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#AScuolaConCharlie, Italia e Francia si confrontano sulla libertà

Un incontro al liceo Virgilio di Roma promosso dall’Assessorato alla Scuola di Roma Capitale

Un match tra Italia e Francia, tra due modi completamente diversi di interpretare la libertà di pensiero e la laicità. È questo il pensiero di alcuni studenti che hanno partecipato all’incontro #ascuolaconcharlie, organizzato dall’Assessorato alla Scuola, Sport, Politiche giovanili e Partecipazione di Roma Capitale al liceo classico Virgilio di Roma, dopo la strage alla redazione del giornale satirico francese Charlie Hebdo.

Caterina e Fiamma studiano all’internazionale francesce e ammettono che è evidente la distanza che intercorre tra i due Paesi europei nonostante la vicinanza. Dunque, quali sono le frontiere della libertà di espressione? Dove finisce l’offesa e arriva il danno? Quando la responsabilità di ciascuno rischia di produrre autocensura? Questi gli interrogativi che hanno animato il dibattito tra gli ospiti: i vignettisti Mauro Biani e Stefano Disegni, la scrittrice Chiara Mezzalama e il giornalista Thierry Vissol.

“Dobbiamo renderci conto di quando quello che diciamo non è solo libertà di espressione ma diventa offesa gratuita. Se penso che il mio compagno è brutto non posso scriverlo sul giornale della scuola e non posso nascondermi dietro alla libertà di pensiero. Oggi viviamo nella società dell’insulto anche tra noi adolescenti e lo vediamo tutti i giorni nel modo di rivolgerci agli altri”, dice Caterina, studentessa.

“La satira solitamente attacca i poteri, tutti i poteri e anche le religioni lo sono ma quando disegno mi pongo qual è l’obiettivo che voglio raggiungere cercando di non colpire la vittima – spiega Mauro Biani de Il ManifestoLa responsabilità è fondamentale non nel senso di autocensura. Fondamentale è anche informarsi prima di fare una vignetta, non posso farlo senza conoscere”.

“Non si può tappare la bocca a nessuno con un fucile – sottolinea Stefano Disegni de Il Fatto Quotidiano – Per questo anche se non condividevo alcune vignette di Charlie Hebdo non è accettabile quello che accaduto. Io ho fatto vignette pesanti sui preti pedofili, sullo IOR, su tutto quello che gli uomini compiono in nome di una divinità ma non ho mai direttamente rappresentato il simbolo della religione cattolica ad esempio”.

“Se ho paura di quello che scrivo – afferma la scrittrice Chiara Mezzalama, autrice del libro ‘Voglio essere Charlie, diario minimo di una scrittrice italiana a Parigi’ – allora censurerò il mio pensiero e quindi limiterò la libertà di espressione e quindi il senso stesso della letteratura”.

A coordinare il dibattito il giornalista Thierry Vissol che ha espresso la sua opinione per molti versi opposta a quella dei due vignettisti italiani. “Io sono laico quando vedo un segno di religione mi sento offeso – dice – Ma questo può impedire loro di mettere una croce o vestirsi in un determinato modo? Questa è un offesa e non un danno. Ed è il danno che deve essere punito. Un’offesa non deve mai condurre alla limitazione libertà”.

Presente all’incontro anche Paolo Masini, assessore alla Scuola con delega al Dialogo interreligioso di Roma Capitale, che ai ragazzi ha spiegato: “Ci tenevamo a questo incontro perchè a Parigi è successo qualcosa di grave che ha scosso il pianeta. Volevamo capire cosa ne pensate voi, la libertà di pensiero è un valore meraviglioso ma per voi quali sono i limiti?”.

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