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Bergoglio antipapa, ma Benedetto XVI lo sa? Il Codice Ratzinger annulla Francesco

Il prof. Mazza è sostenitore della teoria dell’errore sostanziale. Benedetto ha sbagliato inconsapevolmente o ha messo alla prova i suoi nemici?

Papa Benedetto XVI

Papa Benedetto XVI

Oggi, il blog Stilum Curiae del decano dei vaticanisti italiani, Marco Tosatti, ha pubblicato (anche in inglese) lo scambio fra lo scrivente e il prof. Edmund Mazza, uno fra i più autorevoli commentatori americani sulla Magna Quaestio in merito ai presunti “due papi”. Insieme ad altri, il prof. Mazza è sostenitore della teoria dell’ “errore sostanziale” la quale afferma che Benedetto XVI, siccome voleva creare il papato emerito e dividere il papato fra un papa attivo e uno contemplativo, non ha fatto una rinuncia valida, e quindi resta l’unico papa.

Papa Benedetto XVI
Papa Benedetto XVI

Questo sbaglio deriverebbe da errate concezioni del papato di Joseph Ratzinger. Praticamente, sono tutti d’accordo sul fatto che la Declaratio non è valida, come rinuncia, e che quindi Bergoglio è antipapa, perché un conclave può essere convocato solo a papa morto o abdicatario. Resta da definire se Benedetto ha fatto questa rinuncia sbagliata inconsapevolmente, perché ha delle teorie strane sul papato, o, se invece non abbia genialmente messo alla prova i suoi nemici, in modo che, in caso di infedeltà, si scismassero con le loro mani. Il tutto con un documento sincero e veritiero che però non era affatto una rinuncia, come siamo abituati a credere da nove anni.

Citiamo l’articolo per intero da qui.

Risposta al Prof. Mazza. L’oggettiva situazione canonica fa comprendere il “Codice Ratzinger”

Con gratitudine ho accolto la lettera aperta del Prof. Mazza, che stimo e apprezzo, e ringrazio Marco Tosatti per l’opportunità di argomentare. Ho risposto ieri a Mr. Mark Docherty sugli aspetti generali della sede impedita, discutendo le sue posizioni più generali sull’errore sostanziale; con il Prof. Mazza ho però la splendida occasione di illustrare alcuni dei più significativi messaggi in codice Ratzinger. Egli infatti entra proprio nel vivo citando quelli a me più cari.

Assolutamente fondamentale per capire la logica di tali messaggi è inquadrare la situazione.

Benedetto rinuncia fattualmente al ministerium, l’esercizio pratico del potere, in modo volontario, differito e mai ratificato da una firma o una dichiarazione dopo le 20.00 del 28 febbraio 2013. Tale scenario è possibile solo in un inedito, geniale caso di autoesilio in sede impedita (descritta dal can. 412). In tal modo, infatti, il conclave del 2013 non poteva essere convocato, quindi Bergoglio non è mai esistito come papa: un formidabile sistema di difesa che si sarebbe scoperto solo nel tempo, dopo un tempo di maturazione.

Benedetto, nelle mani dell’antipapa, non può dichiararlo esplicitamente tale: ecco perché parla (tramite Mons. Gänsewein) di “una sorta di ministero allargato” fra due successori di San Pietro che entrambi vivono in Vaticano: un papa LEGITTIMO contemplativo, quindi emerito, cioè quello che ha diritto, che merita di essere papa – e un papa ILLEGITTIMO attivo. Tale operazione, detta Piano B, adottata da papa Ratzinger dopo aver subito inaudite pressioni ad abdicare, fa sì che Bergoglio e tutto il cancro modernista sia stato portato in evidenza, a maturazione, come un ascesso, per essere finalmente espunto con uno scisma purificatorio.

