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Assolto Simone Scalamandré, uccise il padre violento per salvare la madre

Il 10 agosto 2020, Pasquale Scalamandrè si presenta a casa della moglie, ignorando il decreto di non avvicinamento emesso dopo le diverse denunce della donna

La famiglia Scalamandré

La famiglia Scalamandré

La violenza contro le donne avviene nella maggior parte dei casi tra le mura domestiche. In quelle stesse mura molto spesso vivono anche i figli, vittime due volte. Bambini e ragazzi che vedono consumare di fronte ai loro occhi violenze, a volte con esiti mortali, e soprusi di ogni genere.

Perdono la madre sotto i colpi del padre, ma perdono anche il padre che dovrà scontare la pena per le sue azioni. A volte i figli pagano un prezzo ancora più alto, per cercare di fermare le aggressioni alle loro madri finiscono per commettere reati.

Pochi giorni fa la notizia della sentenza a Simone Scalamandré, che insieme al fratello Alessio nel 2020 uccise il padre violento nel tentativo di fermare la sua furia contro la madre. Simone è stato assolto ma Alessio ha ricevuto una condanna a 21 anni.

La storia

Il 10 agosto 2020, Pasquale Scalamandrè si presenta a casa della moglie, ignorando il decreto di non avvicinamento emesso dopo le diverse denunce della donna. Sull’uscio di casa aveva preteso che i suoi due figli ritirassero la denuncia presentata contro di lui. La discussione si era fatta sempre più accesa fino a quando il fratello maggiore, per difendersi da un’aggressione, ha colpito ripetutamente il genitore con un matterello, uccidendolo.

La vicenda giudiziaria

La Corte d’assise di Genova ha sentenziato che Alessio e Simone Scalamandré, sono coinvolti con diverse responsabilità nella vicenda giudiziaria inerente all’omicidio del padre Pasquale, avvenuto nella serata del 10 agosto 2020. Il delitto era stato compiuto in una situazione di violenza familiare: entrambi volevano difendere la madre Laura Di Santo dalle botte del marito.

Il pubblico ministero aveva chiesto una pena quasi identica a oltre venti anni di reclusione per omicidio volontario in concorso, aggravato dal vincolo di parentela. Alessio, 30 anni, è stato condannato a 21 anni dalla Corte d’assise d’appello del tribunale di Genova come autore materiale dell’omicidio. Simone, invece, dopo aver ricevuto una condanna in primo grado a 14 anni è stato assolto perché, secondo il giudice, ha dato “un contributo minimo” al reato in concorso.

*Foto dal profilo Facebook di Simone Scalamandré