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Draghi-Mattarella, il tandem che piace ai mercati, non ai cittadini

Ce la farà il nostro SuperMario a demolire definitivamente lo Stato Sociale?

Sergio Mattarella e Mario Draghi

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il premier Mario Draghi

La battaglia senza esclusione tra partiti e gruppi si conclusa con la riconferma del tandem Draghi-Mattarella, gradito ai mercati, ma sfavorevole agli interessi dei cittadini.

Draghi-Mattarella: altro che onore, imboscate e sotterfugi

Ora che finalmente è terminata la singolar tenzone quirinalizia, tutti i nodi vengono al pettine.

Non è certo stata una battaglia svolta con la sfida cavalleresca ed il rispetto delle regole e dell’onore. Al contrario, tutto è andato in modo molto moderno, anzi postmoderno: ci sono stati giuramenti fatti e traditi un attimo dopo che il destinatario aveva girato le spalle.

E ancora imboscate da guerriglia stile vietcong, contrapposte ad agguati di tipo spionistico-militare simili a quelli gestiti dalla CIA diretti ad esportare la pace e la democrazia in un mondo che non l’ha mai conosciuta.

Tutto alla luce del sole, o meglio sotto gli occhi di tutti noi italiani sul palcoscenico dei social media, dove sono stati assestati i colpi più maramaldeschi.

La grande differenza rispetto al passato è che, alla fine dei giochi, i partecipanti ne sono usciti indenni; senza ferite, neppure nell’onore, che del resto non possedevano proprio (salvo qualche rarissima eccezione, che sempre conferma la regola).

Così si è riconfermato il tandem Mattarella-Draghi, con grande soddisfazione di tutti, anche di chi non lo voleva fino all’istante precedente il voto finale.

La raggiunta unanimità è stata icasticamente rappresentata dal lungo applauso dei parlamentari, manifestazione congiunta di servilismo e di esigenze di bottega.

Se il nostro Presidente lo scelgono i Mercati

Soddisfazione ed apprezzamento sono stati espressi dai maggiori giornali anglosassoni e dai rappresentanti dell’UE, per i quali il prolungamento del servizio di Mattarella al Quirinale e soprattutto Draghi al Governo significa stabilità del quadro politico italiano.

Che è proprio quel che volevano i mercati, cioè le grandi lobbies economiche transnazionali.

Non è però affatto stabile l’economia del Belpaese, soprattutto per gli aumenti vertiginosi dei prezzi delle materie prime e delle fonti di energia, per le quali dipendiamo completamente dall’estero.

L’aumento delle bollette di luce e gas sta mettendo in ginocchio la piccola e media impresa; molte hanno chiuso ed altre chiuderanno, mentre le grandi società de localizzano i loro siti produttivi.

Di conseguenza aumenta la disoccupazione, le famiglie devono stringere la cinghia, i giovani non vedono prospettive nel loro orizzonte.

Nel frattempo è aumentato lo spread tra i nostri titoli di stato ed i bund tedeschi, segno della debolezza della nostra economia e della bassa considerazione del nostro Paese in seno alla UE, nonostante il prestigio di Draghi.

La realizzazione del Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza demolirà il Welfare State, aggravando le condizioni di vita dei cittadine e distruggendo la piccola e media impresa.

SuperMario e i sacrificabili

Il nostro SuperMario non aveva affatto conseguito i grandi risultati che gli attribuiva tutta la stampa ed i media mainstream (leggi: servili), quando Egli aveva espresso le sue ambizioni quirinalizie.

Adesso, riconfermato nel patto iniziale insieme al presidente Mattarella, dovrà per forza (per la sua natura di tecnico della finanza) stringere le redini sul collo dell’economia e degli italiani. Come aveva già dichiarato in passato, non tutte le imprese possono essere salvate, ma soltanto quelle per cui ne valga la pena.

Inoltre, l’attuazione del PNRR, che non era stato nemmeno avviato (contrariamente alle sue precedenti dichiarazioni) avverrà obbligatoriamente con l’attuazione di quelle Riforme che da sempre ci chiede, anzi ci impone, l’Europa: fisco e spending review, pubblica amministrazione, giustizia, riforma della costituzione.

Lo scopo è quello di demolire definitivamente lo stato sociale, il Wellfare State vagheggiato da tanti economisti con inclinazioni presunte di sinistra, i cui effetti si vedono già sulla sanità, i trasporti e la scuola pubblica.

Nonostante le dichiarazioni di più investimenti in questi settori, le strutture fisiche di essi sono rimaste le stesse, se non diminuite, e gli organici insufficienti.

Effetti letali della gestione del governo dei Migliori del periodo di pandemia

Il peggiore, ostinarsi a voler tenere aperta una scuola priva di qualità, veicolo di infezione.

Ciò ha influito gravemente nella gestione della pandemia, aggravata dalle varianti, soprattutto da Omicron; soltanto le vaccinazioni sono aumentate, sino all’80-90 %. Ne saremmo già fuori, se si fosse incrementata la medicina di base e le cure ad inizio malattia; ma ciò non si poteva fare, per le condizioni di cui si è detto.

La scuola poi, è divenuta un veicolo di infezione, poiché la malattia si trasmetteva facilmente dai bambini asintomatici ai loro familiari ed a chiunque entrasse in contatto con i giovani; molti sono stati gli insegnanti che si sono ammalati in servizio.

Si sapeva, già prima della riapertura dopo le vacanze di Natale, che la situazione era altamente rischiosa. Si sarebbe potuto benissimo prolungare la chiusura fino ad almeno fine gennaio; eppure il Governo non ha voluto, sostenendo che la situazione era sotto controllo.

Non si sarebbe certamente inficiato il valore presunto dell’anno scolastico, già di per sé messo a terra non soltanto da questi due anni di pandemia, ma soprattutto dalla politica scolastica dei governi dell’ultimo trentennio.

Ora assistiamo ad uno scontro ancora ideologico e opportunistico sul problema di restituire serietà all’istruzione tramite l’inserimento o no di una prova scritta!

Contrapposizione di due fronti: quello che sostiene il ministro Bianchi e quello degli studenti

Quest’ultimo è entrato in agitazione anche a causa della morte dello studente che stava concludendo un periodo di stage, ovvero tirocinio non retribuito.

Avvenimento tanto più luttuoso, in quanto il ragazzo avrebbe dovuto lavorare in sicurezza; ma poteva accadere a qualsiasi altro lavoratore, come sta succedendo sempre più spesso in quest’ultimo anno in ogni angolo del paese.

Giustamente gli studenti chiedono giustizia e rivendicano sicurezza e retribuzione.

Però fanno male ad usare questo grave fatto, mettendolo in relazione con la critica al governo per chiedere l’abolizione di uno scritto che non inciderebbe comunque sull’esito dell’esame finale.

Anzi, a parer mio, renderebbero onore al loro compagno caduto se pretendessero maggiore serietà nella preparazione scolastica, a partire dagli inizi di essa.

Oltre a rivendicare, giustamente, serietà dagli insegnanti (anche questa scaduta, come dimostrano i recenti fatti di molestie sessuali), dovrebbero ritrovare la propensione ad uno studio più serio, qualificato e severo, che si è perso nel tempo.

Ma che sarebbe l’unica cosa che fa di un ragazzo un uomo preparato e cosciente. Un cittadino pronto a cambiare le cose che non vanno nella società, impegnandosi duramente.

E’ giusto manifestare; ma non ci si può limitare a scendere in strada ed urlare qualche slogan, talvolta di moda.

Occorre fare ben altro.