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Colosseo imbrattato: le scuse imbarazzanti “Non sapevo fosse antico”

Messo alla gogna dall’intera rete dei social, il romantico vandalo ha scritto una lettera di scuse, ai romani e al Campidoglio

Colosseo illuminato

Colosseo illuminato

Ha fatto parlare l’episodio dell’ennesimo turista cha ha voluto lasciare la propria firma su un muro di un monumento storico e che monumento!

Si chiama Ivan Dimitrov, un giovane di evidenti origini bulgare ma nato a Roma e residente a Bristol, in Inghilterra. Il 30 giugno è stato ripreso da un amico mentre scriveva, incidendolo con una chiave, il nome della fidanzata Hayley, più il suo e il numero dell’anno: 23, su un muro del Colosseo.

Ignaro dell’errore che stava facendo, Ivan si è voltato, verso l’amico che lo riprendeva, sorridendo. Grazie a quel video postato su un social network i Carabinieri hanno potuto identificarlo e fermarlo. Adesso rischia 5 anni di carcere, oltre a 15.000 euro di multa.

È l’ennesimo sfregio che tanti turisti, non solo stranieri, continuano a compiere ai danni di reperti archeologici, quasi fossero pareti a disposizione del loro desiderio di esternazione egocentrica, di manifestare un passaggio da quel luogo, lasciandone una traccia tanto indelebile quanto stupida.

L’imbarazzante lettera di scuse: “Non sapevo che il Colosseo fosse antico”

Messo alla gogna dall’intera rete dei social, il romantico vandalo ha scritto una lettera di scuse, ai romani e al Campidoglio. Dagli estratti pubblicati su sito Fanpage, leggiamo:

Consapevole della gravità del gesto commesso desidero con queste righe rivolgere le mie più sentite e oneste scuse agli italiani e a tutto il mondo per il danno arrecato a un bene che, di fatto, è patrimonio dell’intera umanità”

Poi si rivolge al Campidoglio, nella persona del primo cittadino che “con dedizione, cura e sacrificio l’inestimabile valore storico e artistico del Colosseo”. E sarebbe anche stato sufficente se poi non avessimo letto le righe di seguito:

“Ammetto con profondissimo imbarazzo che solo in seguito a quanto incresciosamente accaduto ho appreso dell’antichità del monumento” .

Eddai Ivan, eri andato così bene per tutta la prima parte della lettera di scuse, serviva davvero cercare di autoassolversi con una storia del genere? Chi pensavi lo avesse costruito il Colosseo? Garibaldi? e se pure fosse, sarebbe stato meno grave il gesto?

Nessun rispetto di certi turisti per la città che li ospita

Non è il primo e non sarà l’ultimo a compiere un gesto in sé tanto innocente quanto irresponsabile, perché quella traccia che ha voluto incidere nella calce, dimostra tutta l’immaturità ma anche l’ignoranza profonda di un uomo di 27 anni.

Di questi casi ne avvengono diversi al giorno, in qualsiasi luogo archeologico. Fortunatamente adesso abbiamo una maggiore attenzione da parte delle forze dell’ordine e degli stessi cittadini, più sensibilizzati. Anche leggi più adeguate al decoro e al rispetto per le opere d’arte e la storia del nostro Paese consentono interventi risolutivi.

Troppo spesso vediamo turisti bivaccare sulle gradinate di Trinità dei Monti, dell’Ara Coeli, del Campidoglio, oppure starsene seduti sulle fontane di Piazza Navona come fossero panchine, gettare cartacce in terra, bottigliette di plastica, cicche di sigaretta o peggio, gettarsi nella Fontana di Trevi in cerca di refrigerio dalla calura estiva, così come nella Fontana dell’Esedra o anche nel Fontanone dell’Acqua Paola al Gianicolo.

Scambiano le fontane per piscine, i marciapiedi per immondezzai, le strade per spiagge dove si cammina a dorso nudo, i muri come fogli disponibili sui quali incidere i loro inutili nomi.

Se vogliono venire in Italia, devono comportarsi come fossero a casa loro. Perché a casa loro non glielo consentirebbero.

“Perché non ristrutturate monumenti così fatiscenti?”

Il decoro e il rispetto sono valori con cui non si nasce, si imparano dai genitori, dalla scuola, dalla propria cultura. Se non li hai appresi ti comporti da buzzurro e oggi, finalmente, rischi la galera e forti multe.

Non hanno idea di dove si trovano e cosa stanno ammirando. Specialmente alcuni turisti americani o australiani, evidentemente non abbastanza colti, di fronte alle rovine del Foro Romano e dello stesso Colosseo, non si vergognano a chiedere, perché mai non sia stato ristrutturato.

Se pensano così è frutto della loro provenienza da Paesi che hanno appena 700 o 500 anni di storia, che non sono abituati a frequentare le bellezze architettoniche, che costruiscono e distruggono per ricostruire con invidiabile rapidità, laddove noi abbiamo ostacoli e impedimenti dettati dalle Sovrintendenze alle Belle Arti a tutela delle opere d’arte con oltre 2.700 anni di storia.

Forse un giorno non lontano, arriveremo al numero chiuso, all’accesso limitato alle nostre città d’arte. Già se ne parla per Venezia, per ovvi motivi di sovrappopolazione turistica, in certi periodi dell’anno.

Non sarebbe sbagliato, lo dico già sapendo di attirarmi addosso molte critiche, che venisse posto al turista un test di conoscenza, di consapevolezza culturale, per poter aspirare ad essere sorteggiato a una visita in una delle nostre città più frequentate: Roma, Firenze, Venezia, Pisa, Napoli.

