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Il campo magnetico terrestre s’inverte? Un colpo (già ora) ai catastrofisti

L’indebolimento del campo magnetico della Terra comporta un maggior irraggiamento anche termico, ovvero più calore sul nostro pianeta

Cielo stellato

È possibile che il campo magnetico terrestre si stia invertendo. Lo suggerisce uno studio appena pubblicato sulla rivista americana Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), che pure ritiene l’ipotesi poco probabile. Non in tempi così rapidi, almeno, mentre su scala geologica è tutta un’altra storia: che potrebbe influire già sul presente, e in modi decisamente non scontati.

Il campo magnetico terrestre si sta invertendo?

Precisiamo subito che l’inversione del campo magnetico terrestre consiste nello “scambio” tra il Polo Nord e il Polo Sud magnetici. Un fenomeno che occorre «in media ogni 300-400mila anni», come ha spiegato a Meteo Web Adrian Muxworthy, professore di magnetismo terrestre e planetario all’Imperial College di Londra. «Ma è caotico. Non è regolare. Ci sono stati periodi in cui [il campo magnetico] non si è invertito per un massimo di 30 milioni di anni».

L’ultima volta, scrive Il Giornale, è accaduto 773mila anni fa, al netto di eventi di portata inferiore come l’escursione di Laschamp, risalente a circa 40mila anni fa. Tuttavia, negli ultimi 180 anni l’intensità del campo magnetico terrestre è diminuita di circa il 10%, dato che può essere letto come prodromo di una nuova inversione. Che però, se anche fosse già in atto, seguendo l’andamento storico necessiterebbe di un intervallo temporale compreso tra 500 e 2.000 anni per il completamento.

Nel frattempo si registrerebbero verosimilmente malfunzionamenti di bussole, satelliti, reti elettriche e di comunicazione, oltre all’aumento del rischio di tumori dovuto all’incremento delle radiazioni solari. Che peraltro potrebbero avere degli effetti imprevisti – e potrebbero averli già ora, sui cambiamenti climatici.

Un (ennesimo) duro colpo per gli eco-catastrofisti

Banalmente, infatti, l’indebolimento del campo magnetico della Terra comporta un maggior irraggiamento anche termico, ovvero più calore sul nostro pianeta. Che en passant è quanto avvenuto su Marte, che 4 miliardi di anni fa perse completamente il suo campo magnetico. In pochi milioni di anni, il vento solare ne ha spazzato via l’atmosfera e prosciugato gli oceani, trasformandolo nel deserto rosso che è ora.

Tale dinamica, peraltro, riflette quanto sostiene da sempre un luminare come Antonino Zichichi, secondo cui il climate change per «il 95% dipende da fenomeni naturali legati al Sole». Un (ennesimo) duro colpo, insomma, per gli eco-catastrofisti che, precorrendo i tempi, già da parecchio hanno… perso la bussola!