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I viaggi dei Greci tra epica e sapienza

Mentre la capacità dei Greci di intrattenere rapporti con il Mediterraneo circostante cresce, si sviluppa anche la dimensione dell’immaginario mitico

Tempio di Delfi e vallata

Tempio di Delfi

Tra gli storici dell’antichità di provenienza anglosassone, Robin Lane Fox (1946) – già docente al New College di Oxford (“Emeritus Fellow” suona l’investitura tecnica) – brilla, certamente, per splendore e capacità. Profondo conoscitore dell’ellenismo, a lui si deve uno dei migliori libri su Alessandro Magno degli ultimi decenni (1973, ed. it. Einaudi). Nonché un libro di sintesi sull’antichità classica e uno sulla cultura biblica dell’ebraismo e del cristianesimo, entrambi tradotti in italiano.

Ma, come accade per ogni ricercatore profondo, è nei libri dedicati a tematiche specifiche, che emerge il suo autentico talento. Così è possibile dire che un’opera come “Eroi viaggiatori. I Greci e i loro miti nell’età epica di Omero” (2008, ed. it. Einaudi), rivesta, anche per un ricercatore del suo calibro, un posto particolare all’interno della sua opera.

Il caleidoscopio dell’origine

Le origini greche si perdono in una notte dei tempi, in cui, come attraverso un caleidoscopio, è possibile osservare la moltiplicazione delle stesse. Giustamente, nel I capitolo delle “Nozze di Cadmo e Armonia” (Adelphi), Calasso a più riprese si chiede: “Ma com’era cominciato tutto?” A questa domanda è possibile rispondere attraverso una triplice emanazione. L’età minoica, ossia cretese. L’età micenea. L’età omerica.

Una prospettiva da capogiro, in cui i secoli si alternano rapidi come decenni. A questa prospettiva corrispondono tre monumenti: Cnosso, nell’isola di Creta; Micene; i poemi omerici. Lane Fox, che è ricercatore asciutto, si occupa dei viaggi al tempo di Omero. Con uno sforzo imponente di verifica sugli scavi e sulle fonti. Donandoci quel bellissimo libro che è “Eroi viaggiatori”.

Palombari dell’assoluto

Quando la scuola dell’obbligo ci introduce a questi temi, la reazione degli studenti è quasi sempre di noia e di fastidio. E non solo perché, a volte, gli insegnanti non sono all’altezza del caso o per il rifiuto che interviene quando si apprende per costrizione. Sfugge, all’adolescente, il nesso passato-presente.

Il perché – per citare un caso emblematico, l’esempio di Leonida che si immola con i suoi Trecento spartiati alle Termopili, nel 480 a. C., in nome della libertà greca – può aiutarlo a formare quel carattere e quella capacità di resistenza che lo aiuteranno nelle piccole battaglie del quotidiano e nelle tragedie della vita, che riguardano tutti.

Un grande merito della filosofia contemporanea, allora, di pensatori come Nietzsche e Marx, Heidegger e Adorno, Arendt, Colli e Severino, è stato di mostrarci come l’epoca arcaica della Grecia ci riguardi in modo profondo. Un caso straordinariamente significativo è il saggio su Odisseo contenuto nella “Dialettica dell’illuminismo” (1947, ed. it. Einaudi) di Horkheimer e Adorno.

È noto che di esso fu autore il solo Adorno. Inserito in un’opera in cui la categoria di “illuminismo” vale quella di “Occidente”, esso ci mostra Ulisse come il primo borghese della storia. Per la sua furbizia, scaltrezza, capacità di calcolo. Ma il piano di approfondimento e di scavo concettuale è molto più radicale di così.

La grande opera di Omero, l’“Odissea” in particolare, tratteggia una preistoria della soggettività. Sotto la lente ermeneutica di Adorno, le immagini e i miti del poema sono esemplificazioni di quel processo straordinario che è la formazione dell’Io. Ciò che è accaduto lungo il corso della storia, si ripete poi in ogni esperienza individuale.

Melting pot

Ecco, allora, che i viaggi in epoca omerica raccontati da Lane Fox, possono essere interpretati come una preistoria del multiculturalismo. Ben lungi dal costruire un’identità locale senza muoversi da casa propria, maniacalmente fissi e uguali a sé stessi, come vorrebbe il sovranismo odierno, i popoli del Mediterraneo erano in continuo movimento, dal Medio-Oriente alla Spagna.

Gli iniziatori di questa musica furono i Fenici, che rappresentano il primo popolo mercantile della storia. Commerci, traffici, scambi, fondazioni di colonie, portarono con sé un evento capitale come l’invenzione dell’alfabeto che permise di fissare i poemi omerici in forma scritta e, dunque, di conservarli. Non solo, ma dall’artigianato locale si liberò una perizia tecnica sempre più raffinata.

Che permise, a sua volta, il miracolo delle arti figurative della Grecia, sviluppatesi qualche secolo più tardi. Ecco che può succedere, quando gli uomini si incontrano, si confrontano, offrono una resistenza comune alle difficoltà.

Capire il mondo

Mentre la capacità dei Greci di intrattenere rapporti con il Mediterraneo circostante cresce, si sviluppa anche la dimensione dell’immaginario mitico, in una misura di cui i poemi di Omero e di Esiodo sono imponente testimonianza.

Si crea lo spazio per una tradizione religiosa, mitica, sapienziale di vasta articolazione. Un luogo come Delfi comincia ad irraggiare di sé i secoli successivi. E mentre cresce lo spazio per i miti, si sviluppa anche quello per la sapienza.

Con i Sette Sapienti, di cui fa parte anche Talete. Con le prime scuole filosofiche, quella di Mileto in particolare, comprendente oltre a Talete, anche Anassimandro e Anassimene. Poi con gli altri grandi presocratici, ossia Eraclito, Parmenide ed Empedocle. A ciò va aggiunta la tradizione della lirica arcaica.

Ossia l’interpretazione mitica del mondo si fa sempre più sottile, raffinata, profonda e, mano a mano, diviene lettura e comprensione razionale del mondo. Quando, con Eraclito, compare la parola Logos (discorso, ragione) e con Parmenide il termine Aletheia (verità), un passo importante è stato compiuto sul piano dell’elaborazione delle categorie fondamentali dello spirito occidentale.

Una sintesi unica

Ecco, allora, che l’epoca dei poemi omerici e dei grandi viaggi nel Mediterraneo sulle tracce del mito, trova un’espressione conclusiva nelle grandi massime sapienziali anticamente incastonate nel tempio di Delfi: “conosci te stesso” e “nulla di troppo”. Quintessenza del genio greco, esse sono espressione di una grande stagione nel novero della Sapienza umana di ogni tempo.

È un merito del bellissimo libro di Lane Fox, mostrarci come alla loro origine ci fu una grande stagione di viaggi, compiuti in epoca arcaica.