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I minori trasferiti scappano e tornano al centro di Tor Sapienza

Intanto i rifugiati scrivono una lettera e incolpano le istituzioni che non li proteggono

I MINORI TORNANO AL CENTRO DI TOR SAPIENZA. Trasferiti ieri, alcuni dei minori non accompagnati, sono tornati al centro rifugiati di Tor Sapienza in via Morandi. "Siete le nostre mamme e i nostri papà – avrebbero detto i ragazzi agli operatori del centro, secondo quando riferisce l'ANSA – Vogliamo tornare qui e riprendere a frequentare i nostri corsi con voi". Ma i residenti non ci stanno, e chiedono che tutti gli ospiti del centro vadano via. "Sono tornati, sono tornati" – avrebbe tuonato una signora che abita in via Morandi, sempre secondo quanto riferisce l'ANSA – "Sono arrivati a piedi da soli, dice che sono scappati dal posto dove li avevano messi ieri sera, ma lo sapete perchè? Secondo me sono gli operatori che li hanno fatti tornare, perchè se sgombrano il palazzo loro perdono il lavoro, ecco perchè" – continua la signora.

La rabbia, quindi, diventa a due piani. Da una parte il senso di abbandono da parte delle Istituzioni, dall'altra – continua la signora – "gli operatori si approfittano di questi ragazzini. Infatti, noi non ce l'abbiamo con gli immigrati, ce l'abbiamo con gli operatori, perché se li seguissero realmente, questi ragazzi non starebbero in queste condizioni. Per noi qui gli immigrati ci possono anche stare, sono gli operatori che se ne devono andare, e fino a quando rimarranno noi continueremo a lottare. Loro sono vittime come lo siamo noi, che siamo abbandonati dalle istituzioni".

I ragazzi, poi sono nuovamente stati portati via dal centro di Tor Sapienza.

LA LETTERA DEGLI IMMIGRATI. Nel frattempo, è arrivata una lettera degli immigrati ospitati nel centro, i cui contenuti sono stati resi noti dall'agenzia DIRE. "Non vogliamo divisioni con gli italiani" – scrivono. "Tutti parlano di noi in questi giorni, siamo sotto i riflettori: televisioni, telegiornali, stampa. Ma nessuno veramente ci conosce. Noi siamo un gruppo di rifugiati, 35 persone provenienti da diversi Paesi: Pakistan, Mali, Etiopia, Eritrea, Afghanistan, Mauritania. Non siamo tutti uguali, ognuno ha la sua storia (…) ma tutti noi siamo arrivati in Italia per salvare le nostre vite. Abbiamo conosciuto la guerra, la prigione, il conflitto in Libia, i talebani in Afghanistan e in Pakistan".

"Abbiamo sentito dire molte cose su di noi: che rubiamo, che siamo incivili, che alimentiamo il degrado del quartiere dove viviamo (…). Non siamo venuti in Italia per creare problemi, né tantomeno per scontrarci con gli italiani. A questi ultimi siamo veramente grati, tutti noi ricordiamo e mai ci scorderemo quando siamo stati soccorsi in mare dalle autorità italiane (…). Siamo qui per costruire una nuova vita, insieme agli italiani, immaginare con loro quali sono le possibilita'' per affrontare i problemi della città uniti insieme e non divisi".

Nella loro lettera, i rifugiati dicno 'no' al razzismo. E puntano il dito contro le Istituzioni. "Vogliamo anche sapere chi è che ha la responsabilità di difenderci. Il Comune di Roma, le autorita'' italiane, cosa stanno facendo? Speriamo che la polizia arresti e identifichi chi ci tira le bombe". 

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