettronica, crescono ancora le dichiarazioni di volontà alla donazione espresse in vita dai cittadini. Le dichiarazioni custodite nel Sistema informativo trapianti a fine febbraio 2020 erano 7 milioni e 300mila: complessivamente quasi 5 milioni 600mila favorevoli e poco più di 1 milione 700mila contrari. Poi bisogna vedere quante di queste buone intenzioni si traducono in atti concreti.

Comunque spetta ai medici stabilire se un organo si può donare. Se è stato compromesso da una malattia non sarà possibile. Spesso i giovani non sono d’accordo sul donare i propri organi. Tra i 18 e i 30 anni il 30% è contrario. Nelle altre fasce d’età c’è meno opposizione. Quel che è evidente è che manca un’informazione adeguata. Parlare di organi da espiantare e trapianti da effettuare non è un tema piacevole. Evoca sofferenza, rischi, malattie. Non sono temi che la gente ascolta con piacere. Soprattutto ci sono molte remore sul momento dell’espianto. In tanti temono che si comprometta la possibilità del donatore di riprendere a vivere.

Il prof. Cardillo afferma che l’espianto avviene solo in presenza dell’interruzione totale e irreversibile delle funzioni dell’encefalo. Si certifica con encefalogramma piatto per circa 6 ore e un elettrocardiogramma che non registra attività cardiaca per 20 minuti, come prescrive la legge. Se si considera che ogni donatore consente 2,5 trapianti, perché sono diversi gli organi espiantati di solito. Le opposizioni creano ogni volta dei mancati trapianti. Nel 2019 è stato calcolato che 863 no hanno determinato parecchi trapianti mancati. Se non ci fossero stati quei no avremmo potuto realizzare 2.200 trapianti in più.

Le eccellenze sanitarie italiane e romane nei trapianti

In Italia in quasi tutti i grandi ospedali si effettuano trapianti. Il primato per i trapianti di cuore spetta al Sant’Orsola Malpighi di Bologna, mentre per i trapianti di fegato da vivente il primato va all’Ismett di Palermo. Gli organi trapiantabili sono il rene, il cuore, il fegato, il polmone, lo stomaco, tutto l’intestino ed il pancreas. Sono anche trapiantabili alcuni tessuti: le cornee, i segmenti di osso, le cartilagini, i tendini, i segmenti vascolari, le valvole cardiache e la pelle.

Da qualche tempo si segnala un aumento nei trapianti di fegato (1.376 +14,5%) e anche di pancreas (erano 41 nel 2020 e sino stati 55 nel 2021). L’organo più trapiantato non è il cuore ma il rene, poi il fegato e dopo arriva il cuore, il polmone, pancreas e gli altri.

A Roma i centri ospedalieri specializzati in trapianti sono il Policlinico Umberto I per rene e fegato, il Policlinico Gemelli per rene, fegato e polmone. L’Ospedale Sant’Eugenio per rene e fegato e infine l’Ospedale Bambin Gesù per rene, cuore e polmoni.

Foto dal sito del Policlinico Gemelli