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“Disturbo oppositivo provocatorio”: l’arma contro chi si ribella

Secondo il DSM un “atteggiamento continuo di ostilità, disobbedienza e comportamento ribelle” è un disturbo

Ci si interroga da secoli sul bisogno che provano alcune persone di esser sempre necessariamente non conformi alla massa. Dipende certamente dai caratteri, dagli aspetti della personalità umana. Esiste infatti, in alcuni, un innato spirito rivoluzionario che può tramutarsi a volte, o sembrare in altre, una necessità di dire o fare sempre e per forza qualcosa che vada “controcorrente”. Solo per il gusto di contraddire e sembrare “originali”.

Tuttavia è facile distinguere il “bastian contrario” dall’oppositore che realmente crede nella sua tesi di non conformità. Basta infatti rendersi conto della presenza, o meno, di argomentazioni. Queste infatti distinguono l’individuo che vuole solo contraddire dal vero oppositore, il primo non ragiona la sua non conformità, la espone senza averla pensata realmente. 

Questi ragionamenti tuttavia rimangono lontani da un dibattito sulla salute mentale di questi individui: non si può ritenere affetto da vizi della psiche chiunque contesta, più o meno argomentatamente, un regime o organizza una manifestazione o vi partecipa. Non si può ritenere disturbato di mente chi ha un’idea diversa da quella maggioritaria, anche nell’eventualità che questa sia espressa da una minoranza di persone. 

Eppure l’American Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM), la bibbia degli psichiatri, psicologi e medici di tutto il mondo, nella sua ultima edizione classifica come malattia mentale il “Disturbo oppositivo provocatorio”questo è definito come  "atteggiamento continuo di ostilità, disobbedienza e comportamento ribelle". I sintomi includono, per l'appunto, ribellione, negatività, contestazione dell'autorità e essere polemici. 

Come dicevamo prima, aspetti e tratti della personalità vengono tramutati in disturbi mentali, disturbi che – come  tutte le malattie – possono essere curati con farmaci, per la gioia delle case farmaceutiche. Gravi quindi possono essere i risvolti sulla salute delle persone che potrebbero essere curate per malattie che non esistono, come la militanza a sfavore del governo, opposizione politica, battaglie sociali e così via. Altrettanto gravi, se non di più, sono i risvolti sociali di cui possiamo esser vittime. Basterà infatti dire che la persona che ci si oppone soffre di un disturbo “oppositivo provocatorio” per svalutarne la credibilità politica, culturale, professionale e non solo. 

In un periodo quindi in cui si parla tanto, forse troppo di libertà di espressione senza sapere di cosa si tratti, bisognerebbe riflettere su quali sono i veri strumenti di repressione della libertà di espressione e a come potrebbe diventare un mondo in cui chi si oppone al pensiero unico dominante sarà considerato un pazzo.

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