La sede impedita fa sì che Benedetto non possa parlare apertamente

La sede impedita, per sua natura, fa sì che Benedetto non possa parlare apertamente, dato che è prigioniero, quindi egli ricorre a un sottile metodo di comunicazione: sotto l’apparenza di sfaldate frasi “politicamente corrette”, egli cela il nocciolo di un significato opposto e coerente, decodificabile per via logica, e nient’affatto misteriosa, alchemica o numerologica come ventilato da chi parla di “gnosi”.

Faccio spesso un esempio caro agli americani: il pilota militare Usa Jeremiah Denton, catturato dai nordvietnamiti. Costretto dagli aguzzini a ripetere davanti alla telecamera un discorso su quanto venissero trattati bene i prigionieri statunitensi, Denton, sbattendo le palpebre, compitava la parola “TORTURE”. Se il servizio segreto della Us Navy non avesse aguzzato la vista, incuriosito da quella strana “congiuntivite”, Denton oggi avrebbe la fama di uno morto in una dorata prigionia vietnamita e che semplicemente aveva un tic nervoso o un fastidio alla cornea. I teorici dell’errore sostanziale – mi si passi il paragone – ricercano nell’anamnesi giovanile di Denton indizi per trovare sintomi di congiuntivite latente o tic nervosi, ma hanno finora rifiutato di considerare l’aderenza del ritmico battito di ciglia del pilota con le lettere del Codice Morse.

Tutto il Codice Ratzinger va compreso come il linguaggio di una persona CHE SI TROVA NELLE MANI DEI SUOI SEQUESTRATORI e che per forza non può parlare liberamente.

Quindi, prego il prof. Mazza di essere estremamente attento a questo sottolinguaggio che, quando non è univocamente logico, è costantemente anfibologico, elemento che costituisce un altro dato di fatto incontestabile. (Se su 100 pronunciamenti, ogni volta c’è una doppia interpretazione possibile, questo è un fatto univoco e probante).

Altre cose da capire: Benedetto XVI è stato molto contento che dal falso conclave sia uscito Bergoglio perché il suo modo maldestro di rivelare la propria natura e le proprie intenzioni fanno sì che si veda lontano un miglio che lui non è il papa. Tuttavia, Benedetto gli vuole bene, cristianamente, come Gesù con Giuda, il quale si lasciò da lui baciare e tradire, e prega per lui.

Importante: Benedetto XVI intende le sue dimissioni come fattuale ritiro dall’esercizio pratico del potere, il ministerium, e nient’affatto come abdicazione. Tanto che lui scrive in “Ein Leben”, che non aveva nulla a che spartire con Celestino V, l’abdicatario per eccellenza. Infatti, nel libro si parla di Abdankung – abdicazione solo per i papi che veramente hanno abdicato e di Rücktritt – dimissioni, solo per Ratzinger. Ci sarà certamente un giorno in cui Benedetto non sarà più in sede impedita e allora tutto potrà essere svelato. Si può immaginare quando.

L’obiezione del Prof. Mazza

Obietta, dunque, il Prof. Mazza: “A mio parere, le prove sono insormontabili che Papa Benedetto intendeva rinunciare a qualcosa”.

Certo che intendeva rinunciare a qualcosa, e lo ha fatto! Tuttavia non in termini giuridici, de iure, ma de facto. Come se da domani il Santo Padre rinunciasse a bere il caffè dopo pranzo: una rinuncia c’è, ma non ha nulla di giuridico. Come ho evidenziato nella risposta a Mark Docherty, papa Benedetto ha fatto una semplice dichiarazione: che questa sia stata un’abdicazione di valore giuridico, una Renuntiatio al papato è solo una nostra proiezione mentale, ma in effetti è poggiata sul niente. Tanto che, riascoltando il discorso LETTO a caldo dal card. Sodano, scritto palesemente da Benedetto XVI, non si trova la minima conferma che papa Ratzinger stesse abdicando. Anzi.

