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Gli eroi dei film e dei fumetti non invecchiano mai

Maciste non stringeva mani, Ercole non ha mai baciato sulle guance e Sansone non abbracciava nessun e salutavano sempre da lontano, perché?

Superman, fumetto

Superman

Ercole, Maciste e Sansone, gli eroi mitologici dei film Peplum, dopo aver liberato il solito villaggio dalle grinfie malvage del cattivo di turno, montavano a cavallo e galoppavano verso la collina più vicina. Lì si fermavano e dall’altura salutavano, sbracciandosi ampiamente, a volte con un solo arto, facendolo lentamente oscillare dal lato destro al lato sinistro, gli abitanti che avevano appena chiesto al loro liberatore : “Resta con noi!” e al che l’eroe rispondeva: “Non posso, altrove hanno bisogno di me“.

Maciste non stringeva mani, Ercole non ha mai baciato sulle guance e Sansone non abbracciava nessuno. Il saluto di commiato avveniva da lontano, sempre, perché?

I misteri dei personaggi di film, telefilm e fumetti

Don Diego de La Vega, in arte Zorro, era dotato di un paio di meravigliosi baffetti da sparviero (così li avrebbe definiti Ezio Greggio durante gli anni di Drive-in). E quando indossava cappello e mascherina nera, per celare la propria segreta identità, non era così poi difficile scoprire chi si nascondesse dietro al camuffamento. Forse sarebbe stato più semplice radersi i baffetti durante la vita da borghese e indossarne dei posticci al momento di salire in groppa al proprio cavallo Tornado, vestito nero, per combattere i nemici del popolo.

Tarzan, dall’indimenticabile Johnny Weissmuller, a quello del film con la Jane di Bo Derek, fino a Christopher Lambert (che poi andrebbe pronunciato alla francese perché è francese), era sempre puntualmente e perfettamente liscio sul viso, sotto le ascelle e sul petto. Nemmeno un pelo. Forse soffriva di una qualche forma di alopecia? O forse nella giungla vi era un estetista presso il quale si rivolgeva quotidianamente?

Ecco Superman

Per non parlare di Superman: come faceva a radersi? Nel film “L’uomo d’acciaio“ di Zack Snyder, vediamo all’inizio un Clark Kent con la barba e poi, fino alla fine della pellicola, lo stesso perfettamente rasato. Ma se la barba di Superman è indistruttibile, come il resto del corpo, come avrà fatto? Nel primo film sul super eroe del 1978 con l’indimenticabile Christopher Reeve, la giornalista Lois Lane, collega di Clark presso il Daily Planet, durante un’intervista all’uomo d’acciaio gli chiede se lui si nutrisse ed egli risponde: “Certo, come tutti”.

Ma la domanda è: se Superman mangia, allora farà anche la cacca e se Superman è d’acciaio allora anche i suoi escrementi saranno d’acciaio! Come vengono smaltiti? Dove la fa? Se dovesse intasare lo scarico fognario, sarebbe impossibile liberarlo, neppure Mastro Lindo potrebbe qualcosa contro le feci indistruttibili dell’eroe di Krypton!

Anche questa storia dei bisogni fisiologici è curiosa. I protagonisti dei film non vanno mai al bagno. Solamente nel film Creed, il giovane pugile figlio dell’indimenticabile Apollo, prima di salire sul ring dice a Rocky: “Scusami, mi scappa, devo andare a fare la cacca”.

Caso forse unico nella storia del cinema.

Per non parlare dell’igiene personale

I protagonisti dei film, generalmente, quando rientrano in casa, non si tolgono le scarpe, non si lavano le mani né il viso, tanto meno si fanno il bidet. Entrano in camera da letto, si spogliano e si infilano sotto le lenzuola.

Oppure l’eroe di turno, che dopo aver vissuto una giornata infernale durante la quale hanno tentato di ucciderlo, di investirlo, ha corso, ha sudato, è caduto in una fogna, è riuscito anche smangiucchiare a destra e sinistra quello che trovava, sporco, puzzolente e con il fiato che avrebbe battuto in una gara di alitosi anche Giuliana, la sorella del Pomata che nel film “Febbre da cavallo” era soprannominata “tornado il vento che uccide”, finalmente incontra la protagonista femminile e la bacia appassionatamente. C’è da rabbrividire per la poveretta…

Per non parlare di quando i due finiscono a letto e la regia ci fa intuire (a volte intravedere) che hanno sperimentato almeno il novanta per cento delle posizioni descritte nel Kamasutra. Eppure, a cose fatte, lei puntualmente si copre il seno con il lenzuolo. 

