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Roma, emergenza rifiuti: Malagrotta e Rocca Cencia possono chiudere

Le “ragioni di credito” avanzate da Colari “nei confronti di Ama” sono due: il ristoro degli extracosti per il trattamento meccanico biologico

I due Tmb di Malagrotta e il tritovagliatore di Rocca Cencia riconducibili al Colari di Manlio Cerroni possono chiudere da un momento all’altro, lasciando così per strada diverse centinaia di tonnellate di rifiuti al giorno, se Ama non provvederà al pagamento al Consorzio “almeno delle fatture dell’importo complessivo di 28.191.988,05 euro che vi abbiamo trasmesso con nostra del 13 agosto 2015, concernenti gli extracosti che da due anni sono in sofferenza”. L’allarme rosso l’ha suonato proprio il Consorzio di proprietà del “Supremo”, attualmente presieduto da Candido Saioni, con due lettere (datate 8 ottobre e 13 ottobre) inviate al ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti, al presidente della Regione, Nicola Zingaretti, al sindaco di Roma, Ignazio Marino, ai rispettivi assessori ai Rifiuti regionale (Michele Civita) e capitolino (Estella Marino), alla Città Metropolitana di Roma, all’Autorita Garante della Concorrenza e del mercato, al prefetto di Roma, Franco Gabrielli, prima di tutti al presidente di Ama, Daniele Fortini.

“Lo scrivente consorzio sta continuando, tra incredibili e crescenti criticità, a svolgere pienamente il servizio nell’interesse della collettività e ciò ha intenzione di fare fino a quando sarà possibile si legge, Teme però che il collasso sia imminente. La sospensione, parziale o totale, del servizio non sarebbe perciò da considerarsi l’esercizio (che sarebbe peraltro, a questo punto, legittimo) dell’eccezione di inadempimento bensì la conseguenza della materiale impossibilità di proseguirlo per essere costretti a lavorare sopportando, da oltre due anni, costi superiori agli incassi, non essendo così in grado di pagare i fornitori, le maestranze e gli altri costi correnti”.

Le “ragioni di credito” avanzate da Colari “nei confronti di Ama” sono due: il ristoro degli extracosti per il trattamento meccanico biologico, nella misura liquidata dalla Regione Lazio con suo provvedimento e il pagamento del servizio di tritovagliatura, nella misura pattuita. Quanto al primo punto Colari contesta ad Ama di non rispettare quanto stabilito dalla Regione “nonostante avesse detto e scritto che l’unico ostacolo al riconoscimento degli extracosti era rappresentato proprio dalla necessità di un provvedimento della Regione Lazio che li quantificasse”. Il Consorzio accusa la municipalizzata capitolina di avere “respinto le fatture relative agli extracosti, messe in applicazione del provvedimento della Regione e, nonostante promesse fatte, non le ha pagate nemmeno parzialmente. Un pagamento parziale, peraltro, non avrebbe alcuna giustificazione (visto che è dovuto l’intero) se non quella di difficoltà finanziarie di Ama stessa. Infatti, per quanto sopra detto e per quanto ora si dirà, la misura del debito è allo stato certa Ama si rifiuterebbe di riconoscere gli extracosti, secondo quanto scrive Colari nella lettera, perché “in attesa di una sentenza del Consiglio di Stato che a beve si esprimerà sulla tariffa originaria a suo tempo fissata dalla Regione e potrebbe deciderne la riduzione”.

Rispetto a questo Colari contesta che L’argomento è illogico, pretestuoso è palesemente contraddittorio” perché nella sua ultima difesa davanti al Consiglio di Stato Ama avrebbe chiesto “la reviviscenza” della determinazione della Regione Lazio del 20 settembre 2011 “che ha fissato la tariffa Tmb oggi vigente” e proprio per questo secondo il Consorzio “risulta assurdo e paradossale che oggi Ama ipotizzi che il Consiglio di Stato possa decidere una riduzione di tale tariffa è una conseguente forma di conguaglio a favore di Ama”. Semmai, insiste Colari, “se conguaglio vi dovra” essere, questo sarà a vantaggio del consorzio Colari e in particolare della consorziata E.Giovi. Infatti, con sentenza del Tar Lazio 3 aprile 2012 (confermata dal Consiglio di Stato con sentenza 22 gennaio 2015) è stato accertato che illegittimamente la Regione Lazio si era dichiarata priva di competenza sulla domanda della E.Giovi Volta ad ottenere la visione del corrispettivo di accesso alla discarica di Malagrotta, a partire dall’esercizio 2009.

Questo vuol dire che la tariffa del Tmb (che ha tra le sottovoce un costo di smaltimento in discarica di 42 euro contro una richiesta di 65,81 euro) se corre un rischio di aggiornamento, lo corre verso l’alto, giacchè quando la Regione provvederà sulla tariffa della discarica (cosa a cui è obbligata dal giudicato), potrebbe aggiungere circa 20 euro a tonnellata alla tariffa del Tmb. In nessun caso la sentenza del Consiglio di stato può dunque pronunciare una riduzione della tariffa”. Quanto invece al tema dei costi della tritovagliatura dell’impianto mobile di Rocca Cencia “qui l’Ama si rifiuta puramente e semplicemente di adempiere gli accordi presi e si è ”autoridotta” il corrispettivo pattuito”. Inoltre “Ama non sta pagando i corrispettivi già maturati e non sta negoziando la prosecuzione del rapporto oltre il 30 settembre 2015”.

Il Consorzio “non minaccia la chiusura dei propri impianti ma deve, per senso civico e per declinare ogni responsabilità, rendere noto a tutti che questa sarà l’inevitabile conseguenza (forse voluta) dei reiterati e ingiustificati inadempimenti di Ama, sostanzialmente unico cliente è unico concorrente di Colari. Il comportamento di Ama, oltre a ledere gli interessi di Colari, mette seriamente a repentaglio l’interesse pubblico sotto vari profili”. Infine “un”ultima notazione. Nell’ipotesi in cui dietro il rifiuto di Ama si celi, oltre alle finalità anticoncorrenziali già denunziate, anche una sua difficoltà finanziaria e di bilancio (come lascia intendere l’inspiegabile respingimento delle fatture e la mancata appostazione di fondi specifici nei bilanci 2013 e 2014), auspichiamo che gli enti in indirizzo sappiano trovare una soluzione a fronteggiare l’emergenza”. Che si farebbe sempre più vicina, visto che nella lettera inviata il 13 ottobre (sempre agli stessi destinatari, con Ama in testa) Colari ha ribadito che, a fronte del fatto che Ama non gli ha inviato alcun pagamento, “la situazione descrittavi si sta ancor più aggravando, mettendo a repentaglio lo svolgimento del nostro servizio nell”interesse di Roma Capitale. nel ribadirvi che decliniamo ogni responsabilità per le conseguenze dannose che potranno aversi nella prosecuzione del nostro servizio a causa dei vostri mancati pagamenti, vi chiediamo di provvedere al più presto al pagamento almeno delle fatture dell’importo complessivo di 28.191.988,05 euro che vi abbiamo trasmesso con nostra del 13 agosto 2015, concernenti gli extracosti che da due anni sono in sofferenza”.

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