Le “prove” del Prof. Mazza

Ed ecco le “prove” che porta il Prof. Mazza, le citazioni da quella miniera di Codici Ratzinger che è proprio “Ultime conversazioni”, di Peter Seewald (Garzanti 2016).

Seewald: “Lei dice di essersi anche consigliato riguardo a questa decisione. Con il suo superiore. Come funziona?”.

Ratzinger: “Bisogna esporre di fronte a Lui le proprie ragioni nel modo più chiaro possibile e cercare di non indicare come motivo della propria rinuncia solo l’efficienza o altre categorie, ma guardare le cose dal punto di vista della fede. Proprio da questa prospettiva sono giunto alla convinzione che il ministero petrino mi richiedeva decisioni concrete, valutazioni, ma che poi, quando in un futuro non lontano ciò non mi sarebbe più stato possibile, il Signore non l’avrebbe più voluto da me e mi avrebbe liberato dal peso”.

Perfetto. Papa Benedetto ha chiesto ispirazione al Signore prima di rinunciare al ministerium e quindi fattualmente autoesiliarsi in sede impedita. Certo, questo avrebbe comportato delle inefficienze, dei guai per la Chiesa, ma per salvare la FEDE l’operazione era necessaria. In tal modo, infatti, Benedetto ha scismato tutti modernisti, separando “i credenti dai non credenti”, come disse all’”Herder Korrespondenz”. La situazione era talmente grave che richiedeva una decisione concreta, appunto, e sarà il Signore a decidere quando liberarlo dal peso di questa decisione, la sede impedita. (Prima lo si capisce, prima lo si libera).

Il prof. Mazza cita il passo in cui Benedetto parla delle sue dimissioni nel contesto del ritiro curiale avvenuto dopo la consegna della sua Declaratio

Ratzinger: “… i ritiri sono luoghi di silenzio, di ascolto, di preghiera. Naturalmente faceva parte dell’intero piano delle dimissioni il fatto che fossero seguite da una settimana di silenzio, in cui tutti potessero elaborarle interiormente, o almeno i vescovi, i cardinali e il personale della Curia.”

Seewald: “Immediatamente dopo l’annuncio della sua decisione, come sempre dopo il Mercoledì delle Ceneri, presero il via gli esercizi spirituali di Quaresima per la curia. Almeno in quell’occasione si parlò delle dimissioni?”.

Ratzinger: “No. Gli esercizi sono momenti di silenzio e di ascolto, momenti di preghiera. Avevo previsto che all’annuncio sarebbe seguita una settimana di silenzio, in cui tutti avrebbero potuto riflettere nel loro intimo su quanto accaduto: perlomeno i vescovi, i cardinali e i collaboratori della curia. Una settimana lontani dalle cose esteriori per stare insieme in raccoglimento dinnanzi al Signore”.

Papa Benedetto ha lasciato 17 giorni di tempo ai prelati per riflettere sulla Declaratio

Certamente: papa Benedetto ha lasciato 17 giorni di tempo ai prelati per riflettere sulla Declaratio, ma nessuno ne ha parlato. Non si sono chiesti se era un’abdicazione reale o altro. Lui lo aveva previsto che non avrebbero fatto mente locale, nonostante il raccoglimento del ritiro curiale. Sia i cardinali fedeli che quelli infedeli non hanno capito cosa stava avvenendo – non era certo facile – e lui lo aveva previsto.
Seewald: “Si è pentito di essersi dimesso, anche per un solo minuto?”.

Ratzinger: “No. No, no. Vedo ogni giorno che era la cosa giusta da fare”.

Certamente: ogni giorno papa Benedetto può constatare che ha fatto benissimo a ritirarsi in sede impedita e a scismare gli eretici.

Si chiede il prof. Mazza: “Perché Benedetto parla ripetutamente di dimissioni se questa non era la sua intenzione?”.

Perché la sua intenzione era quella di dare le dimissioni dal ministerium, non abdicare al munus. Lui ha rinunciato de facto all’esercizio pratico del potere e non – de iure – all’investitura divina di papa.

