Fori Imperiali, il mistero della bici bianca: perché continua a parlare dopo 15 anni
La storia di Eva, ciclista ventottenne travolta da un taxi nel 2009 su via dei Fori Imperiali, torna al centro dell’attenzione
Bici bianca ai Fori Imperiali
La “bici fantasma” ai piedi dei Fori Imperiali è uno di quei segni urbani che i romani conoscono bene, anche quando non ne ricordano la storia. È lì da più di quindici anni, legata a un palo della luce, immobile e bianca, e ogni giorno si confonde tra i turisti e il traffico che scorre. Ma quella bicicletta non è un arredo urbano: è un ricordo, un monito, una ferita ancora aperta.
La storia di Eva, la ciclista travolta ai Fori
Racconta la storia di Eva, una ragazza di 28 anni originaria di Brno, travolta da un taxi nella notte tra il 29 e il 30 ottobre 2009 mentre tornava a casa dopo il lavoro. Morì due giorni dopo, all’ospedale Fatebenefratelli. Da allora, quel luogo non è più solo un punto della mappa: è diventato una memoria collettiva.
Cosa accadde quella notte ai Fori Imperiali
Secondo diversi amici e ciclisti, la tragedia passò quasi sotto silenzio. Pochi articoli, quasi nessuna presenza istituzionale, nessun sostegno alla famiglia della giovane, arrivata a Roma da sola per affrontare le pratiche più dolorose. Eva era molto conosciuta nel mondo delle ciclofficine romane, partecipava alle iniziative dei Ciclonauti e dei gruppi che promuovevano la mobilità sostenibile.
Quegli stessi gruppi organizzarono una fiaccolata una settimana dopo la sua morte, denunciando il silenzio che avvolgeva la vicenda.
La nascita della “bici fantasma” e il significato per i ciclisti romani
Fu proprio da quel dolore collettivo che nacque l’idea della “bici fantasma”, una tradizione internazionale che prevede di lasciare una bicicletta dipinta di bianco nel punto esatto in cui un ciclista ha perso la vita. La bici di Eva fu posizionata sul tratto più iconico di Roma, via dei Fori Imperiali, allora ancora aperta al traffico privato.
Da quel momento, il memoriale è diventato un luogo di sosta e riflessione: fiori, biglietti, pensieri lasciati da amici, ciclisti, passanti. Un simbolo di una battaglia per la sicurezza stradale che Roma continua a combattere ogni giorno.
Le parole che ancora oggi colpiscono: “Roma, città della mortalità sostenibile”
Durante la fiaccolata del 2009 apparve uno striscione che fece discutere: “Roma, città della mortalità sostenibile”. Un’espressione durissima, scelta non per provocare ma per rappresentare l’esperienza quotidiana dei ciclisti: spostarsi in città richiede attenzione costante e spesso significa confrontarsi con comportamenti aggressivi, manovre improvvise, mancanza di rispetto delle regole basilari della strada.
Il furto del memoriale e la reazione della città
Nel 2012 ignoti rubarono la prima bici fantasma. Un atto che ferì nuovamente chi aveva trovato in quel simbolo un modo per elaborare la perdita. Gli attivisti di Salvaiciclisti si mobilitarono immediatamente e installarono una nuova bicicletta bianca, che oggi continua a ricordare Eva.
Un monito ancora attuale
La storia di Eva non appartiene solo al passato. Ogni anno a Roma gli incidenti che coinvolgono ciclisti sono numerosi, spesso causati da distrazione o velocità eccessiva. La bici fantasma dei Fori è diventata un punto di riferimento per le battaglie sulla ciclabilità, ma è anche un invito diretto agli automobilisti: rispettare chi si muove su due ruote è un atto di responsabilità civile, prima ancora che una regola del Codice della Strada.
