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Il degrado a Roma: non è un caso che Gualtieri sia 67° nel gradimento dei sindaci d’Italia

Come farà a gestire progetti come il termovalorizzatore, il restyling dell’area archeologica del Colosseo e a portare Roma al Giubileo?

Colosseo

Sono anni che segnalo il degrado a Roma. Ho cominciato con Marino, ho continuato con la Raggi. Non avrei voluto proseguire con Gualtieri. C’erano tutte le premesse per una amministrazione più “responsabile” con un sindaco dal curriculum altisonante e una giunta composta da personaggi non certo alle prime armi.

La città più bella e più sporca del mondo

Eppure, dopo l’iniziale entusiasmo, le cose si sono incanalate in maniera diversa da quanto mi aspettassi. Do il merito a questa amministrazione di avere aperto un canale di ascolto, cosa impossibile e impensabile in precedenza. Un dialogo continuo, H24, tra me e gli uffici competenti del Comune di Roma sfruttando un indirizzo di posta elettronica, a disposizione dei cittadini, attraverso il quale trasferisco in tempo reale le loro segnalazioni e le richieste d’aiuto.

E’ stata un’iniziativa personale che ha dato diversi frutti, oltre che lustro ai governanti locali, ma che non ha risolto i problemi poiché agli interventi-spot del caso (il degrado del Verano, i sottopassi di porta Pia, le vie di fuga della Tiburtina, il campo Rom di via del Foro Italico, per citarne solo qualcuno) non è mai seguito un monitoraggio e una cura del “dopo”.

Sicché, a distanza di poco tempo, tutto è tornato come prima. Ma, a parte il dialogo col sottoscritto, non ho, ahimè, altre “lodi” da fare a questa svogliata amministrazione. La fotografia di oggi della città è l’ impietosa e vergognosa immagine di una situazione di stallo, di abbandono che è una offesa alla città e ai cittadini.

Sporchi anche i siti iconici

Dalla periferia al centro, dal Tuscolano ai Parioli, giungono immagini raccapriccianti che testimoniano come la città sia sepolta dai rifiuti in ogni suo distretto, senza distinzioni di reddito medio dei propri abitanti o del valore degli immobili. E non sono esenti dal degrado i luoghi iconici, quelli dove si riversano i turisti desiderosi di toccare con mano le meraviglie della città più bella e più sporca del mondo. L’abbandono coinvolge le aree archeologiche, come il Colosseo, i musei, le piazze storiche,

le vie del centro, le piazze, i vicoli, dove fiumi di turisti sono costretti a zigzagare tra rifiuti di ogni genere e talvolta anche tra i corpi distesi su marciapiedi, scale, giardini, un’umanità dimenticata che la città dovrebbe accogliere e proteggere, ma che abbandona, come se quello delle politiche sociali non fosse un problema prioritario, come quello della gestione dei rifiuti.

Ho un itinerario preciso che ciclicamente compio e che mi dà il polso della situazione. Parto da viale Pretoriano, giro su via di Porta Tiburtina, talvolta, quando penso di non essermi inferto un numero sufficiente di coltellate al cuore, aggiungo una deviazione su via dei Frentani, proseguo per Piazza Indipendenza, poi il Museo delle Terme di Diocleziano, piazza della Repubblica, il Colosseo e termino il tour dell’orrore nella centralissima via Parigi, il defecatoio orinatoio di Roma.

Il tour dell’orrore nella Capitale

Ieri l’ho percorso in auto, il mio horror-tour, prima di recarmi al lavoro. È bastato vedere la situazione in viale Pretoriano per decidere di non fotografare nulla. Il dolore e la vergogna provati mi hanno imposto di registrare e cercare di dimenticare ciò che si è presentato ai miei occhi.

Mi chiedo come sia possibile che una amministrazione possa tollerare e ignorare una situazione di tale degrado che è sotto gli occhi di tutto il mondo. Come non senta la necessità, il dovere, di correre ai ripari anche fosse solo per salvare la propria dignità. Invece, nulla. Tutto lasciato così, tutto abbandonato. Quasi non esistesse, quasi non fosse un problema di competenza di chi è stato eletto per governare la città.

Eppure, questa amministrazione così, diciamo, superficiale, dovrebbe sapere che poi il giudizio sul suo operato si fonda sul sentimento che una tal situazione genera nella cittadinanza. Non è un caso che il Sindaco di Roma sia precipitato al 67° posto nella speciale classifica sul gradimento dei primi cittadini delle città italiane da parte dei propri concittadini…

Ma sembra che neanche questo sia motivo sufficiente per mettere in moto le coscienze e sferzare l’inerzia di una amministrazione che fa acqua da tutte le parti. Un’inerzia che scompare magicamente quando si tratta di comparire sui social per mostrare i volti sorridenti e rassicuranti, mentre si decantano partecipazioni a convegni, conferenze, accordi, visite fatte e ricevute, tagli di nastri, progetti, che alla luce della realtà in cui debbono barcamenarsi i cittadini, non sanno di nulla, ma soprattutto, non sono credibili. Niente di cui sorprendersi, intendiamoci.

Il futuro è adesso

Salvo rarissime eccezioni, la politica del fare è sempre seconda a quella dell’apparire… Resta il fatto che gli odierni amministratori si sono presentati come la luce che avrebbe dovuto spezzare il buio dello scempio del passato. Ma guardate come siamo messi oggi, a quasi due anni dal trionfale insediamento.

È questa la luce? Abbiamo ascoltato da subito dichiarazioni deliranti (Roma come un borgo del Trentino), accuse (è colpa dei precedenti), le stesse che i precedenti muovevano ai pre-precedenti, abbiamo assistito ad azioni (ad esempio “riforestazioni” più o meno estese, tipo quella, dall’esito tragico, di Monte Antenne) che per come sono finite si possono tranquillamente sovrapporre a quelle dei “precedenti” (ricordate alberi per il futuro? Nome diverso, finale identico…).

Roberto Gualtieri
Roberto Gualtieri

Con tanto di foto con vanga in mano di Sindaco e Assessora intenti a scavare buche nel terreno per le nuove piantumazioni, come facevano Raggi e Co. Questi inconsapevoli accusatori e cloni degli omologhi precedenti dovranno, se lo faranno, gestire roba come il termovalorizzatore, il restyling dell’area archeologica del Colosseo, pensare ai trasporti, all’accoglienza dei più deboli, a portare la città al Giubileo in condizioni meno pietose delle attuali (che già sarebbe un miracolo) e, magari, all’expo del 2030. Non sono bruscolini, eh.…

Come si può dare fiducia a chi non sa neanche piantare un albero? Come darla a chi se ne sbatte di un Colosseo che è un orinatoio discarica? Ecco, queste domande e tante altre, mi ponevo mentre raggiungevo mestamente il luogo di lavoro. Con in mente quello striscione, esposto sul muro di cinta del museo delle Terme di Diocleziano, che cita “l’istante e l’eternità” e che suona come una beffa verso una città il cui istante eterno è quello che, come dice la canzone di Andrea Crimi, “si espande come fosse niente”. E oggi è davvero niente, povera Roma nostra.

Dr. Luca Laurenti, Dirigente Biologo
Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico Umberto I – Roma