Mazza cita poi la sua testimonianza dell’ultima udienza generale del 27 febbraio 2013:

“In questi ultimi mesi ho sentito le mie energie diminuire, e ho chiesto insistentemente a Dio nella preghiera di concedermi la sua luce e di aiutarmi a prendere la decisione giusta, non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo passo con piena consapevolezza della sua gravità e anche della sua novità, ma con profonda serenità interiore”.

Certamente: il piano della sede impedita era un piano finale, una tabula rasa definitiva, una decisione importante, grave, ma presa con l’ispirazione del Signore. Benedetto non aveva più energie per fronteggiare l’ammutinamento e le pressioni interne ed esterne a togliersi di mezzo. Importantissimo da notare è il tipico “bug logico” che fa riconoscere il Codice Ratzinger: il cenno alla novità di quel passo. Se fosse un’abdicazione, dove sarebbe la novità? Ci sono stati 10 papi abdicatari nella storia della Chiesa. La novità assoluta è, invece, che un papa si autoesili in sede impedita, che si imprigioni da solo nelle mani dell’antipapa usurpatore per scismarlo.

19 aprile 2005

Ratzinger: “Permettetemi di tornare ancora una volta al 19 aprile 2005. La vera gravità della decisione era dovuta anche al fatto che da quel momento in poi ero impegnato sempre e per sempre dal Signore. Sempre – chi accetta il ministero petrino non ha più alcuna privacy. Appartiene sempre e completamente a tutti, a tutta la Chiesa… Il “sempre” è anche un “per sempre”: non c’è più un ritorno al privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, riunioni, ricevimenti, conferenze, ecc. Non abbandono la croce, ma rimango in modo nuovo con il Signore crocifisso. Non porto più il potere dell’ufficio [petrino] per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera rimango, per così dire, nel recinto di San Pietro. San Benedetto, di cui porto il nome come Papa, mi sarà di grande esempio in questo. Egli ci ha mostrato la via di una vita che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio”.

Benedetto voleva restare impegnato per sempre come papa

Francamente non capisco perché il Prof. Mazza cita questa che è la più patente dichiarazione del fatto che Benedetto è ancora IL papa. Innanzitutto il fatto che lui fosse impegnato per sempre dal Signore dipende dalla sola volontà di Benedetto perché esiste un canone, il 332.2, che prevede l’abdicazione. Quindi non è che l’essere eletto papa di per sé comporti per forza l’irrinunciabilità della carica. La decisione della sede impedita viene quindi dal fatto che lui non VOLEVA affatto abdicare, perché voleva restare impegnato PER SEMPRE come papa.

Infatti lo conferma candidamente: la rinuncia all’esercizio attivo del potere, il ministerium non revoca il fatto di ESSERE papa. La rinuncia al ministerium non fa decadere il munus, lo sappiamo, no? Ratzinger non porta più il potere pratico dell’ufficio, il “fare”, ma porta solo l’”essere” dell’ufficio, l’investitura divina da papa. Resta nel “recinto” di san Pietro: che è questo recinto? Oltre a vagheggiare le mura vaticane, può chiaramente designare la “recinzione” della prigione, della sede impedita. La menzione a San Benedetto, infine, è plausibilmente in riferimento al tentativo di avvelenamento (vedasi Mordkomplott di Vatileaks) da parte dei confratelli che subì il santo di Norcia: ma la sua vita da papa, attivo o passivo-contemplativo che sia, è nelle mani del Signore.

Il Prof. Mazza cita poi, inspiegabilmente, la stessa Declaratio di Benedetto, cioè esattamente il cavallo di battaglia con cui abbiamo dimostrato la sede impedita:

“…per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice.”.

