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Caso Ilaria Salis: il regime carcerario nel Mondo. Dove i diritti vengono dimenticati

L’Europa ha standard dignitosi sui diritti umani ma il caso ungherese che coinvolge Ilaria Salis e le prigioni russe, mostrano criticità nel trattamento dei detenuti

Carcere, prigione

Il caso di Ilaria Salis, la donna italiana, militante antifascista, che quasi un anno fa (11 febbraio 2023) fu arrestata in Ungheria nel corso di una manifestazione, “Il giorno dell’onore”, durante il quale gruppi di neonazisti accorrono tutti gli anni per celebrare il tentativo del battaglione delle Forze Armate tedesche di rompere l’assedio di Budapest. Ilaria Salis rischia 11 anni per aver aggredito un manifestante neonazista. In questi giorni, grazie al clamore suscitato dagli articoli e dai servizi televisivi sul suo caso, il governo italiano sta sollecitando il presidente ungherese Orban a trovare una soluzione. Nella serata di ieri, una telefonata tra Giorgia Meloni e il Primo ministro ungherese Viktor Orban dovrebbe portare nei prossimi giorni a novità positive.

Luci e ombre del Sistema Penitenziario in Europa

Il trattamento dei detenuti nei sistemi carcerari varia ampiamente a livello globale, con alcune nazioni che mostrano un approccio più umano e altre che sono state oggetto di critiche internazionali per le loro condizioni di detenzione disumane. Ecco alcune realtà di certi sistemi penitenziari più duri, con un focus particolare sull’Europa e su scala globale.

Nonostante l’Europa sia spesso lodata per i suoi standard elevati in termini di diritti umani, alcune nazioni mostrano criticità nel trattamento dei detenuti, come abbiamo visto nel caso ungherese che coinvolge Ilaria Salis. La Russia, altro esempio, è nota per i suoi istituti penitenziari estremamente duri, dove sovraffollamento e violazioni dei diritti umani sono problematiche diffuse. Le colonie penali, eredi del sistema dei Gulag, sono particolarmente note per le condizioni severe.

Allo stesso tempo, paesi come la Norvegia rappresentano l’apice di un approccio riformista, con istituzioni come il carcere di Halden che puntano più sulla riabilitazione che sulla punizione, offrendo condizioni di vita che molti fuori dal carcere potrebbero invidiare.

Il Mondo: estremi di umanità e disumanità

Al di fuori dell’Europa, le condizioni carcerarie in alcuni paesi emergono come particolarmente allarmanti. Negli Stati Uniti, il sovraffollamento e l’uso della reclusione solitaria hanno sollevato preoccupazioni significative, specialmente in istituzioni come il carcere di Rikers Island a New York o il complesso di San Quentin in California.

Ancora più estreme sono le condizioni in paesi come il Brasile e l’India, dove il sovraffollamento raggiunge livelli critici, e le risorse sono così scarse che i detenuti spesso lottano per le necessità di base. Nel caso del Brasile, le rivolte carcerarie sono frequenti e sanguinose, riflettendo la disperazione di chi vive in condizioni inumane.

Casi estremi: dall’Iran alla Corea del Nord

L’Iran e la Corea del Nord sono spesso citati per le loro pratiche estremamente punitive. La Corea del Nord, avvolta nel mistero, è ritenuta avere alcuni dei più severi campi di lavoro forzato, dove i detenuti politici sono sottoposti a trattamenti che sono stati descritti come tortura. Anche l’Iran, con le sue carceri notorie come Evin a Teheran, è stato più volte al centro di critiche per il trattamento dei prigionieri politici e di coscienza.

Verso un futuro migliore?

La questione delle condizioni carcerarie rimane un dilemma complesso, intrappolato tra la necessità di sicurezza pubblica e il rispetto dei diritti umani fondamentali. Iniziative internazionali e organizzazioni non governative continuano a lavorare per promuovere riforme e migliorare le condizioni di vita dei detenuti in tutto il mondo. Ma il cammino verso un sistema penitenziario globale che sia giusto e umano è ancora lungo e irto di sfide.