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Il piccolo ufficio della ragione e la speranza nel futuro

Ciò che è successo e che sta succedendo, è perfettamente in linea con la condizione degli uomini su questa terra

il piccolo ufficio della ragione

Sfinge

“Senza una frequente rinuncia alla ragione non c’è progresso”, recita una celebre frase del filosofo Paul Karl Feyerabend. Eppure noi umani quante volte sentiamo il bisogno di mettere su, mattone dopo mattone, il nostro piccolo ufficio della ragione.

Il nostro piccolo ufficio della ragione

Nella battaglia contro il Coronavirus, la scienza e la ricerca medica sono quello che la cavalleria era ai tempi delle campagne di conquista di Alessandro Magno. L’avanguardia, la punta di diamante cui si guarda per ciò che concerne le speranze di vittoria.

Eppure anche il pensiero umanistico può dire la sua in questo frangente, se ad esso sono affidate, oggi come sempre, le domande relative al Senso.

La lezione della Storia

Ciò che è successo e che sta succedendo, è perfettamente in linea con la condizione degli uomini su questa terra. Basti pensare alla lezione che ci fornisce la Storia.

Pericle, il grande statista ateniese cui si deve la realizzazione del Partenone e dell’Acropoli, morì di peste all’inizio della guerra del Peloponneso, narrata da Tucidide. La peste del 1348 a Firenze, è lo spunto iniziale del “Decameron” di Giovanni Boccaccio.

Ancora la peste ha un ruolo importante nei “Promessi sposi” di Alessandro Manzoni. Hegel, l’ultimo grande pensatore dell’Europa moderna, morì a Berlino nel 1831, per un’epidemia di colera.

All’inizio del Novecento, circa un secolo fa, l’influenza spagnola provocò un’ecatombe di morti. Uno dei massimi romanzi del secolo scorso, “La montagna magica” (1924) di Thomas Mann è ambientato in un sanatorio per malati di tubercolosi: la malattia è il simbolo del disagio spirituale dell’Europa.

L’Aids non è stato esattamente una passeggiata nel parco. Niente di nuovo, dunque, seppure angoscia e paura siano sentimenti e stati d’animo legittimi e naturali.

Masse ed epidemia

L’altro elemento è la dimensione di massa in cui il contagio si iscrive e il ruolo di mass media e social network. Dopo G. Le Bon, il principale contributo all’elaborazione teorica del problema, venne da “Psicologia delle masse e analisi dell’Io” (1921) di Freud.

Poi fu il turno del filosofo spagnolo José Ortega y Gasset e, soprattutto, di “Massa e potere” (1960) di Elias Canetti, che attirò anche l’attenzione di Theodor W. Adorno. A ciò bisogna aggiungere il ruolo della stampa, della televisione e quello dei social network. Ossia la dimensione monstre assunta dal sistema dell’informazione nel suo complesso. Elemento che aiuta sì a diffondere le notizie ma, con esse, anche il panico.

Un ruolo piccolo ma essenziale

Se, dunque, il compito della ragione non è di restituirci la speranza, ufficio piuttosto della fede (per coloro che la possiedono), né il coraggio – che, se uno non ce l’ha, neppure se lo può dare, come ci insegna una celebre battuta proprio dei “Promessi sposi” di Manzoni – ci può almeno aiutare ad osservare e vivere con serenità ciò che, connesso con il destino, ha sì i tratti di ciò che è irrevocabile e irreversibile, ma anche quelli di ciò che è naturale.

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