La Declaratio – nella versione latina, l’unica legale – è esattamente è la chiave per comprendere tutto. Con piena libertà, (nessuno lo ha costretto a ritirarsi IN SEDE IMPEDITA) Benedetto dichiara di rinunciare (di fatto) all’esercizio del potere pratico che, insieme al munus, gli fu affidato all’elezione. In modo tale che a partire dalle 20.00 del 28 febbraio la Sede di Roma, la Sede di San Pietro resterà VUOTA, E NON VACANTE. In agosto abbiamo tradotto correttamente, con 4 professori di latino, di cui due de “La Sapienza” di Roma, il verbo vacet che è stato illegittimamente tradotto con “sede vacante”.

Traduzione in volgare errata

La traduzione in lingua volgare (che non fa alcun testo giuridicamente) è sbagliata in primis, perché la rinuncia al ministerium, come voi ben sapete, non produce sede vacante, (la quale è data dall’abdicazione formalmente corretta e simultanea al munus). In secundis, perché, come rilevato dall’avv. Arthur Lambauer, Benedetto cita le fantasiose “sede di Roma” e “sede di San Pietro” che non esistono nel diritto canonico e soprattutto che non hanno alcuna personalità giuridica per essere lasciate vacanti, in quanto questo può avvenire solo per la SEDE APOSTOLICA.

Quindi, la corretta traduzione della frase è: “in modo tale che a partire dal 28 febbraio 2013, alle ore 20:00, la Sede di Roma, la Sede di San Pietro, sarà VUOTA/ libera / sgombra”.

E infatti, Benedetto XVI, alle 17.00 del 28 febbraio, con un volo scenografico in elicottero lascia la sede fisica VUOTA. A disposizione di chi la vuole. Lui sa che probabilmente sarà usurpata e quindi, con un’altra frase oggettiva ammonisce: “E dichiaro che dovrà essere convocato un Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice da parte di coloro ai quali compete”.

Perché non dice “dai cardinali”? Perché sapendo che la sede, rimasta vuota e non vacante, sarebbe stata usurpata da un antipapa (eletto abusivamente con lui stesso né morto, né abdicatario), questo avrebbe nominato dei cardinali invalidi. (Infatti, se oggi si andasse a un conclave con i 70 cardinali invalidi di nomina bergogliana, uscirebbe un altro antipapa). Così, Benedetto specifica che il prossimo vero papa, (quindi non certo Bergoglio o chicchessia venuto fuori dal falso conclave 2013), dovrà essere eletto solo da VERI CARDINALI di nomina ratzingeriana o, al massimo, wojtyliana. E infatti su questo recentemente Mons. Viganò ha fatto grandi aperture.

Secondo Mazza, nell’intervista con Seewald, Benedetto riconosce Francesco come nuovo Papa.

Ratzinger: “Il nuovo Papa, però, è sudamericano e italiano, quindi rappresenta sia l’intreccio tra il nuovo e il vecchio mondo sia l’unità interna della storia”.

Certo: come abbiamo anticipato, lui parla di “papa Francesco” perché è il papa illegittimo, mentre lui è l’emerito, colui che merita, che ha diritto di essere papa. Infatti non dice mai, da nove anni che, “il papa è uno solo ed E’ (voce del verbo essere) Francesco”. Ecco perché Ratzinger lo chiama papa Francesco, ma non dice mai che E’ il papa.

C’è poi una meravigliosa anfibologia sul “vecchio e nuovo mondo”. Da un lato, il banale dato geografico, dall’altro quello escatologico-temporale: il nuovo mondo è quello a cui Benedetto, più avanti nel libro, dice di appartenere già, ma che ancora non è cominciato. Un nuovo mondo che farà pace col Cristianesimo e dove la Chiesa sarà purificata.

Ratzinger: “(Bergoglio) è certo anche un papa che riflette. Quando leggo il suo scritto, Evangelii gaudium, o anche le interviste, vedo che è un uomo riflessivo, uno che medita sulle questioni attuali. Allo stesso tempo, però, è una persona molto diretta con i suoi simili, abituata a stare sempre con gli altri”.

