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Assenza “deludente” di Marino al RomaPride

Gli organizzatori del RomaPride 2013 hanno giudicato la scelta di Marino irrispettosa

Qualcuno lo ricorderà: i primi cittadini hanno sempre snobbato il Gay Pride.
Non c’erano Rutelli e Veltroni a camminare al fianco delle comunità gay, né tantomeno Gianni Alemanno.
Però, chi diceva (o sperava) che con Marino si sarebbe aperta una nuova epoca, auspicava la presenza del neo-eletto Sindaco al RomaPride 2013. E, invece, deve ricredersi.
Ora che la destra ‘brutta e cattiva’ è stata cacciata da Roma, ora che Roma è sotto l’egida democratica, – dopo il ballottaggio, è addirittura arrivata l’estate! -, c’era chi diceva che finalmente i diritti sarebbero trionfati.
E, invece, il paladino dei diritti sulle due ruote più ecologiche che esistano, delude per la sua assenza (però ha provveduto a delegare, al posto suo, il Consigliere di Sel, Luigi Nieri).
Con la motivazione di voler passare qualche giorno di tranquillità in compagnia della famiglia, come si legge nell’intervista pubblicata da Il Messaggero.

Una decisione giudicata irrispettosa e poco gradevole dagli stessi organizzatori del RomaPride 2013, delusi dalla scelta del neo-Sindaco di Roma.
Perché intanto a Palermo, in occasione del Pride siciliano, sono arrivate la ministra Josefa Idem e la Presidente della Camera, Laura Boldrini.
E, a peggiorare la situazione, agli occhi degli organizzatori e dei partecipanti al RomaPride, il messaggio inviato proprio da Marino, in cui esprimeva a loro la sua vicinanza. “Voglio ribadire – ha dichiarato – il mio impegno affinché a Roma i diritti di tutti siano garantiti. Odio e discriminazione non possono avere diritto di cittadinanza”.

E qualcuno ricorderà anche questo: Ignazio Marino è proprio colui che ha sempre sostenuto (con convinzione) che un Paese moderno non può permettersi mai di arretrare trovando una qualche giustificazione immotivata alla discriminazione delle coppie omosessuali.
Ignazio Marino, è anche colui che ha sempre esortato il suo Partito d’appartenenza ad occuparsi del problema perché, sempre secondo Marino (la cui opinione è senza dubbio condivisibile), c’è assoluto bisogno di una legge che equipari tutte le coppie, a prescindere dal loro orientamento sessuale, sia sotto il profilo dei diritti, sia sotto quello dei doveri.
Ignazio Marino, è colui che fa di Roma (al punto 3) del suo programma elettorale) una città che deve proteggere i diritti delle famiglie, una città aperta, accogliente, dove poter compiere scelte di vita, di amicizia e, soprattutto, di amore senza paura.

E allora, la rabbia e la delusione sono più che giustificate.
In una nota, il comitato che ha organizzato il Pride, ha dichiaratoto che “il sindaco di Roma ha il dovere di offrire alla Città una disponibilità diversa rispetto al passato e di dimostrare più attenzione alle richieste di una grande manifestazione per i diritti civili, la democrazia e la libertà. Siamo molto delusi da questa scelta che denuncia una grave sottovalutazione di cosa sia il Pride per Roma, e siamo fiduciosi che il Sindaco sappia comprendere l’importanza che avrebbe la sua presenza per una comunità che troppo spesso non riceve risposte credibili dalle Istituzioni e dai suoi più importanti rappresentanti”.
Dopo il rifiuto, le associazioni gay chiedono un incontro con Marino, con la speranza di poter dare concreta attuazione agli accordi pre-elettorali.

Perché se cambiamento si vuole, cambiamento si deve essere.
Sì, siamo tutti consapevoli che la presenza in piazza non cambierà nulla e che la sensibilità di una persona non si misura da una sfilata.
Però, a volte, sono le immagini che contano. Le immagini che si vogliono trasmettere, e i messaggi che quelle immagini ritraggono. Perché fuori casa, si è un rappresentante delle Istituzioni. Sempre, e ovunque ci si trovi.
Certo, siamo anche tutti consapevoli che il Gay Pride in sé ha nei e difetti, che andrebbero perfezionati e migliorati. Ma il punto non è chi vi prende parte e come decide di sfilare; il punto, è cosa viene chiesto.
E ciò che viene chiesto, è, per dirla con una sola parola, serenità.
Quella serenità che, a quanto pare, in molti promettono in periodi di campagna elettorale e poi dimenticano nel cassetto, tra le altre voci della “To do list”.

Per carità, trascorrere dei giorni con la propria famiglia, è più che sacrosanto. Ma come ricorda qualcuno sul web, ironizzando, almeno Marino una famiglia ce l’ha. Quelli che sfilano in piazza, vorrebbero crearsela.
E, soprattutto, c’è un momento in cui il BeneComune (per dirla con uno slogan caro ad Ignazio Marino) viene prima di qualunque cosa. È un affare improcrastinabile, improrogabile.
Perché, quando si lavora per il BeneComune, si lavora anche per la propria famiglia. Ogni uomo lavora per i suoi eredi. E migliorare questo mondo, vuol dire lasciare ai propri figli un mondo migliore.
Poi, per fare lunghe passeggiate con la famiglia, ci sarà tempo dal 15 agosto in poi, e almeno per i prossimi 5 anni. Dove? Beh, lungo via dei Fori Imperiali.
 

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