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Gli antibiotici non funzionano più? “La grande inchiesta di Report” spiega perché

Il libro dei giornalisti di Report, Valesini e Ciccolella: “Senza politiche efficaci si rischiano danni maggiori di quelli della pandemia”

Il libro "La grande inchiesta di Report" e gli autori Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella

Il libro "La grande inchiesta di Report" e gli autori Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella

Il lavoro è volto a indagare cause e conseguenze di una delle piaghe sociosanitarie ed economiche dell’era contemporanea. Cause, effetti, errori, ma soprattutto domande e risposte, date e non pervenute in tema di antibiotici e Covid 19. Di questo e molto altro racconta “La grande inchiesta di Report sulla Pandemia“, il lavoro letterario a cura di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella, con introduzione di Sigfrido Ranucci, edito dalla casa editrice Chiare Lettere.

I giornalisti di una delle trasmissioni cardine della televisione italiana, all’indomani dello scoop sul piano pandemico, attraverso uno scrupoloso lavoro investigativo provano ad approfondire un delicatissimo tema: quello dell’antibiotico-resistenza, che pare attestare la sempre crescente forza dei batteri.

Una teoria secondo la quale stiamo andando inesorabilmente incontro all’inefficacia di antibiotici. “Siamo di fronte a una nuova pandemia completamente trascurata”, afferma Sigfrido Ranucci nell’introduzione.

L’approfondimento intende sottolineare come le multinazionali farmaceutiche, attraverso azioni di lobbying sempre più invasive, per meri interessi economici, provano a orientare la nuova legislazione europea sui farmaci.

Abbiamo intervistato uno dei due autori, il giornalista di Report Giulio Valesini per un racconto del libro.

Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella
Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella

Report si è occupata di una pandemia silenziosa” – ha detto Valesini al nostro giornale –  “che è diventata negli anni un’emergenza sanitaria tra le più importanti e che rischia di diventare in futuro un’emergenza paragonabile a quella del cancro. Parliamo dell’antibiotico-resistenza, cioè di quei batteri ormai sempre più numerosi che resistono alle cure degli antibiotici. Solo per dare qualche dato nel 2020, l’anno in cui il Covid è arrivato, nel mondo sono morti 1 milione e 300 mila persone per infezioni batteriche resistenti agli antibiotici. L’ Italia è il fanalino di coda, ha il record di morti per antibiotico-resistenza ufficialmente di 15mila morti. Abbiamo però la certezza di un numero maggiore. Il rapporto scritto da Jim O’Neill, prevede che in caso di non intervento, da qui al 2050 ci saranno 10milioni di morti al mondo per antibiotico-resistenza. Secondo le ultimissime stime, dopo il Covid probabilmente questa tendenza sarà accelerata ulteriormente, arrivando a questa previsione di morti prima del 2050. L’inchiesta è diventata poi un libro”.

Come è nata l’idea di scriverlo?

“Siamo partiti da una scoperta incredibile ed eclatante. Secondo l’ex Direttore Generale alla prevenzione del Ministero della Salute, Claudio D’Amario il 40% circa dei pazienti morti per Covid in realtà si è beccato un’infezione ospedaliera da batteri-resistenti ed è morto successivamente a queste complicanze”.

Come siete venuti a conoscenza di questo?

“Ce ne siamo accorti dopo la segnalazione del figlio di un paziente morto per Covid. Il paziente dopo venti giorni di terapia intensiva si era negativizzato, ma nel frattempo si era beccato 7 infezioni da batteri multiresistenti agli antibiotici dentro le terapie intensive. Tutto ciò è dovuto al fatto che all’interno delle terapie intensive italiane, soprattutto nei primi mesi, ma anche durante la seconda ondata, c’è stata una calca, un’eccessiva presenza di pazienti all’interno delle terapie intensive e una scarsa prevenzione verso quelle che sono le infezioni ospedaliere. Molti pazienti hanno contratto queste infezioni col fisico debilitato già dal Covid. Pertanto, i numeri di morti per Covid andrebbero anche da questo punto di vista riscritti“.

Quali sono le cause di questo fenomeno?

“Principalmente due: la prima è la cattiva abitudine delle persone di farsi prescrivere o autoprescriversi l’antibiotico anche per malattie che non sono batteriche. La seconda è che in Italia c’è una scarsissima strategia per arginare le infezioni ospedaliere che provocano queste infezioni da batteri multiresistenti, che in molti casi risultano letali”.

Qual è la situazione legata agli investimenti nel nostro Paese?

“L’Italia si è dimostrata assolutamente carente in relazione a prevenzioni e investimenti in questa direzione. Come abbiamo scoperto con Report, i 40 milioni sono stati incredibilmente non spesi perché il Ministero della Salute ha sbagliato a scrivere la norma. Sono soldi che sono rimasti fermi al palo. In Italia dal 2017 in poi l’Italia ha speso 0 euro in prevenzione, formazione e in tutti quelli strumenti per contrastare il fenomeno delle infezioni ospedaliere”.

Qual è il rischio più grosso che corriamo?

“Se perdiamo gli antibiotici, come scriviamo nel libro, rischiamo di perdere la medicina moderna. Tutte le operazioni da quelle più banali a quelle più complesse comportano l’utilizzo di antibiotici per evitare le infezioni. Nel momento in cui questi antibiotici che noi usiamo troppo e male perdono la loro efficacia, c’è il rischio di perdere la possibilità di fare degli interventi banali e quindi ci si prospetta la fine della medicina moderna. In questo hanno un ruolo anche le aziende farmaceutiche che hanno disincentivato e tolto investimenti sulle ricerche incentrate sui nuovi antibiotici. Per le aziende questo tipo di ricerca costa troppo e quindi non ne producono. Stanno chiendendo all’Unione Europea di poter ricevere quello che noi abbiamo criticato tantissimo, cioè un voucher”.

Di che si tratta?

“In cambio dell’investimento nella produzione di nuovi antibiotici, sarebbe data la possibilità di estendere di un anno l’esclusività brevettuale di un farmaco a loro scelta. Consideriamo ad esempio un farmaco antitumorale il cui ciclo può costare 20-30mila euro per cura. Si potrebbe estendere l’esclusività del brevetto a quel farmaco, impedendo l’arrivo del generico che costerebbe molto meno. Ne parliamo attraverso interviste presenti nel libro. Ci sono aziende che si sono arricchite abbondantemente sia con i vaccini che con tutto il resto delle vendite farmaceutiche. Ci sono aziende che fatturano miliardi di euro che non investono in nuovi antibiotici. Jim O’Neill, intervistato nel libro sostiene che se i governanti non mettono subito in piedi delle politiche efficaci, quello che abbiamo visto col Covid sembrerà una festa in giardino. Secondo lui le aziende stanno aspettando che l’emergenza diventi drammatica per spingere ancora di più il banco della trattativa con gli enti regolatori”.