Questo è assolutamente fantastico. Più avanti dirà che Evangelii gaudium “non è affatto un testo breve”, intendendo umoristicamente che non è un “breve apostolico” perché non proveniente da un vero papa. Le frasi citate rientrano in quegli elogi APPARENTI di cui ho scritto QUI. Un florilegio godibilissimo ed ironico di constatazioni del tutto neutre che papa Ratzinger fa su Bergoglio e che non comportano alcun apprezzamento positivo sull’uomo, sul papa o sul suo magistero.

L’esempio con la Russia del 1950

Esempio: se io fossi un intellettuale anticomunista nella Russia del 1950 e un giornalista della Pravda mi chiedesse cosa penso di Stalin, io, lacerato fra l’esigenza di dire ciò che penso e il rischio di finire in un gulag, potrei certamente rispondere: “E’ un uomo di grande esperienza politica, che prende decisioni difficili ed è molto attento a cosa pensa di lui il popolo”. In effetti, non starei esprimendo alcun giudizio positivo sull’odiato Stalin, ma ammetterei alcuni dati di fatto: cioè che Stalin fa politica fin da giovane, che stermina gli oppositori e che è maniacalmente attento al consenso. Mi spiego?

Non solo, ma in questi apparenti apprezzamenti, papa Ratzinger inserisce anche delle irresistibili battute, come quando scrive: “(Bergoglio) mi ha scritto una lettera personale molto bella con quella sua scrittura minuta. È molto più piccina della mia. Io in confronto scrivo grandissimo”. Chiunque abbia un briciolo di senso dell’umorismo capisce l’allusione alla levatura del magistero dei due, no?

Bergoglio è “diretto con i suoi simili”

Nella fattispecie della frase citata dal prof. Mazza, Bergoglio è “diretto coi suoi simili”. E’ forse un apprezzamento? No. Potrebbe anche voler dire che tratta brutalmente i suoi sottoposti, come in effetti si dice avvenga. Il fatto che “stia in mezzo agli altri” è qualcosa di per sé positivo? No.

Ma soprattutto, quel ricorrere in poche righe del verbo “riflettere”… A me, francamente, ha suggerito immediatamente quel vescovo vestito di bianco visto allo specchio che ben dovreste conoscere. Forse sarà una mia suggestione, ma, di sicuro, anche Stalin potrebbe essere un uomo riflessivo, diretto con gli altri e sempre immerso fra la gente. Resterebbe sempre un detestato dittatore, per me.

Seewald (Ein Leben): “Il 23 marzo 2013 si è svolto a Castel Gandolfo il primo incontro tra il Papa appena eletto e quello dimissionario, una novità assoluta nella storia. Quali sono stati i suoi pensieri in quelle ore?”.

Ratzinger: “Conoscevo papa Francesco dai tempi della sua visita ad li-minae grazie ai vari contatti epistolari che la mia Congregazione ebbe con lui. Sapevo inoltre che aveva cercato di chiamarmi subito dopo la sua elezione, prima ancora che si mostrasse alla gente dalla loggia di San Pietro”.

Su questo episodio, Benedetto torna varie volte. Pare che sia rimasto piuttosto infastidito da questa chiamata precoce di Bergoglio (probabilmente trionfalistica) e lo capiamo in “Ultime conversazioni”, subito dopo lo spettacolare “Rompicapo della mozzetta rossa” , quando dice, in merito al fatto che Bergoglio non si fosse presentato con la tradizionale mantelletta purpurea alla pseudo elezione: “La cosa non mi ha minimamente toccato.

