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Contro emergenza rifiuti Raggi riunisce M5S: caccia a impianti in Italia

Il rischio emergenza igienico-sanitaria è meno lontano di quello che si pensi, anche considerata l’impennata delle temperature prevista nelle prossime ore

Come in un infinito gioco dell'oca, riparte la caccia di Roma agli impianti di trattamento, smaltimento e termovalorizzazione dei rifiuti indifferenziati per scongiurare l'ennesimo rischio emergenza. In terra, secondo quanto risulta all'agenzia Dire, ci sarebbe ancora un migliaio di tonnellate che gli operatori dell'Ama dovrebbero riuscire a raccogliere entro la fine della settimana, il problema però è che nel frattempo l'immondizia "nuova" buttata dai cittadini avrà sostituito quella "vecchia".

Un circolo vizioso che rischia di non vedere la fine semplicemente perché Ama non è in grado di avere una destinazione certa a tutti i rifiuti che raccoglie e questo per due ragioni che ormai si sono cristallizzate nel tempo: la città non ha un numero di impianti di trattamento capace di "processare" tutta l'immondizia indifferenziata che produce, anzi sono diminuiti con la distruzione del Tmb Salario e il fermo parziale per manutenzione dei due tmb di E.Giovi; gli impianti della regione Lazio che potrebbero soccorrere Ama (perché avrebbero le capacità autorizzate per farlo) si sottraggono o non mettono a disposizione tutti i loro spazi perché non ci sono adeguati sbocchi nelle discariche e il termovalorizzatore di Acea a Sanvittore.

Quindi, per non restare con i rifiuti in mano o pagare prezzi superiori alla tariffa riconosciutagli dalla Regione per mandare fuori dal Lazio gli scarti del trattamento e il cdr/css dei rifiuti che arrivano da Roma, preferiscono la cautela e così la Capitale si ritrova ancora una volta con i rifiuti in strada.

Il rischio emergenza igienico-sanitaria (che se concretizzato farebbe scattare il commissariamento della gestione dei rifiuti di Roma) è meno lontano di quello che si pensi, anche considerata l'impennata verso l'alto delle temperature prevista nelle prossime ore.

La situazione è delicata e ieri sera la sindaca Raggi ha riunito, insieme al direttore dell'area Rifiuti, Laura D'Aprile, diversi esponenti del Movimento 5 Stelle sia di livello nazionale, tra cui il presidente della commissione Ecomafie, Stefano Vignaroli, sia regionale che capitolino per adottare una linea comune sulla questione, che è stata trovata nell'individuazione di impianti in tutta Italia (e anche eventuali soluzioni fuori dal Paese) dove mandare i rifiuti di Roma, attraverso l'aiuto della Regione che dovrà (secondo il Campidoglio) sottoscrivere i conseguenti accordi interregionali ma finora non ha ricevuto alcuna chiamata dal Comune né da Ama (anche se il neo consigliere del cda Massimo Ranieri è al lavoro per cercare soluzioni).

Insomma, il solito film in cui l'ente governato da Nicola Zingaretti presumibilmente non si sottrarrà dal fornire un aiuto alla Capitale in cambio però di un'assunzione di responsabilità sul futuro della gestione dei rifiuti di Roma, che tradotto significa realizzare una discarica.

Da quest'orecchio però la Raggi non vuole sentire (ci sono difficoltà anche a reperire aree per stoccare i rifiuti raccolti e intanto tenere pulita la città) ma il quadro che si va profilando da qui a sei mesi potrebbe farle cambiare idea, magari virando verso la richiesta di commissariamento (che non sarebbe la prima secondo quanto filtra da alcuni bene informati) al ministro Costa.

Dall'1 gennaio prossimo chiuderà la discarica di Colleferro, che di fatto sta scongiurando il collasso di Roma accogliendo grandissime quantità di scarti del trattamento dei tmb capitolini, e se non sarà trovata una soluzione alternativa strutturale sarà emergenza, quella vera stavolta. (Mtr/Dire) 

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