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Challenge, le sfide sul web che possono uccidere. Sono trappole mentali

Le chiamano Challenge (sfide), girano sui social e vengono quotidianamente condivise fra sconosciuti attraverso i diversi canali del web

challenge web

bimba al pc

Ancora una notizia di quelle che fanno rabbrividire. Una bambina di dieci anni che per “un gioco online ”, perde la vita. Le chiamano Challenge (sfide), girano sui social e vengono quotidianamente condivise fra sconosciuti attraverso i diversi canali del web. Appaiono inizialmente come semplici giochi inoffensivi ma finiscono spesso per trasformarsi in vere e proprie trappole mentali.

Le sfide sul web, trappole infide

In questo caso a pagare con la vita è una bambina di soli 10 anni di Palermo, trovata con una cintura legata al collo e in piena anossia.  Purtroppo non ce l’ha fatta e dopo che i medici ne hanno dichiarato la  morte celebrale, i genitori hanno acconsentito alla donazione degli organi. Il gioco di cui la ragazzina è rimasta vittima viene chiamato “blackout challenge” e prevede una prova di resistenza al soffocamento. I partecipanti devono in qualche modo fissare una corda o una cintura ad un arredo, in questo caso un termosifone e dimostrare di resistere il più possibile al soffocamento mentre ci si riprende con il proprio telefonino per poi postare la prova sul social di riferimento.

Un gioco pericolosissimo che già in passato ha mietuto vittime fra  giovani adolescenti. Viene “pubblicizzato” come una performance di resistenza ma anche come un modo per provare il senso di estrema ebrezza che si prova nei momenti appena prima dello svenimento. Purtroppo la capacità di reazione viene a mancare in molti casi e l’improvvisa perdita di conoscenza impedisce di districarsi  autonomamente dal cappio e si muore.

Tante le sfide borderline sul web

Il blackout è solo una delle tante sfide social che circolano su internet. Ricordiamo il “Blue Whale”, il famoso gioco della balena fatto da una serie di prove da superare sempre più performanti e sempre più pericoloso. Fino a raggiungere l’ultimo livello che vede il salto nel vuoto dal palazzo più alto della città o ancora le azioni autolesionistiche di  Jonathan Galindo. Non da meno sono le sfide che  si spostano sui binari dei treni o nei selfie improbabili da scattare in bilico sui margini di burroni. O dalla ringhiera di altissime terrazze.

Si tratta di veri e propri fenomeni social che attecchiscono specie fra i  più giovani e i più fragili. Trovano facile ancoraggio in soggetti non del tutto riconosciuti dal gruppo dei pari, con pochi amici o comunque con una bassissima considerazione di se stessi. Il fatto di riuscire nelle prove e quindi poter dimostrare coraggio, divengono i grimaldelli per poter essere finalmente accettati dal gruppo o in alcuni casi il modo per ricevere più like possibile una volta postato in rete il video dell’azione compiuta.

Il profilo del carnefice è invece più subdolo

Le agenzie internazionali e la polizia postale ritengono che dietro questi giochi vi siano vere e proprie personalità deviate che sfruttano la rete come terreno per poter dar prova del loro ossessivo bisogno di manipolazione. Menti psicotiche che si celano dietro figure di giovani adulti che nella realtà vivono forme di forte disagio relazionale e che nella rete riversano le loro più perverse pulsioni. Le vittime purtroppo sembrano essere sempre più giovani di età e molto spesso a cadere nella trappola risultano essere bambini ai quali viene concesso l’utilizzo di internet senza la supervisione di un adulto.

Di qualche mese fa la tragica notizia di una bambina di appena sette anni che venne invitata ad aprire il gas per qualche minuto per poi innescare la fiamma e così essere completamente avvolta da queste per emulare la “fata di fuoco”, personaggio di un noto  cartone animato.

Tutti i rischi del web

Ancora una volta ci si interroga sui pericoli della rete e sul controllo o meno che si dovrebbe attuare da parte dei colossi del web. I miliardi di utenti e l’ infinita mole di dati rendono arduo questo compito e l’investimento economico proibitivo. Abbiamo tolto il gusto del gioco in strada ai nostri ragazzi per proteggerli dai pericoli che essa presenta e paradossalmente li abbiamo consegnati nelle mani di sconosciuti, di ogni genere, che possono manipolarli mentre sono comodamente seduti nei salotti di casa. E allora cosa fare? D’altronde non possiamo escludere i giovani dalla grande rivoluzione del web. Sono loro più che mai che vivranno una società ancor più digitalizzata e informatizzata ed escluderli sarebbe come renderli dei moderni analfabeti.

C’è bisogno di una informazione corretta e mirata che possa arrivare ai più piccoli e che veda altresì i genitori consapevoli dello strumento che stanno porgendo ai figli. C’è bisogno di informare per prevenire, suggerendo anche la condivisione del prodotto che la rete offre con l’adulto proprio in funzione di una crescita e di una giusta interpretazione di ciò che risulta affidabile o meno. La stessa diffusione di notizie a tal riguardo, deve avvenire con particolare attenzione senza sensazionalismi o spettacolarizzazione dell’accaduto. La notizia deve arrivare con la giusta condanna ma anche corredata delle indicazioni per chiedere eventualmente aiuto a chi si senta vittima di certe trappole. Senza allarmismi ma con la giusta consapevolezza.

E’ importante il ruolo della scuola

Un ruolo importante può sicuramente ricoprirlo anche  la scuola dove insegnanti, genitori e studenti possono essere guidati da professionisti del settore. A saper riconoscere le trappole della rete come anche ad intercettare i cambiamenti che spesso avvengono in coloro che sono prigionieri di certe situazioni. Forme di improvvisa ansia o comportamenti di isolamento e chiusura possono essere i segnali che qualcosa non va, che qualcosa è cambiato. Non possiamo nascondere la polvere sotto il tappeto. Bisogna parlarne invece. Con strategie mirate e fornendo ai giovani utenti, gli strumenti giusti per navigare liberamente.
Internet è la nuova piazza virtuale e dietro l’angolo non c’è più il cattivo che ti offre la caramella. Ma può capitare di incontrare veri e proprio mostri travestiti da affascinanti coetanei.

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