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AS ROMA, la conferenza di Garcia alla vigilia del Verona

Il tecnico francese: “Prima di parlare di scudetto dobbiamo tornare a vincere, tra me e giocatori non è cambiato nulla”

Consueto appuntamento in conferenza stampa per Rudi Garcia, alla vigilia Verona-Roma. Eccezionalmente l’appuntamento con i cronisti si svolge prima dell’allenamento di rifinitura della squadra che si terrà alle 15.

L’ex Lille spera in un regalo di compleanno dai suoi ragazzi: una vittoria convincente per archiviare il momento buio e non perdere ulteriore terreno dalla capolista Juventus (a +10 per effetto della vittoria di ieri sull'Atalanra), una settimana prima dello scontro diretto dell’Olimpico.

Con un pensiero anche all’ancor più complicata partita di ritorno di Europa League, in programma giovedì, che vedrà i giallorossi volare a Rotterdam per tentare di conquistare una qualificazione decisamente complicata dopo il pareggio interno con il Feyenoord.

Di seguito le parole in conferenza di Garcia:

Come si motiva una squadra in questo momento?
“Si motiva per la gara che arriva, conta solo il fatto di vincere e mettere tutto in campo, per fare in modo di uscire da questo momento in cui pareggiamo quasi sempre.Mi sono già espresso dopo la partita di Europa League, ma la mia motivazione principale è fare in modo che la squadra e ogni singolo non perdano fiducia in loro stessi e nella forza della squadra. Altrimenti si gioca con troppa sicurezza. L’ho già detto, quando una squadra non prende più rischi , soprattutto in attacco, penso che non si hanno tante opportunità per vincere. Lavoro su questo, facendo anche vedere ai giocatori cosa hanno fatto in un passato molto recente”.

La Juve ha vinto, in vista dello scontro diretto la loro vittoria da un significato particolare per domani?
“Nessuno, nella nostra posizione dobbiamo solo fare di tutto per vincere, lavorare per questa partita e stare zitti. Finché non vinciamo più partite non serve a nulla parlare del primo posto. Quello che ha detto Sabatini lo pensiamo tutti: dobbiamo fare di tutto per difendere il secondo posto, sarà il miglior atteggiamento per attaccare il primo ma per il momento, con 10 punti di distacco, non parliamo di questo ma solo di fare in modo di vincere a Verona”.

La Juve non ha giocato bene, ma ha vinto. Questa è una differenza tra Juve e Roma, visto che la squadra quando gioca male difficilmente porta a casa la partita?
“Posso parlare solo della Roma, l’unica cosa che so della partita di ieri è che la loro vittoria è arrivata da una giocata di un singolo, di un loro campione. Concentriamoci sulle nostre forze, abbiamo anche noi giocatori in grado di fare la differenza in una giornata in cui si gioca meno bene. Questo atteggiamento lo dobbiamo trovare o ritrovare, di giocatori forti ne abbiamo tanti”.

Perché questo sta mancando nella Roma? 
“L’hanno fatto e lo sapevano fare. Dopodiché ognuno deve tornare al 100% e non perdere fiducia, nello spogliatoio ci sono grandi uomini e grandi giocatori, in grado di risolvere le partite. E lo fanno nel migliore dei modi quando si sentono forti. Qualsiasi cosa accada loro devono sapere che possono risolvere la partita, collettivamente ma anche singolarmente”.

Sabatini ha parlato di tempi sbagliati nel mercato. Avrebbe preferito giocatori diversi?
“La responsabilità di avere una Roma seconda in classifica in questo momento è responsabilità di tutti, così come dell’eliminazione in Champions. Sul mercato mi sono già espresso: le scelte sono state ottime, il timing è qualcosa che non potevamo gestire. Sapevamo che avevamo due africani in Coppa d’Africa, non sapevamo che uno degli arrivi del mercato sarebbe stato uno che sarebbe arrivato in finale di Coppa d’Africa. Siamo stati penalizzati anche dall’infortunio di Ibarbo, appena è arrivato. Ma come ho detto la responsabilità dei risultati è di tutti, non di uno in particolare. Siamo tutti sulla stessa barca. Siamo responsabilità tutti delle cose buone e anche di quelle meno buone”.

