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Fiumicino: Daspo urbano e maxi multe. Ma non chiamateli tassisti, sono solo abusivi

C’è una pratica costante, anche se sommersa: autisti senza licenza, o con licenza non valida per operare dentro l’aeroporto, che attendono i passeggeri agli arrivi

Taxi, Fco Aeroporto

Negli ultimi giorni i carabinieri della Compagnia Aeroporti di Roma hanno intensificato la sorveglianza nell’area degli arrivi dei Terminal 1 e 3 dell’aeroporto Leonardo da Vinci, diventata zona critica per l’offerta irregolare di servizi di trasporto. Diversi conducenti sono stati sorpresi a “procacciare” clienti — ovvero, proporre corse irregolari a passeggeri — senza avere titolo né autorizzazioni valide.

In un’operazione recente sono stati multati cinque autisti NCC e un autista di taxi abusivo, con sanzioni per un totale circa di 11.000 euro. A uno dei conducenti è stato notificato un Daspo urbano della durata di due anni (divieto di avvicinarsi all’area aeroportuale), emesso dalla Questura di Roma, e altri soggetti hanno ricevuto l’ordine di allontanamento dallo scalo per 48 ore.

Questo intervento non è isolato. In una precedente operazione, mascherata dietro blitz e normali controlli, furono notificati Daspo urbani a nove autisti abusivi di taxi, con durate che andavano da otto mesi a un anno, impedendo loro di frequentare l’aeroporto. Le misure si accompagnavano a richieste preventive della Divisione Anticrimine su proposta dei carabinieri di Fiumicino.

In un altro episodio, durante i controlli nel marzo 2025, furono multati 13 autisti NCC e 3 autisti abusivi di taxi — sorpresi mentre offrivano corse a passeggeri appena sbarcati — per un totale che si avvicinava ai 35.000 euro.

Insomma: l’abusivismo sotto le insegne di taxi e NCC torna a essere bersaglio prioritario nelle politiche di controllo aeroportuale.

Il nostro umile suggerimento a forze dell’ordine e colleghi della stampa di non regalare agli abusivi una professione che non hanno: non sono tassisti ma autisti abusivi; non sono NCC ma autisti abusivi.

Le modalità degli abusivi: come operano e dove colpiscono

Dietro queste operazioni c’è una pratica costante, anche se sommersa: autisti senza licenza, o con licenza non valida per operare dentro l’aeroporto, che attendono i passeggeri agli arrivi per proporre corse verso il centro di Roma, con tariffe spesso elevate o variabili, e senza alcuna garanzia. I viaggiatori — spesso stranieri, o semplicemente distratti — si ritrovano coinvolti in un circuito irregolare senza rendersene pienamente conto.

Una caratteristica ricorrente è la mancanza di documentazione attestante la richiesta del servizio, ovvero l’avente titolo per prendere un cliente: in molti casi, i conducenti non hanno nemmeno un modulo o un’autorizzazione visibile. Altri operano al di fuori degli stalli predisposti, lungo percorsi non autorizzati, aggirando le regole aeroportuali.

Un dato emerso nelle cronache locali è che alcuni autisti colpiti dai provvedimenti erano stati più volte sorpresi a “procacciare” clienti: da qui l’adozione del Daspo urbano come misura preventiva per impedirne l’accesso all’area aeroportuale per periodi prolungati.

Le forze dell’ordine rispondono: denunce, multe e Daspo

La strategia messa in campo è triplice:

  1. Denunce penali per esercizio abusivo della professione (quando riscontrabile).
  2. Sanzioni amministrative: multe elevate (nell’operazione recente, fino a circa 11.000 euro in totale) a conducenti e, talvolta, a società collaterali (es. car valet).
  3. Provvedimenti di prevenzione: Daspo urbano e ordini di allontanamento dall’aeroporto per 48 ore. Nel caso più recente, un conducente ha ricevuto un Daspo urbano valido per due anni.

Questi ultimi strumenti diventano importanti proprio perché colpiscono non solo l’illecito in corso, ma anche le condotte recidive: impedendo l’accesso allo scalo, si tenta di tagliare per tempo la ripetizione dell’abuso.

È importante notare che l’efficacia del Daspo urbano, già sperimentata in altri casi (come i nove autisti abusivi coinvolti nel 2023), dipende dal presidio costante e dalla capacità delle forze dell’ordine di monitorare il rispetto del divieto.

Cosa cambia per i passeggeri

L’azione repressiva ha un duplice obiettivo: tutelare l’utente finale (il passeggero) — che non può essere oggetto di tariffe arbitrarie o servizi irregolari — e salvaguardare la credibilità del sistema di trasporto ufficiale.

Nel contesto aeroportuale, dove l’afflusso di turisti rende le situazioni più vulnerabili a frodi e scorrettezze, un controllo rigoroso è fondamentale per evitare che episodi isolati (ma gravi) possano minare la fiducia nel servizio taxi o NCC legittimo.

D’altro canto, l’iniziativa serve da deterrente: sapere che si rischiano denunce e divieti per entrare nello scalo potrebbe dissuadere molti abusivi dal tentare la “corsa facile”.

Tuttavia, la messa in sicurezza totale non si raggiunge solo con le sanzioni. Occorre una presenza istituzionale costante, una comunicazione efficiente verso i passeggeri (indicare chiaramente dove fermarsi, cosa chiedere, come denunciare) e un’azione coordinata fra aeroporto, polizia locale, polizia di frontiera e prefettura.

Ostacoli e limiti dell’azione repressiva

Non va ignorato un rischio: l’efficacia delle misure repressive può durare il tempo del blitz, se non accompagnata da un presidio continuativo. Gli abusivi, infatti, possono cambiare modalità operativa, spostarsi su punti adiacenti allo scalo, modificare orari o lavorare in modo più “invisibile”.

Inoltre, l’utilizzo del Daspo urbano, misura che agisce per prevenzione, implica un ricorso a competenze articolate (Questura, divisione Anticrimine) e un controllo territoriale ampio per evitare che i soggetti violino il divieto. In passato, casi di Daspo sono stati contestati o messi in discussione per motivi procedurali o per eccesso nella durata del divieto.

Le risorse impiegabili restano un limite: servizi di pattugliamento, agenti in borghese, controlli incrociati con video sorveglianza e segnalazioni degli stessi utenti sono richieste costanti per consolidare i risultati.

Uno sguardo avanti: il modello possibile per Roma

Questa operazione di Fiumicino può diventare una buona pratica replicabile anche in altri scali italiani, soprattutto quelli maggiormente esposti al traffico turistico. Ma per farlo serve:

  • un monitoraggio quotidiano, non solo interventi sporadici;
  • una comunicazione chiara ai passeggeri, affinché sappiano riconoscere il servizio autorizzato;
  • un coinvolgimento del gestore aeroportuale e delle autorità locali per regolare gli spazi di accesso;
  • cooperazione interforze (polizia locale, carabinieri, polizia di frontiera) per evitare che i divieti siano semplicemente elusi.

In un’Italia che vuole valorizzare i suoi scali come biglietti da visita del Paese, la legalità nei trasporti è un tassello cruciale. L’operazione in corso a Fiumicino rappresenta, ci auguriamo, un cambio di passo: non basta “aspettare che qualcuno paghi” — serve un’intimidazione preventiva, una barriera al sopruso sistematico.