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Giornata internazionale dei popoli Rom e Sinti. Li conosciamo davvero?

“Alcuni politici dicono che bisogna mandarli via, ma dove? Vivono da 6 o 7 secoli in Europa con noi”

Oggi, mercoledì 8 aprile, è la giornata internazionale dedicata ai Rom, Sinti e Gitani, insomma tutte quelle etnie e culture provenienti dall’India, le quali nel corso dei secoli si sono spostate in Europa, portando la loro ricchezza antropologica. Oggi la questione noamdi è al centro di dibattitti e discussioni accese, strumentalizzate anche da diverse fazioni politiche. Ma conosciamo meglio questi popoli e la loro sorprendente storia con l’aiuto di Marco Guidi, esperto di Medio Oriente, Islam, a lungo inviato di guerra per “Il Messaggero”:

“Oggi è la giornata dell’orgoglio della cultura rom e sinti ma anche di Caltaresh, Kale, Gitani, cioè di tutti quei popoli che hanno una comune ascendenza dall’India. Sembra che fra il XII e XIII secolo questi popoli si siano mossi verso Occidente. Ma la loro provienienza dall’India è provata dal fatto che la lingua dei rom e dei sinti è una lingua indoeuropea che discende chiaramente dall’hindi. Anche se poi ciascuna varia in relazione al luogo dove il ceppo di popolazione si è insediato.

Erano popoli nomadi ma quando sono venuti a contatto con l’impero bizantino nel XIV secolo e poi con quello musulmano e balcanico, e nel XV secolo con l’Europa, per loro non vi è stato più posto: è scoppiata così una guerra con i popoli stanziali ma i mezzi militari e numeri hanno decretato la sconfitta di questi popoli viaggiatori. Hanno così iniziato a praticare mestieri che gli stanziali non praticano, erano infatti abilissimi allevatori di cavalli e lavoratori di metallo come bronzo e rame. La loro cultura è complessa, con un forte senso per la famiglia che si allarga a parenti anche lontani, cugini e zii. Si tratta di una società patriarcale ma la donna gode di un certo rispetto. Anche più delle donne italiane, negli anni ’60 del nostro paese. Sono eccellenze celebri la musica gitana e l’arte circense”.

Che tipo di relazioni sociali e politiche hanno intrattenuto questi popoli una volta usciti dall’India?

“In Occidente hanno intrattenuto relazioni diverse con i popoli stanziali: a Bisanzio non sono stati ben accetti così hanno iniziato a presentarsi come cristiani egiziani fuggiti dalle persecuzioni musulmane che avrebbero dovuto scontare lì la loro penitenza. Esibiscono così lettere false. In Italia nel 1400 sono stai ospitati poi cacciati perché questa penitenza durava più del previsto.

La loro sorte fu diversa a seconda dei Paesi in cui si trovavano: in Romania schiavizzati, nei balcani musulmani apprezzati artigiani, nell’impero ottomano vennero tollerati, in Occidente le loro tecniche arcaiche diventarono sempre sempre più di nicchia tagliandoli fuori dall’economia. Niente più Calderai ma caldaie moderne, niente cavalli ma carri armati e trattori. Per questo hanno intrapreso uno stile di vita marginale con elemosine e attività circensi come quella della famosa famiglia Orfei. Il 27 gennaio del 1945 quando l’Armata Rossa entrò ad Auschwitz trovò su 7mila sopravvissuti, solo 4 zingari superstiti. Erano stati sterminati nei primi di agosto del ’44, perché considerati una razza nefasta. Sebbene sicuramente come origini europee, ne hanno più gli zingari che i tedeschi!”.

Qual è la situazione che vivono in Italia questi popoli?

“In Italia sono circa 120 mila e risiedono da secoli in Italia, soprattutto in Abruzzo e nelle regioni centrali. Molti cognomi che crediamo solo italiani sono cognomi rom. Santino Spinelli per esempio è un professore universitario e così molti musicisti che amiamo, sono rom. In Italia sono considerati ladri e sfruttatori, in Francia è diverso, in Spagna grazie al loro apporto alla danza del flamenco sono soggetti a tutta un’altra considerazione. In Irlanda rapparesentano una minoranza ricchissima perché allevano cavalli da corsa. Nel Rione Rancitelli a Pescara abitano zingari con i loro cavalli. Speso la politica soprattutto di destra ne fa un capro espiatorio sociale diendo che bisogna mandarli via: ma via dove? Vivono da 6 o 7 secoli in Europa con noi, stanziali e talvolta nonostante noi, stanziali”.

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