In Italia diremmo che Garcia era come “la moglie di Cesare”, non si poteva parlare male di lei. Adesso, da parte dei tifosi, qualche sua scelta e dichiarazione è passata al vaglio con un pochino di severità. Avverte questo cambiamento di atmosfera?
“Credo che parli per lei o per la stampa, non per i miei tifosi. io devo fare in modo di portare risultati, non solo sul breve periodo ma anche per il futuro. Non lavoriamo solo per questa stagione, ma per costruire una grande Roma nel futuro. Basta uscire per la città, che ci dà tanta forza e tanto esempio della grandezza a cui potrebbe arrivare questa Roma. Lavoriamo per questo, non per vincere uno scudetto ogni 30 anni. Lavoriamo per essere una squadra che possa lottare ogni anno per lo scudetto. Forse siamo troppo in anticipo per questo, dall’anno scorso. Ma lavorando meglio e anticipando le cose, così saremo forti più presto. Non è che aspettiamo il nuovo stadio per avere soldi in più, potenza in più e pressione in più. Noi del settore sportivo dobbiamo spingere al massimo. Il momento difficile è ovvio e mi sembra anche normale, vista la storia della mia esperienza a Roma e soprattutto di questa stagione. Lo ripeto, siamo molto più forti se i giocatori sentono la fiducia dell’ambiente. E ve lo dico sinceramente: sarebbe un’ottima cosa per tutti, non solo per la società e per i giocatori, se la Roma abbia il successo che prevede di avere. Nel futuro ognuno deve capirlo: è giusto avere un avviso critico, è qualcosa che ci fa migliorare, ma le cose devono essere obiettive. Tutti saranno contenti di vedere una Roma vincente, se abbassiamo il livello di fiducia non andiamo per la strada giusta, non so se mi sono fatto ben capire”.

Si sente spesso che la squadra si abbassa troppo. Detto così sembra quasi che lei non riesca a ottenere quello che vuole dalla squadra o che i giocatori facciano di testa loro. Ci spiega i motivi di tutto questo?
“Bisogna rimettere le cose nelle condizioni del momento, l’ho spiegato dopo il Feyenoord. Penso sia vero, non è che quando siamo in vantaggio e decidiamo di colpire in contropiede che dobbiamo difenderci “dalla tribuna” o non fare più pressing. Sulla partita del Feyenoord, può essere anche qualcosa di umano. Un paio di volte abbiamo preso gol per primi e non facciamo un buon risultato, anche se non perdiamo ,ricordo che abbiamo perso solo 2 volte da inizio stagione. Quando siamo andati in vantaggio forse  è stato umano proteggere il risultato. Ma ovviamente questo porta più opportunità per l’avversario. Speriamo di non prendere un gol in fuorigioco ogni volta, ma sono d’accordo sul fatto che indietreggiamo troppo. Non è che andiamo troppo indietro, ma dalla posizione arretrata dobbiamo essere più compatti e fare pressing, come abbiamo fatto nel primo tempo e come è  il marchio di fabbrica di questa Roma”.

Lei parlava di “anticipo” rispetto ai programmi. Una spiegazione in più? Quanto tempo serve affinché la Roma si stabilizzi ad alti livelli?
“Serve tempo e servirà lavorare, ma su questo punto il presidente, che arriva a fine febbraio, è la persona giusta per rispondere. Io parlo solo del settore sportivo. C’è sempre una relazione da fare tra la potenza del club, anche economica, e i risultati, mi sembra ovvio. Ma su questo punto chiedete al presidente, sarà con noi a fine febbraio. Lui gestisce tutti i punti per dare più possibilità a questa Roma, per arrivare dove tutti vogliamo arrivare: in alto in Italia per ogni stagione e piano piano in alto anche in Europa. Questo è il nostro obiettivo. Lui sa meglio di me i tempi per arrivare a questo”.

Lei si sente messo in discussione dai suoi calciatori? Si sente al centro dello spogliatoio della Roma?
“Bisogna chiedere ai giocatori. Non vedo nessun cambio di atteggiamento tra loro e me, ovviamente. Chiedetelo ai giocatori, mi sembra una cosa intelligente”.

[Virgolettati da laroma24.it]

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