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Crimini e corruzione sociale e politica: gli adulti esempio negativo per i giovani

La carenza dei servizi spinge poi la politica, sempre pressata dall’imprenditoria, a proporre la privatizzazione dei servizi, lautamente foraggiata con il denaro pubblico

Piazza Colonna, Palazzo Chigi (sede Governo)

Piazza Colonna, Palazzo Chigi (sede Governo)

In un precedente articolo (La scuola forma i giovani? Non si può educare senza punire, su QdL, 9 luglio) abbiamo parlato del male commesso dai giovani e abbiamo sostenuto la necessità di punizioni adeguate alla gravità dei crimini commessi, anche in vista della rieducazione, intesa come cambiamento morale.

Gli adulti non dimostrano l’equilibrio dell’età

Ciò non vuol dire che i fatti peggiori accadano soprattutto per l’azione sconsiderata dei giovani, né che volessimo dare soltanto a loro la colpa della corruzione sociale. Abbiamo centrato il discorso sui giovani perché loro dovrebbero essere la speranza del miglioramento e del rinnovamento di tutta la società, cosa che oggi non appare neppure all’orizzonte.

Del resto gli adulti, che dovrebbero educare e dare l’esempio, compiono azioni simili a quelle dei giovani e spesso anche molto più gravi, restando poi sostanzialmente impuniti.

Per esempio, in questi giorni si è riparlato del caporale dell’Esercito Italiano Salvatore Parolisi, condannato per l’omicidio della moglie Melania Rea. Il delitto era avvenuto nell’aprile 2001.

Il corpo della donna era stato ritrovato, dopo giorni di ricerca, nel Bosco delle Casermette di Ripa di Civitella (Teramo), luogo presso il quale la famiglia si era recata in vacanza.

Il caporale aveva sostenuto di aver lasciato la moglie in auto con la figlia piccola e di essersi allontanato per poco tempo; al ritorno, aveva trovato soltanto la piccola nell’auto.

Dagli esami si accertò che la donna era stata assalita alle spalle e colpita con molte coltellate; non era neppure morta subito. Il maggiore indiziato era il marito, anche per il fatto che si sapeva di suoi tradimenti durante i vari periodi di missione, lontano da casa.

Inoltre, chi altri poteva sapere della presenza della donna nel bosco?

In primo grado Parolisi fu condannato all’ergastolo; poi, in appello a 30 anni. Infine in Cassazione nel 2016 a 20 anni nel carcere di Marino Del Tronto.

L’anno dopo, il Tribunale dei Minori di Napoli gli ha tolto la patria potestà, affidando la piccola Vittoria alla cura dei nonni materni; il caporale non potrà più vedere né contattare la figlia.

Attualmente è nel carcere di Bollate (Mi). Avendo scontato finora 12 anni e avendo ottenuto un giudizio di buona condotta, può usufruire di permessi premio; esce la mattina per cercare un lavoro e rientra la sera. Tra sei anni tornerà in libertà.

I tre gradi di giudizio

Questo caso si presta molto bene per chiarire il valore della posizione garantista, tanto vantata da partiti, gruppi e intellettuali anche di diverse posizioni: ogni imputato è innocente fino al terzo grado di giudizio.

O meglio, i tre gradi di giudizio servono ad attestare l’innocenza di un imputato pesantemente indiziato, che però non ha mai espresso un’ombra di incertezza come per Parolisi, che si è sempre dichiarato innocente, estraneo alla morte della moglie. Pur ammettendo i suoi tradimenti, che egli considerava come scappatelle, cui era indotto anche dal comportamento della stessa che, ha detto, essendo incinta da poco, dormiva spesso con la propria madre.

Egli era innamorato di Melania, che era bellissima, neppure paragonabile alle donne che incontrava.

Ma allora, perché l’aveva lasciata sola nel bosco?

Forse, sentiva l’esigenza di essere del tutto libero da un rapporto in cui ormai non si ritrovava più. Inoltre, la scelta del rito abbreviato gli ha consentito di ottenere il forte sconto di pena.

In questo modo, nel rispetto della legislazione vigente, un reo fortemente indiziato recupera la libertà piena dopo pochi anni.