Te lo devi meritare di poterci stare, non può essere per tutti, se poi in questo tutti c’è chi deturpa, danneggia, dimostra di non capire.

Imbratta il Colosseo: manca l’educazione, il rispetto del Patrimonio

Secondo il Daily Mail Ivan Dimitrov sarebbe un personal trainer di 27 anni, che vive a Bristol con la compagna Hayley Bracey di 33 anni. I due, dopo il gesto irresponsabile, avevano finito le loro vacanze romane ed erano rientrati in Inghilterra.

Il video però, finito sul web, ha creato una vera tempesta social, con relativa denuncia presentata dall’Ente Parco Colosseo, che ha dato impulso alle indagini. Nell’audio del video si sente perfettamente che l’autore delle riprese in inglese fa notare la gravità del gesto, ma lui noncurante si gira e sorride, mentre la fidanzata resta immobile ad assistere allo sfregio.

Ivan Dimitrov è stato rintracciato grazie al Comando dei Carabinieri di Roma Piazza Venezia, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma.

La direttrice dell’Ente Parco Colosseo, Alfonsina Russo ha definito gravissimo l’atto vandalico: “Credo manchi un’educazione, una formazione al rispetto del Patrimonio. 

Chi scrive sui monumenti ovviamente non ha avuto un’educazione nei confronti del nostro Patrimonio culturale e dei Beni culturali che rappresentano la nostra memoria.

Tra l’altro – ha detto Russo ai microfoni di Rai Radio1siamo in un sito Unesco, quindi stiamo parlando del patrimonio dell’umanità. Si tratta di persone che non hanno avuto a scuola, nella famiglia, un’educazione che porti al rispetto. Al rispetto poi anche di sé stessi.”

Il Ministero della Cultura si costituirà parte civile contro l’imbrattatore del Colosseo

Il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha dichiarato: “Sono grato all’Arma dei Carabinieri per aver prontamente individuato il presunto responsabile del gesto incivile quanto assurdo commesso al Colosseo. Un atto che ha offeso tutti coloro che nel mondo intero apprezzano il valore dell’archeologia, dei monumenti e della storia.

Ora auspico che la giustizia faccia il suo corso applicando rigorosamente le leggi. Se si arriverà a un processo, il Ministero della cultura si costituirà parte civile”.

Sangiuliano ricorda anche che prosegue “l’iter in Parlamento del disegno di legge presentato dal Governo per fare in modo che chi oltraggia il nostro patrimonio ne risponda in prima persona anche dal punto di vista patrimoniale. Chi danneggia paga.”

Anche il Codacons è intervenuto con la richiesta di un daspo a vita dal territorio italiano per il turista che ha sfregiato il Colosseo, e per tutti gli stranieri che si rendono protagonisti di danneggiamenti ai danni del patrimonio culturale italiano.

Episodi simili si verificano perché a Roma come nel resto d’Italia i controlli presso i monumenti sono scarsi e in alcuni casi mancano del tutto – ha spiegato il presidente Carlo Rienzi – una vigilanza più capillare avrebbe potuto evitare questo sfregio e bloccare in tempo reale il turista, assicurandolo alla giustizia.

Ha poi aggiunto che come Codacons avvieremo nei suoi confronti una richiesta di risarcimento milionario per il danno prodotto non solo ad un patrimonio della umanità, ma ai cittadini di tutto il mondo”. 

Una forma di esibizionismo patologico se prosegue in età adulta

Vorrei tenere ben distinta la mania di firmare o lasciare traccia del proprio passaggio tracciando un nome e una data sulla parete di un monumento o di una statua e i graffiti, l’arte di disegnare qualcosa su una parete delegata a questo fine o su una superficie qualsiasi, sia essa un muro, una serranda, una porta, la fiancata di un tram o di un bus.

Sono due cose profondamente diverse. Non stiamo parlando di Bansky o di un altro writer che decora palazzi e mura ma su indicazione delle istituzioni cittadine.

Sporcare un’opera d’arte, insudiciare un monumento apponendovi il proprio nome con la data del passaggio, a memoria storica, come si è fatto sui banchi di scuola o sulle pietre in spiaggia o sulle piante del parco botanico, sono segno di una mania di grandezza, di un ego incontenibile.

Si chiama grafomania l’impulso a scrivere qualsiasi cosa, più frequentemente il proprio nome o dei disegni geometrici, dei simboli, in maniera quasi ossessiva per riempire l’intero foglio bianco ma anche tavoli, banchi di scuola, muri. Solitamente il soggetto cerca con tale attività di estrinsecare e rendere socialmente presente il proprio io.

È una forma di esibizionismo temporanea e normale in adolescenti che imbrattano così il proprio diario. Acquista caratteri patologici in età adulta, nel caso del turista Dimitrov si trattava di un quasi trentenne, divenendo possibile sintomo di malattie mentali. La si osserva infatti in malati schizofrenici, ma più spesso in personalità psicopatiche o in soggetti nevrotici.

La si considera espressione di personalità espansiva, poco critica, esibizionista. Non voglio sostenere che Dimitrov sia uno schizofrenico, sia chiaro, dico solo che lui, come molti, manifesta sintomi di una deviazione psicologica preoccupante, allo stato nascente, che magari si fermerà al solo incidere un nome su oggetti importanti. Ma se il ragazzo parlasse con un buon terapeuta non sarebbe un male.