Prima pagina » Opinioni » Claudio Lotito, il bambino che giocava sempre da solo

Claudio Lotito, il bambino che giocava sempre da solo

Qualcosa è andato storto e il giocattolo si è rotto: Bielsa non si è mai presentato, praticamente un ologramma, un avatar

La storia del mancato accordo tra il presidente della Lazio Claudio Lotito con l'allenatore argentino Marcelo Bielsa e la sua conseguente ritirata dal sapore di fuga precipitosa, fa sprofondare il già depresso tifoso biacoceleste nel peggiore dei buchi neri. Costretto a sopportare ormai da molti anni, un presidente che non ama, e che ha annichilito la sua speranza di poter costruire una squadra competitiva e forte, il tifoso laziale si era aggrappato al miracolo di quest'ultimo appello, un allenatore di grande fama, chiamato dal presidente per ricostruire competitività e vittorie. Ma qualcosa è andato storto e il giocattolo si deve essere rotto: Bielsa non si è mai presentato, praticamente un ologramma, un avatar, un fuoco fatuo, mai visto né sentito e forse non ha mai superato quella linea di confine che segna il mondo virtuale da quello reale.

Nessuno conosce, data la comunicazione inesistente di Lotito, cosa abbia provocato la rottura e la fuga del “Loco” Bielsa dalla panchina biancoceleste. I motivi sono tanti quante sono le illazioni che continuano a riempire i giornali e i social, mentre come allenatore della Lazio sarà di nuovo confermato Simone Inzaghi, il piano “B” che, secondo molti tifosi, è stato da sempre il piano “A”.

Prendendo atto dell'evidente narcisismo di cui soffre Lotito, era difficile immaginare che avrebbe avallato direttive e soprattutto acquisti e cessioni suggeriti da altri che non fosse lui… Qualcuno, amante della dietrologia, sostiene addirittura che il presidente crea artatamente situazioni di pericolo per rinnovare il contratto alla sua scorta, che ovviamente è pagata dalla comunità. Sappiamo chi è Claudio Lotito, una persona arroccata in una torre d'avorio, che non parla con nessuno, che si sente minacciato, sedicente vittima di una specie di sindrome che ricorda quella di Mussolini a Salò, e che potrebbe sfociare in quella di Hitler nel bunker…

È evidente che è una persona che non si relaziona facilmente. Deve essere stato quel bambino che non prestava i giocattoli a nessuno, magari li rompeva piuttosto che darteli o giocare con te, o quel bambino capriccioso che se ne andava via col pallone quando si era stufato di giocare, anche se il pallone non era il suo.

Lascia un commento