Un altro caso mediatico

E’ successo già tante volte nel passato, come nel caso dell’omicidio di Meredith presso l’Università per stranieri di Perugia, avvenuto durante la festa di Halloween del 2007.

Per festeggiare in modo trasgressivo, gli amici avevano trascorso la notte facendo sesso e abusando di alcool e droghe. Al mattino seguente, Meredith era stata trovata uccisa, con la gola tagliata.

Dopo più processi i maggiori indiziati, l’americana Amanda Knox e l’italiano Raffaele Sollecito (figlio di un importante medico ospedaliero) sono risultati assolti “perché gli indizi non erano sussistenti”. Condannato soltanto l’ivoriano Rudi Guede, che avrebbe commesso l’omicidio “in concorso con ignoti”; ma questi non aveva una famiglia potente e influente come gli altri.

Purtroppo, bisogna ricordare che gli inquirenti fecero diversi errori durante le indagini; inoltre, stampa e Tv trasformarono il delitto in un caso mediatico.

La droga priva l’individuo di qualsiasi residuo freno morale, perciò è una causa scatenante dei delitti più atroci, i cui responsabili molto spesso sfuggono alla Giustizia.

Possiamo soltanto rilevare che la droga c’entra sempre con i delitti più efferati, come fattore scatenante e liberatorio degli istinti da qualsiasi freno morale, al contrario di ciò che sostengono i fautori del libero uso di essa.

In più, sempre nell’enorme confusione in cui si svolgono codeste tragiche vicende, i responsabili sfuggono sempre alla giustizia.

L’omicidio di Willy

Non soltanto coloro che non ammettono alcuna colpa, ma anche i rei confessi; come nel caso dei fratelli Bianchi, autori dell’ignobile omicidio di Willy del settembre 2020.

In primo grado sono stati condannati all’ergastolo, com’era auspicabile; in questo caso c’erano tutte le prove, le testimonianze e le aggravanti dei futili motivi e della crudeltà.

Ricordiamo pure che i Bianchi cercarono di discolparsi accusando i loro due complici, Bellegia e Pincarelli, condannati a 23 e 21 anni.

Lo scorso luglio, la Corte d’Assise d’Appello di Roma, riconoscendo loro (chissà perché) le attenuanti generiche, ha ridotto la condanna dei fratelli Bianchi a 24 anni, lasciando inalterate quelle dei complici.

Un mese prima della sentenza Gabriele Bianchi aveva dichiarato “di essersi inginocchiato, di aver chiesto scusa”; ma ribadiva di non essere stato lui a sferrare il colpo mortale.

Dopo la lettura la madre di Willy ha lasciato il tribunale dicendo che “più o meno se l’aspettava, che non prova rabbia, ma non sa se la decisione presa sia giusta o no”.

Inoltre: nessuna sentenza mi ridarà mio figlio; ma il perdono è un’altra cosa, per ottenerlo bisogna prima pentirsi.

Cosa succederà poi in Cassazione, dato che gli avvocati dei Bianchi hanno chiesto di derubricare l’accusa da omicidio volontario a preterintenzionale? Molto probabilmente le pene saranno ulteriormente ridotte, e tra qualche anno gli assassini saranno in libertà.

Così la giustizia della nostra società non soltanto non tocca Caino, ma lo premia.

La Politica vuole controllare la Magistratura per avere mani libere e garantire l’impunità anche ai responsabili di eccidi e sfruttamento bestiale di intere popolazioni.

Tutto ciò è perfettamente in linea con le pretese dei garantisti, che in realtà strumentalizzano la presunzione di innocenza per affermarla contro ogni evidenza.

Un esempio eclatante di questa posizione ci è stato dato dall’attuale Governo, che ha abolito l’abuso d’ufficio, reato che permette di perseguire l’interesse privato di politici e funzionari corrotti in combutta con società controllate dalla malavita organizzata.

Enormi quantità di denaro, proprietà dell’Erario e quindi di tutti, impegnate in grossi appalti per lavori pubblici (come quello della presunta realizzazione del Ponte di Messina), vanno così ad ingrassare schiere di politici e portaborse ad ogni livello.

Inoltre, ad accrescere le nuove mafie finanziarie, che dominano il nostro paese ed esplicano le loro attività anche all’estero.

