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Checco Zalone e La Vacinada: può l’humor inciampare nel cattivo gusto?

Il ricatto di dover fare humor trasgressivo a tutti i costi, per finire con l’essere irrispettosi

checco zalone la vacinada

E’ difficile entrare nel resistibile dibattito che da qualche giorno infervora i media (e non solo nelle pagine dello spettacolo), senza passare per goliardi impenitenti o zelanti moralisti.
Chi vi scrive non milita in nessuna delle due categorie, ma se proprio lo obbligassero a scegliere opterebbe per la prima, trovando il moralismo distante dalla morale.
Tuttavia vi confesso che un primo ma anche un secondo ascolto de La Vacinada, il nuovo folgorante hit di Checco Zalone (oltre 3 milioni di visualizzazioni su YouTube, per un video uscito appena il 30 aprile), mi hanno dato disagio.
Perché? In fin dei conti: a) è evidente l’intento umoristico; b) trovo intelligente e spiritoso Checco Zalone; c) la stessa Helen Mirren è intervenuta nel dibattito, dichiarandosi contenta e fiera.
E allora?

Non è una questione “morale”, ma di buon gusto

Allora mi fa piacere per Mirren (contenta lei…), ma ugualmente mi accorgo di provare imbarazzo a nome del genere maschile per tutte le altre donne mature e belle.
Non è una questione “morale”, ma di buon gusto, di delicatezza, di rispetto.

Le donne, si sa – ma anche molti uomini, no? – hanno un rapporto difficile col tempo che passa. Sappiamo che non è giusto, che quel percorso è nelle cose, è “la vita”. Ammiriamo quelle che guardano negli occhi a questa verità e anzi ne fanno un elemento di crescita, di ricerca, di scoperta. Ma sappiamo che invece per la maggior parte di loro (e di noi), passati i trent’anni (e a volte meno) è una convivenza fastidiosa, un pensiero molesto in background. Si sorveglia la propria immagine allo specchio, si giudica con severità anche la più piccola ruga; si fa la posta alle avvisaglie, anche psicologiche, dell’età.
E se pure una donna è fuori dall’agone della ricerca, propria o altrui – perché appagata in amore, o perché si sente legata a un patto, o perché ha altre priorità – il gioco della seduzione scatta innocente in ogni occasione; e non c’è niente di male, e a noi maschi piace, e i meno arcaici di noi ne hanno piacere anche se ad essere oggetto o soggetto di ammirazione estetica è la nostra compagna.

Ecco perché sono convinto che espressioni – spagnoleggianti come se non bastasse – come ”la zinna un poquito calada”, “la caviglia un pelito gonfiada”, “pare che il femore è original”, “el tu sorriso sul mi comodino”, faranno magari anche sorridere qualche donna, ma in pubblico e a denti stretti; vorrebbero sorridere d’altro.

Quello che arriva della canzone

Perché qui – c’è poco da girarci intorno – il senso è: la lunga deprivazione dei contatti fa noi uomini così allupati che va bene addirittura una “vecchia”, purché vaccinata: “Faccia a faccia a ‘sta vecia muchacha imunizada”. Un ripiego, fare di necessità virtù.
Ma no, ti dicono, è un gioco. Lui recita come sempre a fare il trappano (espressione delle mie parti). Guarda l’eleganza di lei, a oltre settant’anni.
Ma poi arriva “Esta noche se freca”. “Se freca”. E la chiusa poi, una sottile metafora esistenziale: “Se sa che a la guerra ogni buco è trincea”.

Tra liceali (e in rete, che è un eterno liceo) lo sghignazzo dei maschi è garantito, figlio della tempesta ormonale e dell’inesperienza della vita.
Ma chi liceale non lo è da un po’, e ha per sorte di guardare con delicatezza al mondo femminile, gli risparmierebbe volentieri, una volta raggiunta la piena maturità, certe allusioni.
Perché – badate – il trappano non è uno che “pensa” brutte cose false, bensì è uno che “dice” le brutte cose che pensa, e che altri respingerebbero come residuati di una vecchia scorza belluina, o che al più terrebbero per sé.
L’impressione che (involontariamente) dà Helen Mirren in quel clip non è quella di “una che ci scherza lei per prima”, ma piuttosto di una messa in mezzo, “che ci sta suo malgrado”.

La difesa d’ufficio

Noto che alcuni paladini pentiti del politicamente corretto e della cancel culture, subodorandone il ridicolo, preparano il salto sull’altra sponda inneggiando alla liberazione. Non mi conforta; e neanche che altri parlino di continuità con la gloriosa stagione della commedia italiana; che non si riduceva certo a questo e alla quale si poteva perdonare qualche indelicatezza alla luce della cultura di sessanta, settanta anni fa.
Infine apprendere che l’iniziativa vuole dare una mano alla campagna vaccinale, e che (dicono) gliela sta dando, non la rende meno becera. A mio parere.

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