Il gioco anfibologico sul doppio significato di “toccato”

Quello che mi ha toccato, invece, è che già prima di uscire sulla loggia abbia voluto telefonarmi, ma non mi ha trovato perché eravamo appunto davanti al televisore”. (Anche in tedesco berürhen- toccare). Ora, il gioco anfibologico è sul doppio significato di “toccato”: commosso / urtato, infastidito. Benedetto dice: “Non mi ha infastidito che si sia presentato senza mozzetta rossa, quello che mi ha infastidito (stesso significato) è che abbia cercato di chiamarmi prima che si affacciasse alla loggia, ma non mi ha trovato”. E sapete perché? Lo spiega un altro gustosissimo Codice Ratzinger anfibologico:

Seawald: “Ha seguito il conclave da lì (Castelgandolfo)? In che modo?”,

Ratzinger: “Naturalmente non abbiamo ricevuto nessuno, è chiaro, né abbiamo avuto contatti con il mondo esterno, ma quello che si poteva vedere alla televisione l’abbiamo visto. Soprattutto la sera dell’elezione”.

Fondamentale per capire il Codice Ratzinger è spesso capire cosa Benedetto non dice

Quello che si poteva vedere… di cosa? Del conclave, o forse, quello che si poteva vedere in generale? Un documentario, un film, un talk show: certo il papa non guarda le ballerine. Manca del tutto il complemento oggetto, quindi, con una gustosa anfibologia, Benedetto ci fa capire che si è totalmente disinteressato del conclave e in tv ha guardato tutt’altro, soprattutto la sera clou. Infatti, quando Bergoglio ha chiamato, lui non ha risposto perché stava seguendo in tv quello “che si poteva vedere”. Fondamentale per capire il Codice Ratzinger è spesso capire cosa Benedetto NON dice.

Ratzinger: “Non vedevo l’ora di incontrare il mio successore ed ero consapevole e grato del fatto che sarebbe stato il felice incontro tra due fratelli. Quanto al resto, ho naturalmente pensato a che cosa dirgli, senza rubare troppo del suo tempo. Il nostro primo incontro resta impresso nella mia memoria come un momento luminoso. Come lei sa, l’amicizia personale con papa Francesco non solo è rimasta, ma è andata crescendo nel tempo”.

Fratelli: come Esaù e Giacobbe? Come Caino e Abele? L’amicizia è “personale”, cioè, anfibologicamente, è solo di Benedetto, che vuole comunque bene al suo Giuda.

Papa Ratzinger è stato molto felice che sia stato eletto Bergoglio. Ne abbiamo trattato nell’articolo sugli elogi.

Quando ho sentito il nome, dapprima ero insicuro. Ma quando ho visto come parlava da una parte con Dio, dall’altra con gli uomini, sono stato davvero contento. E felice”.

Quando ha visto il modo –terribile – con cui parlava con Dio e con gli uomini è stato felicissimo. Infatti, se fosse uscito un personaggio più sottile e apparentemente più ortodosso, sarebbe stato davvero un problema distinguerlo dal vero papa, l’emerito. Invece Bergoglio, con le sue brutali devastazioni del Cattolicesimo e le sue gaffe, ogni giorno, con abbaglianti luci al neon, ci indica che non è il papa e non è cattolico.

Scrive, infine, il prof. Mazza: “Potrei citare molti altri esempi, ma questi dovrebbero essere sufficienti”.

La prego Professore, mi sommerga di altri esempi. Solo da una analisti statistica delle frasi di papa Benedetto si riesce a capire la sua logica sottile, trasparente ed essenziale e, soprattutto, serve a farci il “polso” tanto che perfino comuni lettori oggi mi mandano arguti codici Ratzinger trovati da loro stessi.

Continua Mazza: “In conclusione, mi appello a lei, signor Cionci, affinché consideri quanto sia difficile credere che Benedetto non intendesse dimettersi. È inimmaginabilmente più difficile sostenere che non solo non intendeva dimettersi, ma che ci sta inviando messaggi criptici per confermarlo.

Ora che l’arcivescovo Carlo Maria Vigano chiede un’indagine sulla rinuncia di Benedetto e sull’elezione di Francesco, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è perdere credibilità proponendo teorie che ci aprono così facilmente al ridicolo e alle accuse di gnosticismo.

