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Alberto Angela racconta Cesare: perché il generale romano supera ancora Napoleone

Nel nuovo libro di Alberto Angela, la vita di Giulio Cesare emerge come un viaggio nella storia romana e nel De Bello Gallico, con confronti inattesi e rivelazioni sorprendenti

Alberto Angela

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Alberto Angela torna in libreria con Cesare. La conquista dell’eternità e lo fa scegliendo un terreno che conosce bene: la grande narrazione storica affidata a un racconto rigoroso e accessibile. Il divulgatore parte dal De Bello Gallico, un testo cardine della cultura occidentale, ripensandolo come un diario dal fronte scritto da un uomo che guidò per nove anni una spedizione militare destinata a cambiare Roma e il mondo. Racconta di sé e del libro in una intervista al Corriere della Sera.

Angela sostiene che Cesare abbia incarnato un modello di condottiero irripetibile, superiore persino a Napoleone, capace di unire coraggio fisico, astuzia politica e una determinazione che per lui non poteva tradursi in altro che vittoria. Nel libro, e nelle parole con cui lo presenta, emerge un ritratto inedito, che intreccia battaglie, relazioni personali, ferocia e genialità, in un equilibrio che ancora oggi continua a provocare interesse.

Perché il titolo sul confronto fra Cesare e Napoleone domina la ricerca di Alberto Angela

Angela descrive Cesare come un generale unico, «condannato» alla vittoria. A differenza dell’imperatore francese, che spesso attendeva l’esito delle operazioni al riparo della sua tenda, Cesare combatteva in prima linea con i calzari rossi ben visibili. Una scelta estetica ma anche strategica: i suoi uomini dovevano sapere che era accanto a loro, mentre i nemici dovevano capire che non si sarebbe tirato indietro. Il confronto con Napoleone non nasce dal desiderio di creare un antagonismo forzato, ma dalla volontà di spiegare come Cesare abbia incarnato un modello non replicato: rapidità nel prendere decisioni, capacità di mantenere il controllo delle truppe anche nei momenti più difficili, visione politica che andava oltre il campo di battaglia.

Il De Bello Gallico come taccuino di guerra e romanzo d’avventura

Angela sostiene che il suo libro sia, in realtà, un’opera sul De Bello Gallico, letto finalmente per ciò che è: non una raccolta di versioni scolastiche, ma un racconto in presa diretta del mondo romano. Il paleontologo si spinge a definire il testo una sorta di reportage moderno, scritto da un comandante che descrive spostamenti, alleanze, battaglie e incontri con popoli allora sconosciuti ai romani. Secondo Angela, sfogliarlo è come alternare le atmosfere del Gladiatore, del Trono di Spade e persino di Indiana Jones: un mosaico di intrighi, paesaggi estremi, scoperte e violenza. L’immagine dei trofei gallici – scheletri privi di testa disposti in posizione eretta all’ingresso di un santuario – restituisce la durezza di un’epoca nella quale la guerra aveva codici e simboli radicali.

Il ponte sul Reno e la prova della modernità romana

Uno degli episodi che Angela considera più straordinari riguarda la costruzione del ponte con cui Cesare attraversò il Reno. Mezzo chilometro di struttura, innalzata in dieci giorni con il fiume in piena. Nessuno sa esattamente come riuscì nell’impresa, ma il dato è sufficiente per comprendere il livello raggiunto dall’ingegneria romana. Per il divulgatore, l’opera rappresenta una dimostrazione di forza ma anche un messaggio politico: Roma era in grado di spingersi oltre i confini europei e di farlo con una rapidità che lasciava gli avversari privi di margini d’azione.

L’uomo oltre il generale: amori, ambizioni e crudeltà senza filtri

Angela non evita gli aspetti più scomodi della biografia di Cesare. Racconta un condottiero capace di scelte durissime, come il massacro delle popolazioni germaniche che avevano chiesto protezione o l’amputazione delle mani degli abitanti di una città ribelle. Atti feroci che, a suo giudizio, rispecchiano le regole del tempo. Accanto al lato militare, emerge però anche l’uomo dei salotti romani, amato da donne e uomini, stimato per l’eleganza, desideroso di apparire, sempre circondato da figure influenti. Il suo carisma, osserva Angela, non riguardava solo la politica, ma anche la sfera privata, dove intrecciava relazioni che spesso si sovrapponevano a interessi economici e diplomatici.

La riflessione personale di Angela: dal rapimento in Niger alla scelta del metodo divulgativo

Nelle interviste di accompagnamento all’uscita del libro, Angela ritorna sul rapimento vissuto nel 2002 in Niger, che definisce la sua vera sliding door. In quelle ore di prigionia comprese quanto fosse sottile il confine fra vita e morte, fra paura e lucidità, e come la capacità di mantenere la calma davanti a uomini armati potesse fare la differenza. Quell’episodio, ricorda, lo spinse a riconsiderare priorità, affetti, modo di lavorare. Da lì la decisione di dedicarsi con ancora più intensità alla divulgazione, convinto che raccontare il mondo sia un modo per restituire senso alle proprie esperienze.

Cesare come modello per i giovani e il ruolo dei figli nella vita di Angela

Il libro è dedicato ai suoi tre figli: Riccardo, Edoardo e Alessandro. Cesare diventa anche un pretesto per parlare ai ragazzi di oggi, spesso frenati dal timore di non essere all’altezza. Angela spiega che il generale romano invita a credere nel proprio valore anche quando i risultati tardano ad arrivare, ricordando che nessun percorso è lineare. L’autore si sofferma poi sul silenzio della casa dopo che i figli hanno spiccato il volo, un vuoto che gli ha fatto comprendere quanto preziosa fosse quella quotidianità che spesso si apprezza solo quando non c’è più. Ai suoi figli, dice, ha voluto offrire un metodo: non indicare cosa fare, ma dare strumenti per capire il mondo, proprio come suo padre Piero aveva fatto con lui.

Dalla carriera televisiva al rapporto con il web: la divulgazione come bussola

Angela non nasconde l’imbarazzo per la notorietà, considerandola un effetto collaterale del lavoro, non un obiettivo. Racconta come i social siano diventati un alleato utile ma anche un terreno da maneggiare con prudenza, perché capaci di diffondere in un attimo contenuti privi di fondamento. Rivendica la scelta di non adattare la propria linea narrativa al ritmo digitale, preferendo la profondità alla velocità. E aggiunge che, senza la divulgazione, oggi sarebbe probabilmente in Africa, su qualche scavo archeologico, sotto il sole. La passione per la ricerca resta il suo punto di partenza, mentre il racconto televisivo e i libri continuano a essere il modo più efficace per condividere quella meraviglia che considera la chiave del suo mestiere.

Chi è Alberto Angela: una vita fra scavi, studio e televisione

Nato a Parigi nel 1962, formatosi fra Belgio, Francia e Italia, Angela ha trascorso oltre dieci anni in missioni scientifiche in Africa e in Asia, lavorando su fossili di antenati dell’uomo in contesti estremi. La carriera televisiva, iniziata nel 1990 in Svizzera, l’ha portato poi a creare programmi che hanno segnato la storia della divulgazione italiana, da Passaggio a Nord Ovest a Ulisse. Con Cesare. La conquista dell’eternità aggiunge un tassello a una produzione che unisce metodo scientifico e narrazione, offrendo al pubblico un modo nuovo di guardare alla storia romana.