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Crisi di Governo: uno stato di incertezza che non giova a nessuno. Perché non si va al voto?

La Costituzione stabilisce che in caso di elezioni anticipate il governo dimissionario rimane in carica a svolgere tutte le funzioni. E allora?

Governo, elezioni

Aula - Seduta del 19 gennaio 2021, Conte in Aula

Il risultato della votazione concede al governo una fiducia limitata.

Con la votazione di martedì sera nell’aula di Palazzo Madama sono terminati i giochi per la sopravvivenza del governo in carica.

Il governo Conte non ha ottenuto, com’era prevedibile, la maggioranza assoluta (161 voti); l’esito finale dopo la seconda conta è stato: 156 sì, 140 no. Italia Viva di Renzi non ha partecipato al voto, uscendo dall’aula. Ricordiamo che al Senato l’astensione vale come voto contrario.

Molto diverso era stato l’esito del giorno precedente alla Camera dei Deputati: 321 sì, 259 no e 27 astenuti, tra i quali Italia Viva di Renzi. Qui bastavano 316 voti per la maggioranza assoluta.

Parte il governo Conte ter. Tutto a posto, dunque? Non proprio

Il voto sulla fiducia è stato l’esito finale della crisi di governo provocata dal senatore Renzi con il ritiro dei suoi ministri, motivato dalla divergenza di vedute sul modo di gestire la pandemia, ma soprattutto dalla strutturazione del Recovery Plan da parte di Conte.

Almeno stando alle dichiarazioni ufficiali.

Un anno di risse politiche e di manovre di Palazzo sulle spalle dei cittadini

C’è stato ben altro, però.

Come già da noi affermato prima e del resto rilevato da tutti i commentatori, anche nella diversità di giudizi, sin dall’inizio del governo giallorosa c’è stata una battaglia politica di tutti contro tutti, condotta con i migliori metodi della rissa tra curve di tifosi da stadio.

Salvini con la sua Lega ha denunciato il tradimento e l’incoerenza dell’ M5S e, a più riprese, l’inadeguatezza dei provvedimenti governativi rispetto alla crisi economica provocata dalla pandemia. Sugli stessi toni, spesso con maggior coerenza, le dichiarazioni di Giorgia Meloni.

Il Padre della Patria, Silvio Berlusconi

Il padrone di Forza Italia, Berlusconi, dopo essere stato “graziato” dalla condanna che lo aveva interdetto dai pubblici uffici, si atteggia a padre della Patria e condanna il governo giallorosa (per lui rosso sangue, credo) per la sua incapacità ed il suo scarso europeismo.

Per questo suo atteggiamento viene lodato e incoraggiato dal PD, che in passato lo aveva osteggiato soltanto a parole, durante i suoi periodi di governo di affari personali e sfoggio vergognoso della sua libido di potere.

Tanto che lo stesso PD lo ha blandito per un soccorso al suo governo, che però non ha ottenuto.

Avrebbe avuto perfino l’appoggio obtorto collo del Movimento 5 Stelle, il cui slogan fondante era l’onestà! Ma si sa, il potere corrompe chi lo esercita.

Tutto sarebbe stato accettabile, pur di far fuori l’odiato signorotto di Rignano sull’Arno. Il quale comunque si è ben meritato questo sentimento da parte di tutti a causa della sua smania compulsiva di manovratore e rottamatore. Si potrebbe ben dire che ogni cosa che lui tocchi si corrompa e vada in frantumi.

L’aspirazione degli schieramenti al governo forte, che tratta i cittadini come sudditi

C’è una sola cosa che sta al fondo dell’azione di (quasi) tutti i politici di ogni schieramento: il desiderio di governare noi cittadini con i pieni poteri.

Infatti, anche se in modo diverso, vorrebbero un governo, basato anche sul consenso (opportunamente manipolato), stabile e forte, che cioè non debba rendere conto agli altri poteri, legislativo e giudiziario; anzi, questi andrebbero sottomessi.

Infine, nell’attuale situazione nessuno vuole restituire la parola ai cittadini, come se andare al voto fosse uno sconvolgimento tellurico di grado massimo.

La Costituzione (che vogliono stravolgere), stabilisce che in caso di elezioni anticipate il governo dimissionario rimane in carica nello svolgimento di tutte le sue funzioni.

E allora?

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