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Crisanti: “Il Covid ora è infettivo tipo il morbillo, tanto vale non adottare restrizioni”

“La priorità rimane sempre di proteggere i vulnerabili. Che, anche se vaccinati, vulnerabili rimangono”, spiega Crisanti

Andrea Crisanti volto

Andrea Crisanti

Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di microbiologia molecolare all’università di Padova, in un’intervista rilasciata a La Verità, è intervenuto sull’andamento della pandemia in Italia, esprimendosi in particolare sulle restrizioni legate al Covid.

Andrea Crisanti volto
Andrea Crisanti

“Non credo siano stati poi così tanti gli errori compiuti nella nostra campagna di vaccinazione . È iniziata balbettando più per la mancanza di dosi che non per carenze logistiche. Spagna, Inghilterra e Germania non hanno avuto bisogno dell’esercito per vaccinare. Ci saremmo riusciti anche con una struttura commissariale normale. Non scordiamoci mai che la seconda ondata ha fatto novantamila morti in Italia. Infine, sono arrivati i vaccini che hanno consentito di allentare alcune misure. Nel frattempo, il virus è cambiato“.

Crisanti: “Indice di infettività tipo il morbillo”

“Ora ha un indice di infettività R0 che va da 12 a 15. Tipo il morbillo. Mi creda: con numeri di questo tipo non c’è misura di contenimento che funzioni. Quindi tanto vale non adottarle. E cercare di vaccinare quanta più gente possibile. La priorità rimane sempre di proteggere i vulnerabili. Che, anche se vaccinati, vulnerabili rimangono. Infatti tutte le centinaia di morti che contiamo ogni giorno sono persone vaccinate
ma fragili.

Continuare con le dosi serve? Non cambia moltissimo la situazione. Se fragile sei, fragile rimani. Se sei in età da lavoro, devi poter fare il lavoro agile in remoto. Se sei pensionato e soprattutto indigente devi essere economicamente sostenuto. Chi ti viene ad assistere per fare da badante deve farsi il tampone ogni volta che ti viene a trovare. Questo è il motivo per cui a metà gennaio dissi ‘liberalizziamo tutto adesso’.

Covid-19
Covid-19

Abbiamo invece aspettato tre mesi. Esattamente il periodo in cui l’immunità della vaccinazione e della guarigione inizia a diminuire. E infatti abbiamo l’aumento dei casi. Lo dissi chiaro. Più aspettiamo e più diventiamo suscettibili. Matematico. Dal punto di vista evolutivo la spinta principale è la riproduzione. Infatti, i virus con le successive varianti hanno coefficienti di riproduzione sempre più elevati. La spinta selettiva agisce in tal senso, dopodiché abbiamo introdotto una barriera, il vaccino.

Con questo la percentuale delle persone suscettibili diminuisce. Le più fragili muoiono. Quelle che guariscono hanno una risposta immunitaria che contrasta il virus. Qui la spinta selettiva del virus si modifica. Non c’è solo la necessità di riprodursi, bensì quella di riprodursi in persone potenzialmente protette. Ed è per questo che il virus evolve in forme che non vengono riconosciute dai vaccini. La spinta è sempre la riproduzione”.

Variante Omicron

“La variante Omicron è meno virulenta perché colpisce le vie aeree respiratorie superiori. Ed è quindi più facile uscire e contagiare altre persone. Quindi la riproducibilità si associa a una minore virulenza. Dubbi sulla coerenza e consistenza dei dati sui morti di Covid? Il calcolo è facilissimo. Avevamo a dicembre 1.200 pazienti ricoverati in terapia intensiva.

La permanenza media dura venti giorni. La probabilità di morire a questo stadio è del 50%. Seicento morti in venti giorni sono trenta al giorno. Gli altri erano tutte persone vaccinate e fragili. Problema purtroppo non sollevato perché si aveva paura che i no vax argomentassero che il vaccino non funzionava. L’Iss, sollecitato, alla fine ha dovuto chiarire. La maggior parte dei morti sono persone sopra gli 80 anni e al 97% vaccinate.

Mantenere l’obbligo di vaccinazione in capo ai sanitari? In linea di principio il medico è a contatto con i fragili e deve essere sicuro di non infettarle. È una scelta politica. In Gran Bretagna, per esempio, non c’è l’obbligo di vaccinazione. Sono favorevole all’obbligo. Se non ci fosse l’obbligo penso che i medici si dovrebbero fare un tampone al giorno. Bisogna andare al lavoro con la certezza matematica di non essere infetti. Conta più il risultato finale che l’aspetto ideologico”.