L’effetto principale di questa corruzione consiste nel privare i cittadini, soprattutto i meno abbienti, dei servizi che uno stato moderno e democratico dovrebbe garantire loro: l’assistenza sanitaria, la scuola ed i trasporti.

La mancanza o carenza dei servizi spinge poi la politica, sempre pressata dall’imprenditoria, a proporre la privatizzazione dei servizi, lautamente foraggiata con il denaro pubblico.

Questo si verifica particolarmente nella Sanità, dove si sono costituiti degli imperi economici.

Valga per tutti ciò che ha fatto Formigoni a Milano.

Dopo aver subito più condanne per l’allegra gestione con gli imprenditori suoi amici che gli regalavano vacanze da sogno, anch’egli, avendo sempre negato qualsiasi illiceità, aspira al riconoscimento dell’innocenza assoluta.

Qui si lega l’altra grave pretesa politica del governo, che rivendica la propria assoluta autonomia appellandosi alla carta costituzionale. Questa in realtà verrà stravolta, se verrà approvata la riforma Nordio sulla separazione delle carriere dei magistrati e sulla nomina governativa dei pubblici ministeri. Cosa probabilissima, viste le dichiarazioni in merito del presidente Meloni e le deboli critiche dell’opposizione, limitate alla censura del malcostume di alcuni esponenti del suo governo.

Del resto, come abbiamo già sottolineato quando abbiamo parlato diffusamente del problema, una magistratura sottomessa all’esecutivo fa comodo a tutti, anche ai discendenti immemori della gloriosa sinistra del secolo scorso.

Ricordiamo soltanto l’inciucio di Massimo D’Alema con Berlusconi per la Bicamerale, poi fallito.

Ora il governo della nuova Destra compirà il lavoro sporco per tutti.

In tal modo si cambierà la Costituzione, magari con legge ordinaria: e allora saremo una società niente affatto democratica, poiché i semplici cittadini non avranno più voce, contrariamente a ciò che dicono gli opinionisti prezzolati dei talk shows.

La volontà dei cittadini dovrebbe manifestarsi con il voto

Ma questo, anche per mezzo delle leggi elettorali, viene indirizzato dai gruppi politici e talvolta perfino raccolti con l’aiuto delle mafie locali.

Ciò si verifica sia per le nostre elezioni, parziali e generali, sia per quelle che danno riconoscimento al cosiddetto Parlamento Europeo. Nel quale è anche peggio, perché lì contano soltanto le voci della Von der Leyen, di Schultz e Macron.

Prima, contava anche la volontà del nostro Draghi, tanto adulato dalla sinistra quanto contrastato dalla destra, in particolare quella meloniana. Oggi invece, proprio quest’ultima lo rivaluta e segue pedissequamente la sua politica economica, che è liberale soltanto per i grossi gruppi finanziari internazionali e i big del digitale.

Le politiche economiche perseguite dai vari Stati hanno favorito il depredamento di tanti paesi africani e sudamericani delle loro risorse di maggior valore: ieri petrolio e gas, oggi i minerali che contengono gli elementi essenziali per la tecnologia digitale.

Non hanno fatto soltanto questo, ma hanno distrutto le economie agricole tradizionali, affamando i popoli ancor più di prima e restaurato forme di sfruttamento del lavoro da prima rivoluzione industriale, come sui bambini usati per estrarre il litio.

Però, nei loro proclami ufficiali, paesi come gli USA, la Russia, la Cina e soprattutto l’ONU, si vantano di fare politiche per debellare la fame e le malattie, mentre i fatti dimostrano il contrario.

Quindi, i dirigenti di certi organismi sono colpevoli più di Caino e più falsi di Giuda. Quale dovrebbe essere una pena adeguata per chi lascia morire interi popoli?

Purtroppo, anche la pena di morte servirebbe soltanto a darci una soddisfazione amara e inutile.

Occorrerebbe ricreare dappertutto movimenti rivoluzionari, aventi cioè come fine quello di trasformare il rapporto tra l’uomo e le ricchezze disponibili, modificando i rapporti di lavoro per giungere ad un benessere minimo per tutti.

E quindi, nel contempo, combattere la disinformazione e rigenerare le capacità e le conoscenze delle persone.