In Gesù e Maria,

Edmund J. Mazza, PhD

L’unica cosa da fare è chiedere un’indagine sulla rinuncia di Benedetto

Caro Professore, l’unica cosa da fare è chiedere un’indagine sulla rinuncia di Benedetto in quanto le irregolarità sull’elezione di Bergoglio potrebbero essere sanate dalla Universalis Ecclesiae Adhaesio.

La prego di considerare con la MASSIMA ATTENZIONE un’inchiesta durata due anni, svolta in 200 articoli e in un libro di 340 pagine i cui risultati non sono stati smentiti nemmeno dal Santo Padre Benedetto XVI quando mi ha onorato di una sua lettera, nella quale, oltre a fornirmi l’unica risposta che poteva dare da una sede impedita, ha usato la carta da lettere di Mons. Gänsewein con il proprio – inaudito – stemma di papa regnante. LA PREGO DI RICORDARE CHE, CANONICAMENTE, BENEDETTO HA UNO STATUS DI PRIGIONIERO E QUINDI PARLA COME TALE. Ovviamente, se così non fosse, e avessero ragione i teorici dell’errore sostanziale, nel caso in cui il papa avesse voluto comunque degnarsi di rispondermi, avrebbe dovuto correggermi con la massima severità e precisione visto quello che promano da due anni sui giornali nazionali.

Caro Professore, io ho fornito risposte logiche a tutte le frasi di papa Benedetto che Lei ha riportato. Aspetto che Lei faccia altrettanto con le frasi più marchianamente evidenti, con i messaggi a Km zero che Le ho sottoposto la volta scorsa.

Quanto io prospetto può sembrare assurdo, scioccante, ma non meno assurdo del ritenere che Joseph Ratzinger, tra i maggiori intellettuali del ‘900, non avesse ancora ben chiaro il ruolo del papa dopo 60 anni di carriera ecclesiastica, o che sia un po’ ignorante o ingannatore pur essendo il Vicario di Cristo assistito dallo Spirito Santo.

Lei pensa che per “indurre in tentazione” dei cardinali passati al Nemico fosse possibile usare dell’inchiostro simpatico o un trucchetto comprensibile in due minuti?

Attenzione, La prego, perché qui un atteggiamento di sufficienza non offende me, ma può essere esiziale per l’intera Chiesa cattolica. Il Codice Ratzinger impone concentrazione e preparazione: un intellettuale della Sua levatura dispone di tutte le risorse per comprenderlo. Le ricordo che tale sistema di comunicazione è stato “certificato” da professori universitari, linguisti, latinisti , avvocati, giuristi e non è affatto una proiezione esclusiva del “povero matto” Andrea Cionci. Non c’è proprio niente di ridicolo, stia tranquillo.

Si tratta di una questione estremamente, estremamente seria. Peraltro, quanto ho illustrato apre uno scenario stupendo, risolutivo, del tutto compatibile con la fede cattolica e con un disegno divino che, invece, scompare del tutto nella tetra versione di un papa ignorante e modernista che, nonostante l’assistenza dello Spirito Santo (art. 892 CCC) manda al macello la Chiesa cattolica.

La vostra legittima – e utilissima – incredulità assume ora un’importanza storica, fondamentale: Voi siete il banco di prova sul quale testare questa realtà, la prova del fuoco. Uno scontro leale e privo di pregiudizi, condotto su base logica è la cosa più preziosa che si possa avere. Io non pretendo di essere immediatamente da Voi creduto, ma vi pregherei di essere continuamente messo sotto torchio da Voi sostenitori – seri e autorevoli – dell’errore sostanziale perché solo potendo ragguagliarvi su ognuna delle frasi che più vi lasciano scettici si potrà arrivare a una lettura condivisa.

Grazie per la pazienza di avermi seguito fin qui, resto a Sua disposizione a livello pubblico e privato, con cari saluti,

Andrea Cionci