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Atac: il trasporto pubblico va considerato a rischio come luogo di aggregazione

Tra i luoghi di aggregazione, a rischio contagio, come non considerare i mezzi di trasporto pubblico?

Chissà cosa avrebbe pensato Roy Batty, il famoso replicante di Blade Runner, che prima di lasciare la terra nel 2019 lasciò il suo celeberrimo "Io ne ho viste cose che voi umani…". Chissà se avrebbe mai immaginato che nel 2020, tra navi da combattimento al largo dei bastioni di Orione e i raggi B, sarebbe piombato sul pianeta Terra un virus con tanto di bella corona intorno, a funestare le certezze degli umani. In queste giornate drammatiche sono proprio le certezze ad essere messe in discussione. La certezza di poter essere immuni porta ad avere un contagio sempre più diffuso, quello che dapprima sembrava un problema solo cinese è divenuto un problema tutto Italiano, che, partendo dalla Lombardia sta arrivando in tutto il Bel Paese, senza fare distinzioni, dal ricco al povero, dal politico al disoccupato, dal turista al medico di pronto soccorso.

In giornate come queste si cerca di limitare il più possibile il contagio, ma evidentemente annunci e consigli, non sono sufficienti ad arginare le abitudini e i contatti tra persone. I luoghi di aggregazione sono stati a mano a mano chiusi e interdetti: scuole, eventi sportivi e persino eventi religiosi. C’è qualcuno che però sembra arrivare sempre in leggero ritardo, tra i luoghi di aggregazione, a rischio contagio, infatti, come non considerare i mezzi di trasporto pubblico? Qui la realtà ci risulterebbe ancora un po’ sognante nella speranza di un intervento divino ad evitare il contagio. Se il caro Roy Batty si fosse ritrovato su un autobus mediamente pieno in giro per la Capitale, avrebbe presto capito che gli umani non erano così preparati ad evitare il proliferare del virus. Sarebbe facilmente balzata agli occhi la inevitabile mancanza distanza di sicurezza tra i passeggeri e tra i passeggeri e il conducente.

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Soluzione alla romana su iniziativa degli autisti dell'Atac

Il ritardo dei responsabili del trasporto pubblico romano si dimostra dai provvedimenti messi in atto con poco coraggio e altrettanta poca lungimiranza. Se il 5/3/20 venivano ribaditi in Atac solo i principi del Decreto "Lavatevi le mani" e "Tenetevi ad un metro", mentre nella altre città italiane si era già arrivati alla chiusura della porta anteriore e alla delimitazione del posto guida, a Roma si viaggia tranquillamente in promiscuità, forse non riuscendo a capire che preservare la salute di tutti è importante, ma preservare quella di conducenti e personale addetto al trasporto pubblico vuol dire garantire la mobilità a tutti. Da lunedì 9 marzo anche a Roma sul bus si può salire dalla porta centrale e posteriore, ma all’interno del bus non cambia nulla, chissà se sarà sufficiente la pseudo-amuchina distribuita agli autisti. Medici e infermieri sono in prima linea in questa battaglia quotidiana contro il Covid-19 , ma ci sono molti lavori che sono a contatto con il pubblico e andrebbero preservati per consentirne la continuità. Speriamo tutti che il 2020 non diventi un anno epico da rivedere nei futuri film che racconteranno la lotta al Coronavirus, ma la responsabilità è nelle nostre mani e nelle nostre scelte, che dovranno essere anche dure, ma con lo scopo di arginare il contagio in tutti i modi.

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