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Covid, perché in Italia si muore di più nonostante le restrizioni? Risponde l’infettivologo

L’intervista all’Infettivologo dello Spallanzani sui decessi Covid in Italia: questione di posti letto, tempistiche ma anche trasparenza dei dati

Covid-19 in Italia. La domanda che rivolgiamo oggi al dottor Mauro Zaccarelli, infettivologo dell’Istituto Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma è: perché l’Italia sta registrando un enorme numero di decessi in Europa, pur essendo il paese che per primo ha adottato il lockdown e altre misure anti contagio?

“Il nostro paese ha avuto ad oggi 64mila morti per Covid-19 ed è secondo dopo la Gran Bretagna, dopo di noi c’è la Spagna, e la Francia, 4° in questa triste classifica. Innanzitutto dobbiamo dire che l’Italia sconta il fatto di aver subito la prima fase della pandemia, quella in cui non conoscevamo il virus, in cui non pensavamo neppure fosse giunto al nord Italia dalla Cina.

Quindi i primi casi non sono stati riconosciuti e trattati adeguatamente. Inoltre non avevamo ancora aumentato il numero di posti in terapia intensiva. Non c’era ancora un protocollo terapeutico per questi pazienti. Anche l’età media e quindi il numero di patologie pregresse nei soggetti, incide. Credo anche che il virus fosse più aggressivo all’inizio. Per quanto riguarda questo inverno, noi abbiamo attualmente più casi perché negli altri paesi la curva è risalita prima, già a settembre, quando noi eravamo ancora in discrete condizioni.

Covid-19, la trasparenza dell’Italia

Abbiamo tanti decessi anche perché l’Italia è piuttosto trasparente nel dichiarare la cifra dei decessi, non è un governo che omette dati su questo. Quando faceva le conferenze stampa Angelo Borrelli, lui precisava che venivano inseriti nel conteggio sia i morti per Covid, sia i morti con Covid. Cioè pazienti che avevano altre patologie, alle quali il Covid si aggiungeva complicando il quadro e portando in ultima istanza alla morte.

Non credo che tutti i paesi abbiano usato la stessa modalità di classificazione. E non credo che il nostro paese abbia avuto tanti decessi più di Gran Bretagna, Francia e Spagna. La Germania invece è un caso particolare: Ha registrato meno decessi ma probabilmente sono stati più parsimoniosi nella definizione di “caso covid”. Ma probabilmente anche perché la Germania ha il numero di posti letto in rianimazione più alto in Europa. Infatti il Belgio ha perfino mandato in Germania pazienti. Anche noi ne abbiamo mandati.

Un tipico caso di decesso Covid

Vorrei fare una riflessione partendo da un caso personale. Oggi è deceduta una persona che conoscevo, 62 anni, ricoverato a casa con Covid, le sue condizioni erano buone e stabili. Purtroppo si è aggravato e al momento del trasferimento allo Spallanzani le sue condizioni erano già critiche, dovendo essere ricoverato in rianimazione. Ma lì i posti erano tutti occupati, così è stato curato al Campus Biomedico, ma non ce l’ha fatta. La causa terminale è cardiologica, complicanze cardiologiche. Avrebbe dunque potuto essere registrato come morto per infarto. Ma senza Covid non sarebbe deceduto. Questo è il tipico caso di quadro clinico complicato e aggravato da Sars-coV-2. Il Covid accelera il peggioramento di pazienti con altre patologie. Questo per far capire come è complessa la situazione clinica di questi soggetti e come è difficile la classificazione dei decessi”.

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