Poi ci sono anche dei misteri tecnici, pratici.

Nei film western, normalmente il cowboy di turno ha con sé una carabina o un revolver che generalmente è dotato di tamburo a sei colpi. Eppure durante i duelli di colpi ne esplode almeno il doppio senza mai ricaricare. Oppure l’eroe del film d’azione che dopo aver ucciso in una stanza una decina di nemici armati fino ai denti, si accorge che la propria arma è scarica, quindi la getta e prosegue a mani nude. Perché non raccoglie le armi dei nemici sconfitti? Mistero.

Gli eroi dei fumetti non invecchiano mai

Ci sono poi dei personaggi, come quelli dei fumetti, alcuni dei quali dovrebbero ormai essersi ritirati per sopraggiunti limiti di età. Come Tex Willer che oggi avrebbe 76 anni eppure è sempre giovanissimo. Non invecchiano mai e non si cambiano mai, o quasi, di abito. Zagor doveva essere una specie di zozzone: viveva in una palude e indossava sempre la stessa maglietta rossa. Tex, in arte Aquila della notte, almeno aveva tre costumi principali: la giacca di pelle con le frange, una camicia rossa e quella storica gialla. Segno che almeno ogni tanto passava in tintoria.

Ercole era minimalista. Indossava un gonnellino, dei calzari, dei polsini e un cinturone in cuoio e una banda di una ventina di centimetri di larghezza, tipo la bandoliera bianca dei Carabinieri, che gli pendeva da una spalla fino a scendere al lato opposto dei fianchi. Che fosse estate, inverno, che si trovasse nell’Ade o nella palude Stigia, Ercole era sempre mezzo nudo.

Ma soprattutto, anche se era dotato di una forza sovrumana, capace di sollevare macigni giganteschi e sradicare alberi, quando si trattava di allargare le sbarre di una cella non ci riusciva mai al primo colpo! i primi due tre tentativi lo vedevano sudare, soffrire, fallire. Ma al quarto tentativo, finalmente le sbarre di ferro cedevano come fossero fatte di gomma.

Vogliamo parlare di Actarus il pilota di Goldrake? Quel poveretto, per poter raggiungere il proprio robot, era costretto ogni volta a correre lungo un corridoio lunghissimo, gettarsi attraverso una botola ubicata su una parete (simile a quella che si usa nei palazzi degli Stati Uniti per gettare l’immondizia o negli hotel per far giungere la biancheria sporca fino in lavanderia nel seminterrato) e dopo essere scivolato in un tubo metallico lunghissimo e claustrofobico era costretto a prodursi in un salto mortale tremendo che avrebbe  provocato a chiunque, a lungo andare, una fastidiosissima lombosciatalgia, il tutto per finire sul sedile della cabina di comando, posta nella testa del gigantesco robot d’acciaio. Non era più semplice raggiungere il mezzo magari con un piccolo veicolo elettrico direttamente e alla fine salire con l’ausilio di una scaletta?

E poi, chi allestiva tutte queste caverne misteriose e chi costruiva questi hangar nascosti? Come si faceva a mantenerne i segreti? Forse gli operai venivano sepolti vivi, a lavori ultimati, come si usava un tempo con la manodopera che erigeva templi e piramidi dell’Antico Egitto.

Alla fine teniamoci stretti i nostri eroi, anche con le loro bizzarrie, perché il mondo ne ha bisogno più che mai.

Questi e molti altri enigmi resteranno irrisolti, così come il criterio con cui vengono tradotti in italiano i titoli dei film stranieri, spesso in modo bizzarro, lontanissimi dal significato originale, per incomprensibile e rocambolesca fantasia o semplice pudore. 

Troy, il film epico con Brad Pitt nel ruolo di Achille, avrebbe mai potuto essere tradotto in “Troia” ?

Ma questo è un altro articolo…