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Conflitto in Ucraina: chi vuole gli Eurobomb?

L’attentato sposta l’attenzione del mondo sui fatti di Mosca e sui rischi collaterali del conflitto russo-ucraino e passa in secondo piano il dramma palestinese

Ucraina-Russia, Volodymyr Zelensky vs. Vladimir Putin

Ucraina-Russia, Volodymyr Zelensky vs. Vladimir Putin

Com’era prevedibile, i guerrafondai europei, hanno smesso di parlare di “eurobond” per passare agli “eurobomb”. La differenza è particolarmente sostanziale, perché rappresenta il passaggio dall’economia fantasiosa – che propugnava la ricchezza senza lavoro e senza produzione, con immensi guadagni per gli speculatori – all’economia di guerra, dove la produzione è drammaticamente reale ma le ricchezze altrettanto immense.

La corsa agli armamenti

Singolarmente, i governanti europei prima di scadere (le elezioni europee sono oramai alle porte) vogliono spingere l’Europa sull’orlo del baratro nucleare della terza guerra mondiale, predicando la necessità di una folle e ingiustificata corsa agli armamenti. L’unico che non parla di guerra tra Russia ed Europa è Putin, il solo che non debba essere rieletto, avendo già incassato la sua vittoria elettorale con un plebiscito, tanto ampio quanto sospetto.

Il mistero della Francia bellicosa

Macron, vittima di una demenza precoce, minaccia addirittura di entrare in guerra da solo, mandando 2000 soldati in Ucraina. La follia francese non va mai sottovalutata. Ricordate cosa avvenne quando la Francia decise di aggredire unilateralmente Gheddafi, con il consenso tacito dell’Europa? Con quella decisione la Francia raggiunse l’obiettivo di fare fuori l’Italia dalla Libia, ma destabilizzò anche la regione, distruggendo l’argine che, anche grazie a Silvio Berlusconi, si era faticosamente costruito per regolare i flussi migratori verso l’Italia e l’Europa, con le conseguenze che tutti sappiamo. Macron, peraltro, sa benissimo di possedere negli arsenali riserve di munizioni adatte a sostenere una guerra convenzionale al massimo per un paio di settimane. Dunque perché minaccia? Mistero.

Preparare la pace, non la guerra

I cittadini europei non vogliono nessuna guerra, ma i loro Governanti votano risoluzioni che parlano di riarmo. Al ritmo di cento-miliardi-di-euro l’anno. Si avete capito bene. I Paesi europei sono in recessione, faticano a garantire la sanità pubblica, a combattere la povertà e ad assicurare i servizi basilari, perché mancano le risorse, ma la Von der Lynen vuole trovare cento-miliardi-di-euro l’anno per prepararsi a una guerra che andrebbe invece scongiurata. E si scomodano idiozie ad effetto come “se vuoi la pace prepara la guerra”.

Una scemenza, che se poteva andare bene ai tempi di Cicerone, quando la guerra si faceva con le spade, certamente non va bene ai tempi della guerra termonucleare, combattuta con i missili balistici intercontinentali. Bene ha fatto l’Arcivescovo Zuppi, Presidente della CEI a ribattere che “chi vuole la pace deve preparare la pace”, perché un’eventuale guerra mondiale sarebbe probabilmente l’ultima. E forse finirebbe anche il nostro genere umano, tra sofferenze indicibili e imprevedibili mutamenti genetici.

Un rischio di aggressione inesistente

La follia imperante si basa sull’urgenza di difendersi da un’aggressione che nessuno ha mai minacciato. Putin, che pure è l’invasore dell’Ucraina ed il cripto-dittatore di una Russia sempre più assoggettata al suo potere, non ha mai minacciato di aggredire l’Europa. Nemmeno dopo essere stato “aggredito” dalla Nato con l’inarrestabile processo di accerchiamento messo in atto dopo la caduta del muro di Berlino e la riunificazione della Germania. Nemmeno dopo aver sentito le ultime scemenze di Macron. Putin, anzi, si sarebbe “accontentato” di non avere le basi nato a meno di 5 minuti di missile da Mosca. Ma nessuno della NATO ha voluto dargli questa garanzia, nemmeno l’Europa, che ora fa la parte della verginella minacciata nella sua virtù.

Il compito di Giorgia Meloni

L’Italia non è una grande potenza, ma ha un suo peso a Bruxelles. Giorgia Meloni, che gode del consenso e della simpatia di molti italiani, anche per il suo modo diretto e a volte clownesco di affrontare le situazioni, sembra non essersi accorta di quello che sta avvenendo. Un fatto molto grave, perché mentre le possiamo perdonare l’inesperienza e i limiti del “noviziato” non potremmo mai perdonarle di essere una sprovveduta. Sarebbe quindi ora che uscisse dallo stato di “torpore” che la colpisce quando si trova a Bruxelles e che iniziasse a ricordare a tutti che la nostra Costituzione, repubblicana e antifascista, ma sulla quale ha giurato solennemente, stabilisce all’art. 11 che “l’Italia ripudia la guerra come mezzo di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” e che quel limite è insormontabile anche per gli accordi sottoscritti con la NATO.

Il risveglio dell’Isis

Nel frattempo si risveglia improvvisamente l’ISIS, colpendo Mosca, il cuore la Russia, con un’azione terroristica il cui bilancio è di decine di morti e più di cento feriti. Pare che Putin, nel clima di sospetto generato dal conflitto con l’Ucraina, abbia sottovalutato gli avvertimenti ricevuti dagli USA. Un errore grave, che ridurrà ulteriormente il suo consenso in patria. Ma due atroci sospetti accompagnano questo drammatico evento: il primo riguarda il possibile coinvolgimento dell’Ucraina nell’attentato.

Non è un mistero che dall’inizio del conflitto russo-ucraino, gruppi di combattenti dell’ISIS si siano trasferiti in Ucraina per combattere contro Putin, che è sempre stato in prima linea nella lotta al terrorismo islamico. Se dovesse essere provato il coinvolgimento del governo Ucraino nell’attentato, gli sviluppi del conflitto potrebbero essere tanto imprevedibili quanto pericolosi. La seconda è che possa esserci un nesso tra l’attentato di Mosca e l’azione dell’esercito israeliano a Gaza.

L’attentato sposta oggettivamente l’attenzione del mondo sui fatti di Mosca e sui rischi collaterali del conflitto russo-ucraino, facendo passare in secondo piano il dramma palestinese nel quale la furia vendicativa – ma soprattutto espansionistica – di Netanyahu non sembra volersi arrestare, nemmeno davanti allo sterminio di migliaia di innocenti. Un fatto che lo stesso Biden considera un grave errore. Distrarsi anche per poco, consentirebbe a Netanyahu di completare il suo feroce progetto espansionistico, mettendo il mondo davanti al fatto compiuto, difficilmente reversibile. Ma non si può certo pensare che l’ISIS abbia voluto dare una mano ad Israele. Anche se, come diceva Andreotti, a pensare male si fa peccato…