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Grillo: Svuotare Roma dai politici, spostandoli in una cittadella ad hoc

L’idea non è direttamente del fondatore del M5S, ma lui la rilancia sulla sua pagina Facebook

Stato, ingiustizie

Quirinale - scorcio angolato

Basta Montecitorio. E Palazzo Madama. E Palazzo Chigi. E il Quirinale. Le istituzioni politiche dovrebbero sloggiare dalle loro sedi storiche e trasferirsi altrove. Più in particolare, in una cittadella da realizzare appositamente. Sempre nel territorio comunale di Roma, ma nell’estrema periferia. Zona proposta: quella tra la Magliana e Fiumicino.

A lanciare l’idea sono Gabriele Gattozzi e Franco Maranzana, ma a rilanciarla – e ad accrescerne di colpo il peso – è Beppe Grillo. Che prima pubblica lo scritto nel suo celeberrimo blog e poi lo inserisce anche nella propria pagina Facebook, facendolo precedere da questa breve ma drastica introduzione: “La Città Eterna dovrebbe essere svuotata e liberata da tutti i “palazzi” della politica con una nuova cittadella federale dove relegare tutti gli apparati dello Stato, dal Parlamento al Governo, ai Ministeri”.

Potrebbe sembrare solo una provocazione. Una delle tante alle quali ci ha abituati il vulcanico comico genovese, tra la verve satirica dei suoi spettacoli e i sarcasmi sfrenati delle sue arringhe da capopopolo. Ma non è detto che lo sia. O che lo debba restare.

La proposta è tutt’altro che infondata. Sia sul piano simbolico, sia su quello pratico. Sul piano simbolico, si tratterebbe di mandare un potente segnale di discontinuità col passato. Ovvero, come scrivono Gattozzi e Maranzana, con le pomposità da Ancien Régime (e infatti citano anch’essi il citatissimo  Alexis de Tocqueville, e in particolare il suo ‘L’Ancien Régime et la Révolution’ che uscì nel lontanissimo 1856).

Sul piano pratico, la ricollocazione porterebbe ad alleggerire il centro di Roma dell’ingombrante presenza del Parlamento e della Presidenza della Repubblica, nonché delle altre sedi che svolgono funzioni collaterali. Fine degli andirivieni delle varie autorità e dei loro ospiti in pompa magna, come anche delle fitte schiere dei sottopanza e dei lobbisti, e persino delle folle tumultuose che calano a Roma per manifestazioni e cortei.

Ovvio: si parla di un futuro tutt’altro che ravvicinato, visti i tempi richiesti per arrivare all’ipotetica decisione e poi alla costruzione degli insediamenti necessari e infine al trasloco. Ma potrebbe valere la pena di rifletterci sul serio.  

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