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Al-Shabaab: chi sono e cosa vogliono i rapitori di Silvia Romano?

Chi sono gli Al-Shabaab che hanno rapito Silvia Romano? L’intervista a Marco Guidi, inviato di guerra ed esperto di cultura araba

Al-Shabaab rapitori Silvia Romano

Al-Shabaab rapitori Silvia Romano

Silvia Romano la giovane cooperante rapita in Africa dagli Al-Shabaab dal 20 novembre del 2018, (18 mesi di prigionia) quando venne sequestrata era un’educatrice di bambini nel villaggio di Chakamana in Kenya. Ma che storia ha il gruppo terroristico che l’ha sequestrata? Quali sono i loro obiettivi? Lo abbiamo chiesto a Marco Guidi, già inviato di guerra per Il Messaggero, esperto di cultura araba e storia del Medio Oriente.

“Gli Al-Shabaab, che sia in somalo che in arabo significa “I giovani”. Fanno infatti parte di quel “Partito dei Giovani” che affiancava negli anni ’80 e ’90 l’Unione delle Corti Islamiche in Somalia. Esse erano le corti di quartiere che essendo caduto il governo di Siad Barre (generale e dittatore somalo) e non essendosi ancora affermato quello provvisorio di transizione facevano un po’ il bello e il cattivo tempo. Quando le Corti Islamiche furono spazzate via gli Al-Shabaab nacquero come entità autonoma. Erano fortissii a Mogadiscio e nel sud del paese. Era l’inizio del nuovo millennio. Avevano quasi 15mila combattenti.

Essi si battevano, come tutt’ora, per un paese governato dalla Sharia cioè dalla Legge di Dio, in una forma molto rigorista che ha mutuato sia dal Wahhabismo (dal predicatore Muhammad del Settecento Ibn ‘Abd al-Wahhāb), sia dall’Arabia saudita, sia dai contatti con Al-Qaeda. Infatti sono diventati la fazione somala di questo gruppo terroristico.

Il medico di Bin Laden e suo vice, Ayman al-Zawahiri era infatti divenuto il loro capo spirituale e politico. Gli Al-Shabaab si sono macchiati di attentati, attentati kamikaze, massacri e stragi, finché grazie anche alle truppe dell’Unità Africana non sono stati spazzati via da Mogadiscio e confinati nel sud del paese. Lì hanno forti appoggi e sostanzialmente comandano loro, non solo: alcuni gruppi sconfinano in Uganda e Kenya dove hanno rapito la nostra Silvia Romano e dove la polizia spesso è incapace di controllare il fenomeno”.

E gli Al-Shabaab che hanno rapito Silvia Romano chi sono oggi?

“Gli Al-Shabaab sono divisi tra una fazione estera e una nazionale: quella estera che prende ordini da Al-Qaeda e quella nazionale prende ordini da leader locali. Leader locali che si alternano velocemente perché l’intelligence americana da loro la caccia con i droni. E ne ha già eliminati parecchi. Il numero stesso dei combattenti sembra essere passato così dai 15mila a circa la metà.

Si finanziano con l’amministrazione delle province del sud ma anche con rapimenti e saccheggi, ricatti e squestri, come è accaduto alla nostra Silvia Romano. Inoltre con le relazioni che intrattengono con i pirati somali. In quella parte sud della Somalia, ex territorio inglese, sembra abbia contatti anche da parte dell’Eritrea. Più volte accusata di sostenerli”.

Sul piano teorico e dottrinale si può parlare di eresia islamica?

“No perché fin dall’inizio dopo la morte del profeta l’Islam si è diviso tra sunniti e sciiti e poi tra i sunniti Hanafismo, Malikismo, Sciafeismo, Hanbalismo. Gli sciiti sono suddivisi in almeno 12 correnti. Possiamo parlare di una lettura rigorista del testo sacro. Il loro obiettivo è instaurare la Sharia in quanto più territorio possibile.

Ricordo un episodio: quando ero tra i Mujaheddin afgani a volte dicevano ‘voi cristiani’…e io rispondevo: ‘ci sono i cattolici, ortodossi, protestanti, mormoni, testimoni di Geova…’lo stesso errore lo facciamo noi considerando l’Islam un unico blocco di teorie o condotte. È un errore culturale e storico che non dobbiamo fare per il bene della conciliazione e del rispetto tra popoli e religioni”.

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