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Governo Meloni, i retroscena e le ultime indiscrezioni

Governo Meloni: retroscena e ultime indiscrezioni di un governo debole

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

La tregua con Silvio Berlusconi è durata meno di 24 ore. Berlusconi, è sempre il solito. Meloni non ha fatto nulla per convincerlo perché, alla fine, le trattative per i ministri sono state troppo sbilanciate. Meloni ha fatto tutto per Salvini, per salvargli la segreteria e per staccarlo dall’alleanza con Berlusconi.
In realtà a Forza Italia, oggettivamente, Meloni ha dato troppo poco e Berlusconi, giustamente, vuole di più.

Da qui tutti i dissidi. Aggiungiamo anche che Berlusconi, come personaggio politico, è stato quello che è stato e non accetta la leadership di Giorgia Meloni.
La tratta ancora come fosse una ragazzina, come fosse ancora il suo Ministro della Gioventù, insomma. Questo è uno dei temi di fondo. Vedremo se riescono a chiudere.

Meloni vorrebbe chiudere entro domenica, con Mattarella, ma è chiaro che, se continua così, è difficile. Se riuscisse, farà partire un Governo troppo debole, che può venire giù alla prima crisi o al primo problema nazionale o internazionale.

Un governo che parte debole è uno azzoppato, ed è un rischio per il Paese

All’Italia serve un governo molto forte e molto autorevole. Questo non è autorevole, perché i nomi che circolano dei Ministri sono tutti abbastanza ordinari. Non ci sono fenomeni, non c’è nulla che faccia gridare al miracolo.

I nomi sono tutti di politici di livello medio. Non ci sono né gli Andreotti, né un Cossiga e nemmeno un Forlani. Vuole nominare come Ministri tutti politici di statura medio-bassa. Non avrà autorevolezza ai tavoli internazionali.

Pure Giorgetti, se diventerà Ministro dell’Economia, non ha le caratteristiche per trattare ad alto livello, non è certo la persona giusta. Giorgetti è un politico tutto italiano, tutto parlamentare, non è una figura che ha grandi rapporti internazionali, che servono adesso soprattutto al Ministero dell’Economia.

Se parte un governo così debole, diventa un rischio per il Paese. Giorgia Meloni faccia bene i conti. Se riesce a fare un Governo, degno di questo nome, è bene. Altrimenti, se è solo un fatto di spartizione di poltrone, lasci perdere perché il Paese non ha bisogno dell’ennesimo governicchio.

È  tornata la politica, e non è un male in sé che sia tornata, anzi, in termini generali è un bene; il problema è che è tornata la politica con la “p” minuscola.

È  tornato il teatrino della politica

Questo teatrino, con le guerre di mezzo, al Paese non serve, senza considerare che sono stati eletti due personaggi a Camera e Senato… La Russa può anche andar bene, però La Russa deve capire che il Presidente del Senato è di tutti e si deve comportare come tale, cioè deve smettere di fare il capocorrente. Deve anche apparire super partes, e se non lo capisce l’Italia ha un problema.
Lo stesso dicasi su Fontana, perché qualche cosa su Putin la doveva dire. Lui rappresenta tutti gli italiani e la sua posizione su Putin sappiamo qual è. Anche lui rappresenta tutti gli italiani, Fontana. Non rappresenta solamente la parte cattolica o la parte Leghista, che ha dei dubbi sulle sanzioni.

Rappresenta tutta l’Italia e si deve attenere a quella che è la posizione ufficiale dell’Italia. In quanto rappresentante delle istituzioni deve avere opinioni istituzionali, non può mettersi a fare il leghista che ha ancora un certo affetto per Putin e via dicendo. Non deve ragionare come leghista o come capo di una corrente leghista o solamente come cattolico, alla presidenza della Camera rappresenta tutti gli italiani, anche chi non la pensa come lui e anche chi non è cattolici. 

Abbiamo un vulnus  serio delle istituzioni. La Russa che deve smetterla di fare il capocorrente e deve smetterla di partecipare alle riunioni politiche: se sei il Presidente del Senato devi attenerti a delle regole molto formali, altrimenti non lo fai. E Fontana uguale, deve rispecchiare le opinioni di tutti gli italiani, non può dire solo quello che gli fa comodo, altrimenti fai il capo politico non fai il Presidente della Camera.