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Giubileo straordinario, un’arma a doppio taglio

Alcune considerazioni sui pro ed i contro dell’ospitare un tale evento nella nostra città

25 milioni di fedeli: questa la stima sulla marea umana che dovrebbe riversarsi nella città di Roma tra l'8 dicembre 2015 ed il 26 novembre 2016, in occasione del nuovo Giubileo straordinario indetto per il 2015 da Papa Francesco. Va però detto che queste stime che potrebbero però essere al ribasso, giacché come avvenne per lo scorso evento, esse sono state calcolate sul precedente Giubileo (quello del 2000); a sua volta, le stime su quest'ultimo erano state fatte su quello precedente ancora, e si erano infatti rivelate a ribasso.

A prescindere dal potenziale effettivo, che può variare di qualche milione, resta il fatto che una cifra così grande, come sempre avviene, si rivela essere una proverbiale arma doppio taglio che occorre maneggiare con estrema cura, onde evitare che possa ritorcersi contro la cittadinanza. In effetti, un'affluenza così imponente è una indubbia ricchezza per la città: una pioggia di denaro che cadrebbe come manna dal cielo su una città persa nel deserto della crisi, della contrazione delle vendite e del peggioramento sociale.

Tanto per capirci, basta tener conto che nel Giubileo del 2000 la permanenza dei pellegrini nella città fruttò ben 13mila miliardi delle vecchie lire, distribuiti su commercianti, albergatori, ristoratori, agenzie ecc. A loro volta, per una semplice ragione di mercato, quel denaro è stato ridistribuito tra dipendenti, aziende fornitrici ed altre realtà economiche direttamente o indirettamente legate a quel mondo. A nessuno è quindi mancata la sua parte.

Oggi come oggi, riuscire ad ottenere allora una cifra anche soltanto vicina a quella, significherebbe dare un volto nuovo alla città ed alla sua cittadinanza, che con un anno così andrebbe certo a risollevarsi. E non si stanno contando le possibili (molto potenziali, invero) entrate pubbliche da una così alta permanenza (iva sugli acquisti, tasse di soggiorno ecc.), che in parte andrebbero anche al Comune, oggi così finanziariamente malridotto.

L'effetto salubre di un tale flusso di denaro chiede però un prezzo molto alto, che rappresenta l'altra lama dell'arma Giubileo: l'insostenibilità infrastrutturale di ospitare, nel corso di un anno, un numero di persone pari alla somma dell'intera popolazione della Romania e quella della Croazia. La nostra città ha già infatti enormi problemi non solo a far muovere i suoi abitanti (attorno ai 3 milioni), ma anche i turisti che ogni giorno affollano le nostre strade, e che mettono a dura prova l'intero sistema di trasporti cittadino. Questi fedeli, questi pellegrini che inonderanno la nostra città, in qualche maniera dovranno infatti pur muoversi. E se si tiene conto che, come già avvenuto, molti tra di loro (se non la maggioranza) alloggeranno nelle periferie, non ci è difficile immaginare l'intasamento più totale e completo dei mezzi di trasporto pubblici, già oggi, come detto, in seria difficoltà.

Certo, le agenzie direttamente collegate con l'evento faranno del loro meglio per offrire ai fedeli mezzi paralleli per muoversi, ma questo non farà altro che spostare il problema da un binario all'altro. Già oggi infatti i trasporti privati (pullman) legati al turismo religioso sono oggetto di fortissime critiche, giacché considerati ingombranti e parziali responsabili del traffico cittadino, ed è facile credere che in corrispondenza con il Giubileo il loro numero (o quantomeno la loro attività) non farà altro che aumentare. Se quindi i turisti si sposteranno in autobus privati anziché pubblici, il problema, come detto, sarà solo spostato: aumenterà il traffico, con conseguenze negative per la viabilità.

Quale la soluzione allora? Come riuscire a non farsi scappare un'occasione d'oro (nel vero senso della parola) e al tempo stesso non indurre i cittadini romani alla nevrosi da traffico, evitando di congestionare una città per un anno? Servirebbe qualcosa che a Roma non si vede da molto tempo: una programmazione, certo con l'ausilio e il pieno sostegno del Ministero dei Trasporti, di un piano straordinario (non legalmente: sappiamo bene che gli eventi straordinari, da noi in Italia, significano ruberie a mani basse) quantomeno di sistemazione delle infrastrutture già in uso.

Non sarebbe poi cattiva l'idea di (se possibile) arrivare a un accordo con le aziende di trasporto private, al fine di stabilire, anche solo temporaneamente, un certo numero di linee pubbliche in più. Se infatti il Comune non può attualmente permettersi né acquistare nuovi mezzi di trasporto né di assumere altri autisti, sarebbe potenzialmente possibile accordarsi con le linee private affinché mettano a disposizione personale e mezzi, ottenendo magari sgravi fiscali e alte percentuali sui biglietti pagati all'interno dei loro mezzi. In tal modo, nella peggiore delle aspettative noi saremmo riusciti quantomeno ad arginare gli effetti negativi di quello che, se tutto andrà come previsto, sarà l'evento più numericamente rilevante che Roma ospiti da quasi vent'anni. 

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