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Il copione dell’emergenza da Covid-19 scricchiola. Ma sulla regia si sorvola

Le incongruenze si moltiplicano. Le lamentele abbondano. Le conclusioni, però, non le tira quasi nessuno

Bene: il copione dell’emergenza da Covid-19 scricchiola. Le perplessità sull’operato di Giuseppe Conte & C. aumentano di giorno in giorno. E per forza, verrebbe da dire. E grazie al Cielo.

Grazie, più concretamente, a quel po’ di intelligenza che ancora sopravvive nelle teste dei non ottenebrati. Quelli che non si fermano ai tg e ai siparietti istituzionali. E agli alati resoconti sui medesimi.

Vedi, per esempio, la visita che il capo dello Stato ha fatto il 25 aprile all’Altare della Patria. Dove si è recato solin-soletto (uh, che animo impavido) e che su Repubblica ha ispirato a Filippo Ceccarelli un panegirico imbarazzante. Di quelli che leggendoli non sai se ridere o piangere. Se sogghignare per le esagerazioni, o se infuriarti per le manipolazioni.

Titolo: “La dignità del potere solitario”. Chiusura dell’articolo: “Mattarella è sempre uguale a se stesso, compreso il fatto che ormai è diventato capellone. Il necessario mistero dell’autenticità, il segreto estremo del potere, l’ultimo bagliore di salvezza”.

Ma dai. Se “l’ultimo bagliore di salvezza” deve arrivare da uno come lui, sarà meglio dotarsi di accendino e candele – possibilmente non funebri – e cavarsela da sé.

Lamentele molte, conclusioni pochissime

Male. Anzi malissimo. Le critiche non si spingono quasi mai fino in fondo. E nella quasi totalità dei media mainstream non ci vanno neanche vicino. La tendenza generale è quella di limitarsi alle lamentele, più o meno ragionate.

Si individuano i danni, a cominciare da quelli economici. I danni gravissimi che si sono già prodotti e quelli ancora più gravi, addirittura inestimabili, che si manifesteranno in futuro. Il debito pubblico, già enorme, che si ingrosserà ulteriormente. Chissà quante aziende che non potranno riaprire. La disoccupazione alle stelle, tra dipendenti licenziati e imprenditori e lavoratori autonomi (ex imprenditori, ex lavoratori autonomi) che dovranno trovarsi qualcos’altro da fare per sbarcare il lunario. I vincoli con la Ue ancora più stretti. Mes o non Mes: perché non è che se cambi il nome allo strumento finanziario cambia la sua natura. La sua finalità. La sua strumentalizzazione politica.  

Si paventano le ripercussioni negative di ordine psicologico. Sui giovani e sui meno giovani. Conte & C. lo chiamano “distanziamento”. Ma di fatto equivale a un isolamento. Che è dannoso di per sé. Non soltanto fastidioso: dannoso. Tanto più dannoso quanto più si prolunga. Sai che novità: ciò che non si espande si contrae. Ciò che non si esprime si contorce. La mente umana è fatta così e non la modifichi per decreto. Le piante hanno bisogno di acqua e di luce. Le persone hanno bisogno di relazionarsi con gli altri. Semplice ed eterno, fino a prova contraria.

Ma chi lo avrà scritto, il copione dell’emergenza da Covid 19?

Lamentele. Perplessità. Fosche previsioni. Fremiti di insofferenza. Talvolta, accenni alla necessità – all’urgenza – di fermare i governanti-sceriffi e di cambiare rotta.

Quello che continua a mancare, però, è l’approdo decisivo. Il passaggio dai singoli aspetti a ciò che li collega. E collegandoli li spiega. Lo scatto concettuale che permette di balzare dalle innumerevoli e palesi incongruenze, emerse in maniera ancora più smaccata nell’ultima conferenza stampa di Conte sulle misure della cosiddetta Fase 2, alle domande cruciali: è solo ordinaria incapacità, o c’è qualcosa di peggio? È solo zelo malinteso, e a lungo andare ottuso, o si tratta di una strategia deliberata?

Il vessillo sbandierato è quello della scienza: una scienza spocchiosa e arrogante, che vede solo sé stessa e non si rende conto che così facendo è cieca. E acceca chi a sua volta sia così sciocco, o capzioso, da eleggerla a vangelo.

Gli occhi fissi nei microscopi, dimenticando che il mondo, e l’umanità, sono entità troppo vaste e complesse per essere ridotte alle logiche e alle risultanze degli esami di laboratorio.

Gli occhi fissi nelle telecamere, quando i “luminari” di turno vanno a pavoneggiarsi in tivù. Assai più compiaciuti della improvvisa notorietà che preoccupati, e figuriamoci affranti, per la loro incapacità di trovare una cura.

Il sudario nascosto, nascosto e incombente, è invece quello dello scempio: lo scempio di un’intera nazione che era già malmessa prima e che ora viene gravata di ulteriori e immense zavorre. L’emergenza sanitaria come prologo, come pretesto, di una schiavitù socioeconomica ancora più stringente. Non potendoci liberare dei debiti, non potremo liberarci del modello dominante che ci avviluppa.

Una trappola ingegnosa e perversa.

Chi l’abbia progettata può ancora sfuggire, perché probabilmente non è nemmeno italiano e sta bene attento a non uscire allo scoperto. Chi l’abbia messa sul nostro cammino è sotto gli occhi di tutti.

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